-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 63 del 5 gennaio 1993
«La disposizione contenuta nel secondo comma dell'art. 1354 c.c., relativa agli effetti della condizione impossibile apposta ad un contratto, si riferisce all'ipotesi dell'impossibilità originaria, coeva, cioè, al negozio cui la condizione...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 17859 del 24 novembre 2003
«Poiché le parti possono, nell'ambito dell'autonomia privata, prevedere l'adempimento o l'inadempimento di una di esse quale evento condizionante l'efficacia del contratto sia in senso sospensivo che risolutivo, non configura una illegittima...»
-
Cassazione civile, sentenza n. 2504 del 18 settembre 1974
«La differenza fra il recesso dal contratto e la condizione potestativa risolutiva, la cui validità si desume dall'art. 1355 c.c., consiste nell'effetto retroattivo di quest'ultima rispetto a quello del recesso. Deve pertanto ravvisarsi la ipotesi...»
-
Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 18450 del 19 settembre 2005
«Il contratto sottoposto a condizione potestativa mista è soggetto alla disciplina di cui all'art. 1358 c.c., che impone alle parti l'obbligo giuridico di comportarsi secondo buona fede durante lo stato di pendenza della condizione, e la...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6423 del 22 aprile 2003
«Il contratto sottoposto a condizione mista è soggetto alla disciplina tanto dell'art. 1358 c.c., che impone alle parti di comportarsi secondo buona fede durante lo stato di pendenza, quanto dell'art. 1359 c.c., secondo cui la condizione si...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3942 del 18 marzo 2002
«In tema di contratto sottoposto a condizione sospensiva, ove la condizione non si verifichi, non è configurabile un inadempimento delle obbligazioni rispettivamente assunte dalle parti con il contratto, giacché l'inadempimento contrattuale è...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3229 del 10 ottobre 1975
«Se, pendente la condizione sospensiva, una delle parti venga meno agli obblighi assunti col contratto, l'altra parte ha diritto di chiederne la risoluzione, senza attendere il verificarsi o meno della condizione.»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1204 del 4 aprile 1975
«È ammissibile la risoluzione per inadempimento del contratto condizionato sospensivamente ad una condicio juris e rimasto inefficace per il mancato avviamento della condizione — nella specie diniego di concessione di licenza d'importazione della...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13457 del 20 luglio 2004
«L'art. 1359 c.c. — a norma del quale la condizione si ha per avverata se è mancata per causa imputabile alla parte interessata al non avveramento — non intende riferirsi soltanto a coloro che, per contratto, apparivano avere interesse al...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10265 del 16 ottobre 1998
«A differenza del mandatario, il quale compie atti giuridici per conto del mandante, l'agente si limita verso corrispettivo a promuovere la conclusione di affari fra preponente e terzi in una zona determinata, salvo che come previsto dall'art. 1752...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2168 del 27 febbraio 1998
«L'art. 1359 c.c. — a norma del quale la condizione si ha per avverata se è mancata per causa imputabile alla parte interessata al non avveramento — si applica anche quando l'evento futuro sia il rilascio di una concessione amministrativa, ove...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2747 del 6 giugno 1989
«Rientrano nell'ambito di operatività dell'art. 1359 c.c., malgrado la formulazione letterale della norma, sia le condizioni sospensive che le risolutive, e sia le condizione positive che le negative. Pertanto, nel caso in cui un contratto sia...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 883 del 4 marzo 1977
«A differenza della condicio facti — la quale nasce dalla autonomia contrattuale delle parti ed è inserita nel contratto nell'interesse esclusivo di una di esse, la quale, conseguentemente, ha la facoltà di avvalersene odi rinunziarvi senza che...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13099 del 15 giugno 2011
«Qualora le parti, al momento della stipulazione del contratto, abbiano sottoposto l'efficacia di una o più clausole del medesimo all'avverarsi di una condizione sospensiva costituita dal conseguimento di un provvedimento amministrativo, al fine di...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7377 del 9 agosto 1996
«In tema di negozio condizionato, ove, ai sensi dell'art. 1359 codice civile, si debba ritenere verificata la condizione mancata per causa imputabile alla parte che aveva interesse contrario all'avveramento di essa, deve aversi riguardo, al fine...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5360 del 5 novembre 1985
«La parte avente interesse contrario all'avveramento della condizione va individuata con riferimento alla natura del negozio condizionato e alla posizione in esso assunta dalle parti, non rilevando la circostanza che una di loro tragga vantaggio...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2464 del 13 aprile 1985
«Perché la condizione possa considerarsi mancata è necessario che l'evento in essa previsto non possa più verificarsi per causa imputabile alla parte avente interesse contrario al suo avveramento. In mancanza di un termine prestabilito, l'avvenuto...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5213 del 28 luglio 1983
«Qualora l'efficacia o la risoluzione di un contratto sia subordinata alla verificazione di un avvenimento futuro ed incerto ancorché dipendente in tutto o in parte dalla volontà di uno dei contraenti (condizione potestativa o mista), la mancata...»
-
Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 14112 del 18 giugno 2009
«Allorché fra le parti di un contratto di compravendita avente ad oggetto un'area edificabile sia stato pattuito che, per il caso della realizzazione di una maggiore volumetria da parte dell'acquirente, questi sia obbligato al pagamento di un...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 949 del 7 febbraio 1985
«Qualora l'operatività di un contratto (nella specie, agenzia) venga subordinata dalle parti al perfezionarsi di un altro contratto fra una di esse ed un terzo (nella specie, fornitura al preponente di componenti degli impianti industriali dei...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12297 del 7 giugno 2011
«Nei contratti soggetti alla forma scritta "ad substantiam", il criterio ermeneutico della valutazione del comportamento complessivo delle parti, anche posteriore alla stipulazione del contratto stesso, non può evidenziare una formazione del...»
-
Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 9786 del 23 aprile 2010
«In tema di interpretazione del contratto, il giudice di merito, nel rispetto degli artt. 1362 e 1363 cod. civ., per individuare quale sia stata la comune intenzione delle parti, deve preliminarmente procedere all'interpretazione letterale...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 18303 del 30 agosto 2007
«Pur essendo irrilevante il nomen iuris assegnato dalle parti ad un contratto, nondimeno ai fini della ricostruzione dell'intento degli stipulanti, secondo le norme degli art. 1362 c.c. e seguenti, anche la qualificazione è parte delle parole...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4176 del 22 febbraio 2007
«In tema di interpretazione del contratto, ai fini della ricerca della comune intenzione dei contraenti, il principale strumento è rappresentato dal senso letterale delle parole e delle espressioni utilizzate nel contratto; il rilievo da assegnare...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5954 del 18 marzo 2005
«Nell'interpretazione del contratto, operazione istituzionalmente riservata al giudice di merito l'interpretazione comune che di esso danno le parti, pur non vincolando il giudice, in quanto costituente solo un canone ermeneutico, deve essere...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 18670 del 16 settembre 2004
«Nell'interpretazione del contratto, il carattere prioritario dell'elemento letterale non va inteso in senso assoluto, in quanto il richiamo contenuto nell'art. 1362 c.c. alla comune volontà delle parti impone, per individuarla, di estendere...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15150 del 10 ottobre 2003
«Il principio di buona fede contrattuale, sancito dall'art. 1375 c.c., ha la portata di ampliare (ovvero di restringere) gli obblighi letteralmente assunti con il contratto nei casi, e nella misura in cui, farli valere nel loro tenore letterale...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 83 del 8 gennaio 2003
«Nell'interpretazione delle clausole contrattuali il giudice di merito deve arrestarsi al significato letterale delle parole, e non può far ricorso agli ulteriori criteri ermeneutici quando dalle espressioni usate dalla parti emerga in modo...»
-
Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 9944 del 28 luglio 2000
«Rispetto alla determinazione della natura giuridica di un contratto e al suo inquadramento in uno piuttosto che in altro schema negoziale, non assume rilievo decisivo il nomen iuris eventualmente adottato dalle parti, dovendo la qualificazione...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7937 del 29 settembre 1994
«Ai fini della risoluzione del contratto, nell'ipotesi di solo ritardo nell'adempimento, l'importanza di esso, a norma dell'art. 1455 c.c., va stabilita, con riferimento al tempo del ritardo, non solo con riguardo alle oggettive finalità funzionali...»