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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4075 del 2 aprile 1998
«In materia di cognizione del giudice di appello, se la nuova definizione giuridica, a differenza di quella originaria, non consente l'applicazione di una causa estintiva del reato, il giudice deve escludere tale applicazione — e la conseguente...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1133 del 28 gennaio 1998
«Le disposizioni di cui all'art. 597 terzo comma c.p.p. (divieto di reformatio in peius) e 597 quarto comma (obbligo di diminuzione della pena complessiva irrogata, in caso di accoglimento di appello relativo a circostanze o a reati concorrenti)...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7769 del 6 agosto 1997
«Il divieto di reformatio in pejus in assenza del gravame del pubblico ministero riguarda esclusivamente il dispositivo della sentenza di secondo grado ed il suo concreto contenuto afflittivo, concernente misura e specie di pena nonché tipo di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10101 del 24 settembre 1994
«Il principio secondo cui il divieto di reformatio in peius, ai sensi dell'art. 597 comma quarto c.p.p., deve riferirsi alla pena nelle sue componenti e non solo a quella complessiva, per quanto concerne il reato continuato, presuppone tuttavia che...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11406 del 14 dicembre 1993
«Non viola il divieto di reformatio in peius il giudice di appello che — sulla base delle circostanze di fatto già contenute nella sentenza di primo grado, di condanna dell'imputato per il delitto contestato (detenzione illecita di sostanza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4461 del 30 gennaio 2015
«In caso di "abolitio criminis" del reato per il quale è intervenuta condanna, il giudice dell'esecuzione non può modificare l'originaria qualificazione o accertare il fatto in modo difforme da quello ritenuto in sentenza, né sussumere la condotta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 14677 del 28 marzo 2014
«Non configura un caso di inesistenza giuridica o abnormità del provvedimento l'applicazione di pena illegale, per errore nella determinazione o nel calcolo di essa, e, ove la sua determinazione sia frutto non di argomentata valutazione, ma di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1009 del 16 aprile 1993
«L'opposizione al decreto di liquidazione di compensi al custode giudiziario di corpi di reato, emesso dopo il passaggio in giudicato della sentenza relativa al processo al quale essi inerivano, instaura un procedimento di esecuzione che, a mente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7877 del 20 febbraio 2015
«La preclusione del cosiddetto giudicato esecutivo è inoperante solo quando sono dedotti elementi nuovi, di fatto o di diritto, cronologicamente sopravvenuti alla decisione, ovvero sono prospettati elementi pregressi o coevi che, tuttavia, non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 43208 del 8 novembre 2012
«Non rientra nelle attribuzioni del giudice dell'esecuzione l'applicazione di sanzioni amministrative accessorie, giacché non equiparabili alle pene accessorie. (Nella specie si trattava della revoca della patente di guida per il reato di guida in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 27702 del 1 aprile 2014
«Il mutamento di giurisprudenza intervenuto con decisione delle Sezioni Unite o anche di una delle Sezioni della Corte di cassazione, purché connotato da caratteristiche di stabilità e univocità, integra un "nuovo elemento" di diritto, che rende...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9045 del 7 marzo 2002
«La rinuncia alla impugnazione, in quanto unica causa di inammissibilità che si connota come sopravvenuta, non opera con riferimento ad un reato, il cui termine di prescrizione sia maturato anteriormente ad essa.»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3038 del 4 luglio 2000
«In tema di reato continuato, è inammissibile per carenza di interesse il ricorso dell'imputato che, contestando, sotto il profilo della violazione di legge, la valutazione di gravità effettuata dal giudice di merito, miri ad ottenere un'inversione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 669 del 22 gennaio 1996
«La sussistenza di una causa di inammissibilità originaria del ricorso per cassazione preclude di dichiarare l'estinzione del reato frattanto intervenuta. (Nella specie si trattava di prescrizione ed il gravame era affetto da una duplice causa di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11982 del 6 dicembre 1995
«L'esistenza di una causa originaria di inammissibilità del gravame preclude la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione successivamente maturata ed impone, quale unica soluzione possibile, la dichiarazione di inammissibilità...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 42950 del 7 novembre 2012
«Il giudice di legittimità può rilevare d'ufficio la prescrizione del reato maturata prima della pronunzia della sentenza impugnata e non rilevata dal giudice d'appello, pur se non dedotta con il ricorso e nonostante i motivi dello stesso vengano...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10822 del 22 ottobre 1994
«All'applicazione di causa estintiva del reato è sottinteso il giudizio relativo all'inesistenza di prova evidente circa la non ricorrenza delle condizioni per un proscioglimento nel merito. In tal caso, pertanto, la decisione è insindacabile in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2246 del 1 marzo 1996
«L'autonomia del procedimento penale rispetto a quello tributario non esclude che, ai fini della formazione del suo convincimento, il giudice penale possa avvalersi degli stessi elementi che determinano presunzioni secondo la disciplina tributaria,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4976 del 9 febbraio 2012
«Alle indicazioni di reità provenienti da conversazioni intercettate non si applica la regola di valutazione di cui all'art. 192, comma terzo, c.p.p. ma quella generale del prudente apprezzamento del giudice, non essendo esse assimilabili alle...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 649 del 12 gennaio 2012
«La valutazione della ricorrenza dell'elemento psicologico del reato richiede ordinariamente il previo esame della condotta, posto che, per ricostruire il fatto psichico interno del soggetto agente, deve farsi ricorso a massime di esperienza che...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3256 del 22 gennaio 2013
«In tema di reati sessuali, è legittima la valutazione frazionata delle dichiarazioni della parte offesa e l'eventuale giudizio di inattendibilità, riferito ad alcune circostanze, non inficia la credibilità delle altre parti del racconto, sempre...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 766 del 22 gennaio 1998
«In tema di valutazione della prova anche nel nuovo sistema le persone offese o danneggiate dal reato assumono, quando invochino in sede penale l'accertamento del fatto costitutivo del loro diritto al risarcimento o alle restituzioni, la qualità di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2540 del 17 marzo 1997
«Le dichiarazioni rese dalla vittima del reato, cui la legge conferisce la capacità di testimoniare, possono essere assunte quali fonti di convincimento al pari di ogni altra prova senza necessità di riscontri esterni (non essendo applicabile al...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1287 del 8 aprile 1998
«Atteso il rilievo che, nell'art. 292, comma 1, lett. c), c.p.p., è attribuito, fra gli elementi da valutare ai fini della motivazione dell'ordinanza applicativa di misura cautelare, al «tempo trascorso dalla commissione del reato», in relazione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1691 del 4 maggio 2000
«Sono pienamente utilizzabili a fini cautelari le dichiarazioni accusatorie rese da soggetto sentito come persona informata dei fatti che, successivamente e in diverso procedimento, assuma la qualità di indagato in procedimento per reato solo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 780 del 11 gennaio 2006
«In tema di valutazione probatoria della chiamata di correo, il riscontro individualizzante alla dichiarazione accusatoria, relativa alla partecipazione alla commissione di un reato riconducibile ad un'associazione per delinquere, può essere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 14272 del 17 dicembre 1999
«La chiamata di correità, o in reità, può costituire prova della responsabilità penale solo se intrinsecamente attendibile e positivamente riscontrata attraverso elementi oggettivi. Ed invero, i riscontri non possono essere rappresentati da...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1639 del 15 gennaio 2003
«In tema di valutazione della prova, le dichiarazioni de relato rese dal coimputato del medesimo reato o da persona imputata in un procedimento connesso a norma dell'art. 12 c.p.p. e non confermate dal soggetto indicato come fonte di informazione,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3683 del 11 dicembre 1998
«Possono costituire riscontro logico della chiamata di correo, idoneo a verificare in senso positivo l'attendibilità del chiamante, i rapporti di frequentazione fra il chiamato in correità, indagato per il reato di associazione per delinquere, con...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3568 del 4 febbraio 1997
«In tema di valutazione della chiamata di correo, occorre considerare che la specificità e il dettaglio di tale genere di dichiarazioni devono essere verificati in relazione alla natura del reato addebitato. I dettagli relativi a un concorso morale...»