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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8898 del 16 aprile 2014
«In tema di infortuni sul lavoro, va qualificata come domanda di garanzia propria quella proposta dal datore di lavoro, convenuto in sede di regresso dall'INAIL, per essere garantito dal proprio assicuratore o dall'impresa committente i lavori, non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3039 del 3 marzo 1990
«Il delitto di peculato si differenzia da quello di truffa aggravata ex art. 61 n. 9 c.p., sotto il profilo del conseguimento della res, in quanto nel primo il possesso del bene trova origine nella ragione di ufficio e preesiste all'illecita...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 46890 del 20 dicembre 2011
«Il semplice pagamento di merci effettuato mediante assegni di conto corrente privi di copertura non è sufficiente a costituire, di regola, raggiro idoneo a trarre in inganno il soggetto passivo e a indurre alla conclusione del contratto, ma...»
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Cassazione civile, Sez. VI-2, ordinanza n. 11128 del 20 maggio 2014
«Ai sensi dell'art. 38 cod. proc. civ., novellato dalla legge 18 giugno 2009, n. 69, qualora l'opponente a decreto ingiuntivo sollevi l'eccezione d'incompetenza in ragione del foro del consumatore all'udienza di prima comparizione, anziché...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6297 del 19 marzo 2014
«La competenza in ordine alla controversia avente ad oggetto l'adempimento delle obbligazioni di natura economica, imposte al coniuge in sede di separazione consensuale (nella specie relative al pagamento delle spese straordinarie relative ai figli...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 26256 del 6 luglio 2007
«Il momento consumativo del delitto di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche coincide con quello della cessazione dei pagamenti, che segna anche la fine dell'aggravamento del danno, in ragione della natura di reato a...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6241 del 30 aprile 1990
«È configurabile il delitto di truffa anche in caso di inosservanza, da parte dell'assicurato, dell'obbligo di dare avviso all'assicuratore del sinistro verificatosi, in quanto tale omissione — a meno che non sia dolosa — non comporta...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5087 del 31 gennaio 2014
«L'elemento distintivo tra il delitto di peculato e quello di truffa aggravata dall'abuso dei poteri o dalla violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione va individuato con riferimento alle modalità di acquisizione del possesso del...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 23083 del 14 giugno 2002
«Il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee, previsto dall'art. 316 ter c.p., con l'espressa salvezza dell'eventualità che il fatto costituisca il più grave reato di cui...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 19539 del 18 maggio 2011
«In materia di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, il concetto di contributo, finanziamento o mutuo agevolato, richiamato dall'art. 640 bis c.p., va ricompreso nella generica accezione di sovvenzione, concretizzandosi in una...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 26792 del 8 luglio 2011
«La confisca per equivalente disposta ai sensi dell'art. 640 quater c.p. (che richiama l'art. 322 ter c.p.) può riguardare contemporaneamente sia il prezzo che il profitto del reato presupposto (nella specie: truffa in danno di un ente pubblico),...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 20868 del 18 maggio 2009
«Lo stato di bisogno della persona offesa del delitto di usura può essere provato anche in base alla sola misura degli interessi, qualora siano di entità tale da far ragionevolmente presumere che soltanto un soggetto in stato di bisogno possa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9933 del 4 marzo 2003
«Presupposto del delitto di peculato è il possesso o la disponibilità della cosa o del denaro altrui da parte del pubblico ufficiale, per una ragione di ufficio, ossia in conseguenza delle specifiche competenze e funzioni svolte, derivanti sia da...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11655 del 12 ottobre 1999
«In tema di appropriazione indebita, ai fini della ricorrenza dell'aggravante della prestazione d'opera, è sufficiente la esistenza di un rapporto, anche di natura meramente fattuale, che abbia rappresentato, quantomeno, occasione (se non anche...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13662 del 13 ottobre 1989
«L'appropriazione, da parte del dipendente di banca, di somma appartenente all'azienda di credito, della quale egli abbia il possesso per ragione del suo ufficio, integra l'ipotesi criminosa prevista dagli artt. 61, n. 11 e 646 c.p.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4245 del 9 maggio 1981
«Per la sussistenza della procedibilità d'ufficio del delitto di appropriazione indebita aggravata ai sensi dell'art. 61 n. 11 c.p., non ha influenza la dichiarazione di equivalenza tra quella aggravante e le attenuanti generiche; a maggior...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 17295 del 4 maggio 2011
«Non integra il delitto di appropriazione indebita il creditore che, a fronte dell'inadempimento del debitore, eserciti a fini di garanzia del credito il diritto di ritenzione sulla cosa di proprietà di quest'ultimo legittimamente detenuta in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15124 del 31 marzo 2003
«Integra il reato di peculato e non quello di appropriazione aggravata di cose smarrite l'apprensione, da parte di agente della polizia di Stato in servizio presso un aeroporto, di cose custodite in uno zaino rinvenuto presso lo scalo aeroportuale...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2200 del 14 febbraio 1989
«In tema di ricettazione, il dolo, consistente nella consapevolezza dell'agente della provenienza illecita della cosa, può essere dimostrato da qualsiasi elemento utile e rilevante ai fini probatori, e ciò a prescindere dall'accertamento giudiziale...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9896 del 9 novembre 1984
«Ai fini dell'indagine sul dolo del delitto di ricettazione non è indispensabile l'accertamento del prezzo effettivamente pagato dall'agente, potendo il giudice di merito desumere la prova dell'elemento psicologico del delitto anche da altre...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1804 del 23 febbraio 1985
«Il reato di cui all'art. 651 c.p. si perfeziona con il semplice rifiuto di indicare la propria identità personale, onde è irrilevante ai fini della sussistenza dell'illecito, che successivamente vengano fornite le generalità o che l'identità del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9619 del 2 marzo 2004
«In tema di molestia o disturbo alle persone (art. 660 c.p.), se, per un verso, deve ritenersi la configurabilità del reato anche quando l'agente esercita, o crede di esercitare, un proprio diritto, in modo tale, tuttavia, da rivelare l'esistenza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 19071 del 23 aprile 2004
«Il reato di cui all'art. 660 c.p. consiste in qualsiasi condotta oggettivamente idonea a molestare e disturbare terze persone e richiede, sotto il profilo soggettivo, la volontà della condotta e la direzione della volontà verso il fine specifico...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10235 del 2 ottobre 1986
«Quando una condotta apportatrice di fastidio, difficoltà od impedimento a terzi non arrechi al soggetto che la estrinseca alcun vantaggio né gli tutela alcun diritto, ma sia palesemente mirata anziché alla difesa dei propri interessi, contro...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1497 del 15 gennaio 2014
«In tema di giudizio contumaciale, ove risulti perfezionata la "vocatio in ius" e le parti non abbiano addotto circostanze dimostrative dell'impossibilità di partecipare al giudizio, l'omissione formale di una tempestiva dichiarazione di contumacia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 679 del 26 gennaio 1993
«Il reato di cui al primo comma, dell'art. 677 c.p., relativo all'omissione di lavori in edifici che minacciano rovina, è reato di mero pericolo, tant'è che se ricorre un concreto pericolo per l'incolumità delle persone si configura l'ipotesi...»
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Cassazione civile, Sez. II, ordinanza n. 17663 del 2 settembre 2004
«È ammissibile il regolamento di competenza d'ufficio, anche con riguardo a materie attribuite alla competenza del giudice di pace, atteso che l'art. 46 c.p.c., nel disporre che gli «artt. 42 e 43 non si applicano nei giudizi davanti al giudice di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4182 del 16 luglio 1984
«Ove il giudice d'appello, in totale riforma della decisione appellata, designi come competente in primo grado un giudice diverso dall'autore di quella decisione, ma il giudice così designato, una volta investito della controversia, si ritenga a...»
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Cassazione civile, Sez. I, ordinanza n. 8758 del 7 maggio 2004
«Il regolamento di competenza proposto dopo il decorso di trenta giorni dalla comunicazione del dispositivo della sentenza, ma entro l'anno dalla sua pubblicazione (o nei trenta giorni dalla sua notificazione) è ammissibile, qualora la parte...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 18795 del 6 settembre 2007
«L'art. 47, comma quarto, c.p.c. dispone che il regolamento di competenza d'ufficio sia richiesto con ordinanza, senza dettare alcuna precisazione sui requisiti di contenuto che tale provvedimento deve avere. Ne discende che tali requisiti vanno...»