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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 331 del 1 marzo 1993
«Il reato di illecita concorrenza con violenza o minaccia previsto dall'art. 513 bis c.p. può concorrere con il delitto di associazione per delinquere. (Nella specie il principio è stato affermato con riferimento a soci di una società operante nei...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8453 del 27 luglio 1994
«Deve qualificarsi come tentativo di violenza carnale (e non come diffamazione aggravata) il fatto di chi, minacciando — e poi attuando la minaccia — di inviare ai parenti di una donna foto compromettenti scattate in occasione di incontri amorosi...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3141 del 15 marzo 1994
«Ai fini della configurabilità del delitto di violenza carnale, non si richiede che la violenza sia tale da annullare la volontà del soggetto passivo, ma è sufficiente che la volontà risulti coartata. Neppure è necessario che l'uso della violenza o...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11951 del 12 dicembre 1985
«Il delitto di atti di libidine abusivi, di cui al secondo comma dell'art. 521 c.p., che consiste nell'induzione agli atti di libidine di persona che si trovi nelle condizioni previste dall'art. 519, secondo comma (violenza carnale presunta e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10023 del 22 novembre 1996
«Lo stato di separazione legale, pur dispensando i coniugi dagli obblighi di convivenza e di fedeltà, lascia tuttavia integri i doveri di reciproco rispetto, di assistenza morale e materiale nonché di collaborazione. Pertanto il suddetto stato non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3570 del 18 marzo 1999
«Integra gli estremi del reato di cui all'articolo 572 c.p. la sottoposizione dei familiari, ancorché non conviventi, ad atti di vessazione continui e tali da cagionare agli stessi sofferenze, privazioni, umiliazioni, che costituiscano fonte di uno...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5189 del 25 maggio 1996
«In applicazione del principio di specialità sancito dall'art. 15 c.p. e del principio secondo cui lo stesso fatto non può essere posto a carico dell'agente una seconda volta, la violenza o minaccia adoperata dopo la sottrazione di una cosa mobile...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8755 del 5 settembre 1991
«Qualora la detenzione di sostanze stupefacenti, che può essere anche legittima, diventa ad un certo punto illecita, ciò non comporta che esse diventino res nullius ai fini della configurabilità del delitto di rapina. È a tal fine sufficiente il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4405 del 2 febbraio 2009
«Ricorre la circostanza aggravante di cui all'art. 585, comma secondo n. 2, c.p. (lesione personale procurata con l'uso di strumenti atti ad offendere) nel fatto di minaccia commesso con l'uso di un randello di legno, qualificabile come arma...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5488 del 31 maggio 1996
«Poiché, ai sensi dell'art. 4 della L. 18 aprile 1975, n. 110, devono considerarsi armi, sia pure improprie, tutti quegli strumenti, ancorché non da punta o da taglio, che in particolari circostanze di tempo e di luogo possono essere utilizzati per...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1798 del 22 gennaio 2007
«Sussiste l'esimente di cui all'art. 598 c.p. - per il quale non sono punibili le offese contenute negli scritti e nei discorsi pronunciati dinanzi alle autorità giudiziarie o amministrative - qualora un legale scriva una lettera con la quale si...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 40045 del 12 novembre 2010
«Ai fini della configurabilità del delitto di tratta di persone (art. 601 c.p.), non è richiesto che il soggetto passivo si trovi già in schiavitù o condizione analoga, con la conseguenza che il delitto in questione si ravvisa anche se una persona...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4852 del 4 aprile 1990
«L'avere acquisito, mediante cessioni o rapimenti, la padronanza assoluta su dei bambini, tenendoli in stato di soggezione e costringendoli a rubare per portare a casa giornalmente e obbligatoriamente la refurtiva, rappresenta una evidente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2681 del 23 gennaio 2012
«L'espressione "abuso di autorità" che costituisce, unitamente alla "violenza" o alla "minaccia", una delle modalità di consumazione del reato previsto dall'art. 609 bis, c.p. non include la violenza sessuale commessa abusando della potestà di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 37251 del 1 ottobre 2008
«In tema di reati sessuali, rientra nella nozione di minaccia impiegata dall'art. 609 bis c.p. anche la prospettazione, da parte del soggetto agente, di esercitare un diritto quando essa sia finalizzata al conseguimento dell'ulteriore vantaggio di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1911 del 21 febbraio 2000
«L'idoneità della violenza o della minaccia a coartare la volontà della vittima nei reati di violenza sessuale vanno esaminate non secondo criteri astratti aprioristici, ma tenendosi conto, in concreto, di ogni circostanza oggettiva e soggettiva;...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11293 del 30 dicembre 1996
«L'art. 609 bis c.p. (violenza sessuale), introdotto dall'art. 3 legge 15 febbraio 1996, n. 66, così come l'art. 519 c.p. (della violenza carnale), equipara la minaccia alla violenza fisica. (Fattispecie relativa a rigetto di ricorso con il quale...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14085 del 26 marzo 2013
«In tema di reati sessuali, l'idoneità della violenza o della minaccia a coartare la volontà della vittima va esaminata non secondo criteri astratti e aprioristici, ma valorizzando in concreto ogni circostanza oggettiva e soggettiva, sicché essa...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12854 del 20 marzo 2003
«In tema di atti sessuali compiuti in danno di persona in condizioni di inferiorità psichica, la semplice mancanza di resistenza della parte offesa sia nella fase iniziale che durante lo svolgimento dell'atto, non preceduto o accompagnato da atti...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1040 del 6 febbraio 1997
«Il compimento di atti sessuali diversi dalla congiunzione carnale può avere anche connotazioni di gravità maggiore della congiunzione stessa e l'applicazione della circostanza attenuante speciale prevista da comma 3 dell'art. 609 bis deve avere...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12446 del 1 dicembre 2000
«La condotta vietata dall'art. 609 bis c.p. (violenza sessuale) ricomprende, se connotata da costrizione (violenza, minaccia o abuso di autorità), sostituzione ingannevole di persona ovvero abuso di condizione di inferiorità fisica o psichica,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8131 del 27 febbraio 2007
«Non integra il delitto di minaccia la condotta di colui che mostri un'arma, non già al fine di restringere la libertà psichica del minacciato, bensì al fine di prevenirne un'azione illecita, rappresentandogli tempestivamente la legittima reazione...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 42789 del 10 novembre 2003
«Il delitto previsto dall'art. 611 c.p. (violenza o minaccia per costringere a commettere un reato) è un reato di pericolo che si consuma nel momento stesso dell'uso della violenza e della minaccia, indipendentemente dal reato fine; comunque,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5762 del 16 giugno 1983
«Il testimone mantiene la qualifica di pubblico ufficiale fin quando il processo non si è definitivamente esaurito, ed anche dopo aver egli già deposto è pertanto ipotizzabile il reato di violenza o minaccia in suo danno, previsto dall'art. 611 c.p.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4131 del 21 marzo 1990
«Il delitto previsto dall'art. 611 c.p. (violenza o minaccia per costringere a commettere un reato) è reato di pericolo che si consuma nel momento stesso dell'uso della violenza o della minaccia, indipendentemente dal realizzarsi del reato-fine....»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1735 del 11 febbraio 1988
«La figura criminosa di cui all'art. 611 c.p. prevede una forma aggravata del reato di violenza privata - a differenza, però, di quest'ultima - che si consuma nel momento e nel luogo in cui l'agente ha costretto taluno a fare, tollerare od omettere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7499 del 30 luglio 1982
«Il delitto previsto dall'art. 611 c.p. si consuma nel momento stesso della minaccia o violenza esercitata al fine di costringere o determinare altri a commettere un reato. A differenza dell'istigazione non interessa che il reato-fine venga poi...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6733 del 20 luglio 1984
«Il delitto di cui all'art. 611 c.p. richiede tanto il dolo generico, consistente nella volontà cosciente e libera di usare violenza o minaccia a una persona, quanto il dolo specifico, che è dato dal fine di costringere la persona violentata o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 13611 del 12 ottobre 1989
«Perché ricorra la circostanza aggravante della minaccia commessa da più persone riunite, di cui all'art. 339 c.p., richiamato dall'art. 611 cpv. c.p. per la sussistenza dell'ipotesi aggravata della violenza o minaccia per costringere a commettere...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 331 del 29 febbraio 1968
«Il reato di cui all'art. 611 c.p. è un reato fine a sé stesso che si esaurisce nell'usare violenza o minaccia per costringere o determinare altri a commettere un fatto costituente reato. Qualora il reato determinato sia connesso con altro reato...»