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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 20623 del 24 settembre 2009
«...venga attribuita dalla P.A. al proprietario del fondo vicino (cessionario) compreso nella medesima zona urbanistica - non richiede la forma scritta "ad substantiam", dovendosene escludere la natura di contratto traslativo di un diritto reale.»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 15959 del 16 agosto 2004
«Data la sostanziale diversità tra il recesso e la risoluzione consensuale del contratto, la prescrizione dell'uso della forma scritta pattuita per l'esercizio del recesso dal rapporto di agenzia non è estensibile — in mancanza di un'espressa...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 100 del 9 gennaio 1991
«Il patto che concerne l'adozione di una determinata forma per la futura conclusione di un contratto (o anche per porre validamente in essere un negozio unilaterale) non può estendersi in via analogica ad altre convenzioni non specificamente...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2211 del 13 maggio 1989
«Le modalità della disdetta del contratto di locazione, che siano indicate nel contratto medesimo (nella specie, lettera raccomandata con ricevuta di ritorno), non possono integrare una forma convenzionale ad substantiam , e, pertanto, non ostano...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3559 del 5 agosto 1977
«Mentre la condizione propriamente detta ( condicio facti ) è un avvenimento futuro e incerto dal quale le parti fanno dipendere l'efficacia di un contratto (condizione sospensiva) o la risoluzione di esso (condizione risolutiva), la condizione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3626 del 7 agosto 1989
«Si ha condizione risolutiva — il cui verificarsi comporta lo scioglimento di diritto del rapporto ed i cui effetti retroagiscono al tempo di conclusione del contratto, salvo che sia stata stabilita una diversa decorrenza — allorquando le parti...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10220 del 20 novembre 1996
«Quando l'efficacia (o la risoluzione) di un contratto sia subordinata ad un avvenimento futuro ed incerto, il comportamento di una parte che avendone interesse abbia impedito l'evento assume rilievo ai sensi dell'art. 1359 c.c., solo se la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 22811 del 10 novembre 2010
«Nel caso in cui le parti abbiano condizionato l'efficacia (o la risoluzione) di un contratto al verificarsi di un evento senza indicare il termine entro il quale questo può utilmente avverarsi, può essere ottenuta la dichiarazione giudiziale di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3942 del 18 marzo 2002
«In tema di contratto sottoposto a condizione sospensiva, ove la condizione non si verifichi, non è configurabile un inadempimento delle obbligazioni rispettivamente assunte dalle parti con il contratto, giacché l'inadempimento contrattuale è...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3229 del 10 ottobre 1975
«Se, pendente la condizione sospensiva, una delle parti venga meno agli obblighi assunti col contratto, l'altra parte ha diritto di chiederne la risoluzione, senza attendere il verificarsi o meno della condizione.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1204 del 4 aprile 1975
«È ammissibile la risoluzione per inadempimento del contratto condizionato sospensivamente ad una condicio juris e rimasto inefficace per il mancato avviamento della condizione — nella specie diniego di concessione di licenza d'importazione della...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2747 del 6 giugno 1989
«Rientrano nell'ambito di operatività dell'art. 1359 c.c., malgrado la formulazione letterale della norma, sia le condizioni sospensive che le risolutive, e sia le condizione positive che le negative. Pertanto, nel caso in cui un contratto sia...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5360 del 5 novembre 1985
«La parte avente interesse contrario all'avveramento della condizione va individuata con riferimento alla natura del negozio condizionato e alla posizione in esso assunta dalle parti, non rilevando la circostanza che una di loro tragga vantaggio...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5213 del 28 luglio 1983
«Qualora l'efficacia o la risoluzione di un contratto sia subordinata alla verificazione di un avvenimento futuro ed incerto ancorché dipendente in tutto o in parte dalla volontà di uno dei contraenti (condizione potestativa o mista), la mancata...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7937 del 29 settembre 1994
«Ai fini della risoluzione del contratto, nell'ipotesi di solo ritardo nell'adempimento, l'importanza di esso, a norma dell'art. 1455 c.c., va stabilita, con riferimento al tempo del ritardo, non solo con riguardo alle oggettive finalità funzionali...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8619 del 12 aprile 2006
«Nel sistema giuridico attuale, l'attività interpretativa dei contratti è legalmente guidata, nel senso che essa risulta conforme a diritto non già quando ricostruisce con precisione la volontà delle parti, ma quando si adegui alle regole legali,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 17503 del 30 agosto 2005
«In tema di risoluzione consensuale del contratto, il mutuo dissenso, realizzando per concorde volontà delle parti la ritrattazione bilaterale del negozio, dà vita a un nuovo contratto, di natura solutoria e liberatoria, con contenuto eguale e...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12476 del 11 dicembre 1998
«L'efficacia del negozio di risoluzione per mutuo dissenso non può decorrere da un momento successivo alla sua stipulazione, attribuendo così efficacia ultrattiva al precedente contratto, in quanto ciò contraddirebbe l'essenza del negozio solutorio...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7270 del 6 agosto 1997
«Il negozio risolutorio ha, per sua natura, efficacia ex nunc, nel senso che da esso deriva la caducazione delle obbligazioni scaturenti dal contratto originario relative alla prosecuzione del rapporto, onde non può configurarsi responsabilità in...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2713 del 27 marzo 1996
«Con riguardo alla risoluzione del contratto per mutuo dissenso, l'obbligo di restituzione della somma ricevuta a titolo di anticipo del corrispettivo costituisce debito di valuta insensibile, come tale, al fenomeno della svalutazione monetaria,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1496 del 22 aprile 1977
«La risoluzione per mutuo consenso di un contratto per il quale non sia richiesta la forma scritta ad substantiam può risultare - oltre che da un esplicito accordo dei contraenti diretto a sciogliere il rapporto - anche dalla lor comune tacita...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 267 del 28 gennaio 1976
«A norma dell'art. 1373 c.c., la facoltà di una delle parti di recedere dal contratto non può essere esercitata se non alle condizioni e nei modi convenzionalmente stabiliti. Pertanto, quando tali condizioni comprendono una prestazione a carico del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4023 del 2 settembre 1978
«Il principio, proprio del recesso unilaterale previsto nell'art. 1373 c.c. - in base al quale, eccezion fatta per i contratti a esecuzione continuata e periodica, la facoltà di recedere non può essere esercitata quando il contratto abbia avuto un...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10127 del 2 maggio 2006
«Il semplice fatto di ritardare l'esercizio di un proprio diritto (nel caso di specie, di agire in giudizio per far valere l'inadempimento contrattuale), se non finalizzato a produrre un danno alla controparte e senza un apprezzabile interesse per...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 569 del 11 gennaio 2008
«Nella vendita ad effetti reali, un volta concluso il contratto, l'acquirente consegue immediatamente, e senza necessità di materiale consegna, non solo la proprietà ma anche il possesso giuridico ( sine corpore ) della res vendita con l'obbligo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6680 del 9 dicembre 1988
«Con riguardo a convenzione comportante la costituzione di reciproci diritti di servitù tra proprietari confinanti non è ammissibile azione di risoluzione per inadempimento atteso che, a norma dell'art. 1376 c.c., a seguito della prestazione del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12973 del 20 dicembre 1995
«Ne consegue che, qualora l'obbligazione di facere non venga adempiuta e l'inesecuzione sia imputabile al promittente, ovvero venga eseguita in violazione dei doveri di correttezza e buona fede, il promissario avrà a disposizione gli ordinari...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1836 del 21 giugno 1974
«... In caso di rifiuto del terzo può, nei confronti del promittente, emettersi condanna al pagamento di un indennizzo, ma non una pronunzia di adempimento specifico o di risoluzione del contratto che il terzo abbia ricusato di stipulare o di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6561 del 10 giugno 1991
«La clausola penale è un patto accessorio del contratto con funzione sia di coercizione all'adempimento sia di predeterminazione della misura del risarcimento in caso di inadempimento. Essa, pertanto, a norma dell'art. 1453 comma primo c.c. trova...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 590 del 30 gennaio 1982
«La diffida ad adempiere, che non prefigga il preciso termine entro cui il contraente inadempiente deve adempiere sotto pena di risoluzione del contratto, è in contrasto con il precetto dell'art. 1454 c.c., in quanto determina nel diffidato una...»