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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4541 del 17 aprile 1993
«Nel giudizio che si instaura a seguito dell'opposizione di un creditore contro l'omologazione del concordato preventivo, il debitore ammesso al concordato, il quale insista per detta omologazione, rimane soccombente, e quindi legittimamente viene...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3957 del 18 marzo 2003
«Il concordato preventivo — istituto funzionale all'esigenza di definire ogni rapporto obbligatorio tra creditore e debitore sì da impedire, una volta adempiuti gli impegni derivanti dalla proposta ed omologati dal tribunale, ulteriori pretese...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 23638 del 15 novembre 2007
«Gli atti di disposizione patrimoniale eseguiti dopo la chiusura del concordato preventivo da parte del debitore, successivamente dichiarato fallito, devono essere ritenuti validi ed efficaci se intervenuti prima della risoluzione del concordato e...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11343 del 30 agosto 2001
«La disposizione contenuta nell'art. 184 legge fall., che estende ai Soci illimitatamente responsabili di società di persone l'efficacia remissoria del concordato preventivo, si riferisce ai debiti sociali, nel senso che il pagamento della...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 1482 del 18 febbraio 1997
«Le garanzie offerte dal debitore, ai sensi dell'art. 160, secondo comma, n. 1, legge fall. come condizione per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo non sono equiparabili alle fideiussioni di diritto comune, in quanto sono...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2486 del 15 aprile 1985
«Avverso il decreto del tribunale di proroga del periodo di amministrazione controllata, deve ritenersi esperibile da parte dei creditori il ricorso per cassazione, a norma dell'art. 111 della Costituzione, trattandosi di provvedimento, non...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4209 del 17 luglio 1985
«Nell'amministrazione controllata, deve ritenersi consentito al commissario giudiziale, ove ciò si renda necessario per l'espletamento dei compiti affidatigli, di chiedere ed ottenere la nomina di un consulente, per la stima dei beni del debitore,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4350 del 9 maggio 1996
«In tema di amministrazione controllata, l'art. 189, comma 3, L. fall., ai fini delle maggioranze previste per l'approvazione della proposta di ammissione alla procedura, esclude dal calcolo della totalità dei creditori aventi diritto al voto...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4407 del 2 luglio 1988
«Il compimento, da parte dell'imprenditore ammesso all'amministrazione controllata, di un atto non autorizzato dal giudice delegato comporta la revoca della procedura e la dichiarazione del fallimento, ai sensi degli artt. 173 e 188 del R.D. 16...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6076 del 20 maggio 1992
«Il decreto di ammissione alla procedura di amministrazione controllata integra un provvedimento giurisdizionale con contenuto decisorio su diritti soggettivi, sia dell'imprenditore che dei creditori e con carattere di definitività, così da...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5593 del 25 giugno 1987
«È nulla, per violazione dei precetti costituzionali e delle norme ordinarie che tutelano il diritto alla difesa e al contraddittorio, la dichiarazione di fallimento emessa, a norma dell'art. 192 della legge fallimentare, dal tribunale fallimentare...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6715 del 25 luglio 1996
«Per l'ammissione alla procedura di amministrazione controllata (artt. 187 e 188 L. fall.) - il cui fine quello di consentire la prosecuzione dell'attività dell'impresa quante volte possa ragionevolmente presumere il salvataggio, mentre la tutela...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 6178 del 9 dicembre 1985
«Qualora il tribunale, in relazione ad istanza di dichiarazione dello stato d'insolvenza a carico d'imprenditore che si assuma soggetto a liquidazione coatta amministrativa, convochi detto imprenditore in Camera di Consiglio, a norma dell'art. 195...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 24231 del 4 giugno 2003
«Ai fini del reato di cui all'art. 217 comma primo n. 2 l. fall., operazioni di grave imprudenza sono quelle caratterizzate da alto grado di rischio, prive di serie e ragionevoli prospettive di successo economico, le quali, avuto riguardo alla...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5727 del 23 marzo 2004
«In caso di dichiarazione di fallimento intervenuta nelle more del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo proposto dal debitore ingiunto poi fallito, il curatore non è tenuto a riassumere il giudizio di opposizione perché, se il creditore...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12684 del 9 luglio 2004
«Poiché la dichiarazione di fallimento attua un pignoramento generale dei beni del fallito, le rivendiche dei beni inventariati proposte nei confronti del fallimento hanno la stessa natura e soggiacciono alla stessa disciplina delle opposizioni di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 23408 del 9 novembre 2007
«In conformità alla regola generale dettata dall'art. 310, ultimo comma, c.p.c., nel processo di esecuzione e, quindi, anche in quello di espropriazione forzata presso terzi, in mancanza di diverso accordo tra le parti, qualora il processo si...»
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Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 315 del 12 gennaio 2012
«La comparsa conclusionale assolve unicamente una funzione illustrativa delle domande e delle eccezioni ritualmente introdotte nel giudizio e sulle quali si sia instaurato il contraddittorio delle parti, non potendo di regola contenere domande o...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3688 del 15 febbraio 2011
«Due opposizioni proposte separatamente nei confronti della medesima esecuzione da parte di due condebitori solidali e fondata su contestazioni comuni circa l'esistenza della pretesa esecutiva danno vita, se riunite, a cause scindibili, qualora...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 17551 del 10 dicembre 2002
«Proposta dall'utente del servizio idrico domanda di restituzione, dinanzi al giudice ordinario, delle somme indebitamente versate a titolo di canone di depurazione delle acque reflue, allorché il giudice abbia condannato in solido tanto l'ente...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 25143 del 14 ottobre 2008
«Allorché venga riformata in appello una sentenza già posta in esecuzione forzata, il debitore esecutato ha diritto alla restituzione non solo del capitale pagato sulla base del titolo successivamente riformato, ma anche delle somme corrisposte a...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9244 del 18 aprile 2007
«Nel giudizio di appello - che non è un novum iudicium - la cognizione del giudice resta circoscritta alle questioni dedotte dall'appellante attraverso specifici motivi e tale specificità esige che alle argomentazioni svolte nella sentenza...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11600 del 8 novembre 1995
«In tema di crediti pecuniari, la svalutazione monetaria verificatasi durante la mora del debitore non giustifica in sé alcun risarcimento automatico che possa essere attuato con la rivalutazione della somma dovuta, con la conseguenza che il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6350 del 16 marzo 2010
«La formula "somma maggiore o minore ritenuta dovuta" o altra equivalente, che accompagna le conclusioni con cui una parte chiede la condanna al pagamento di un certo importo, non può essere considerata, di per sé, come una clausola meramente di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10116 del 15 ottobre 1997
«Il creditore che agisce con il rimedio della opposizione di terzo revocatoria avverso un decreto ingiuntivo (che si assuma) ottenuto, nei confronti del proprio debitore, da un terzo per effetto di collusione tra questi ultimi, ha l'onere di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4324 del 27 giugno 1988
«La sentenza che accoglie l'opposizione di terzo revocatoria ex art. 404, secondo comma, c.p.c., proposta da un avente causa o da un creditore di una delle parti avverso la sentenza passata in giudicato o comunque esecutiva (ovvero il decreto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3738 del 21 giugno 1985
«La provvisoria esecutività riconosciuta dal primo comma dell'art. 431 c.p.c. riguarda solo le sentenze contenenti una condanna al pagamento (in favore del lavoratore e per crediti derivanti dal rapporto di lavoro) di somme di denaro, come...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 1547 del 29 marzo 1989
«Nel rito del lavoro, l'appello immediato, con riserva dei motivi, avverso il dispositivo della sentenza del pretore, previsto dall'art. 433, secondo comma, c.p.c. al fine di consentire al debitore esecutato di ottenere la sospensione...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16484 del 15 luglio 2009
«In materia di prestazioni previdenziali, la rivalutabilità dei crediti, avendo quale unico presupposto l'inadempimento colposo del debitore, costituisce una proprietà intrinseca del credito stesso, in relazione alla quale opera il principio...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9583 del 2 luglio 2002
«Il ritardato pagamento di un debito previdenziale o assistenziale determina l'obbligo dell'Istituto debitore di corrispondere gli accessori a prescindere dall'imputabilità soggettiva del ritardo nell'adempimento, atteso che, stante la tutela...»