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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 19375 del 6 maggio 2013
«In tema di legittima difesa, la presunzione di proporzionalità a favore della reazione di difesa in luoghi di domicilio o ad esso equiparabili, prevista dal comma secondo dell'art. 52 cod. pen, come modificato dalla L. n. 59 del 2006, non opera...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8999 del 3 ottobre 1997
«I presupposti essenziali della legittima difesa — scriminante ammessa nei confronti di tutti i diritti, personali e patrimoniali — sono costituiti da un'aggressione ingiusta e da una reazione legittima; mentre la prima deve concretarsi in un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17571 del 19 dicembre 1989
«Nell'ipotesi in cui l'aggressore resti danneggiato dalla reazione di chi, agendo in stato di legittima difesa, incorre in eccesso colposo, il fatto dell'aggressore, avendo provocato la reazione difensiva della vittima, deve considerarsi come causa...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 9961 del 22 settembre 2000
«Ai fini dell'operatività della scriminante dell'uso legittimo delle armi (art. 53 c.p.), è irrilevante la distinzione tra resistenza attiva e resistenza passiva, dovendosi invece attribuire rilievo (pur in assenza di espressa previsione), al...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 941 del 3 febbraio 1983
«Tanto la violenza quanto la resistenza sono costituite dall'impiego della forza, fisica o morale, diversificandosi solo per lo scopo che anima i soggetti. Pertanto, poiché in caso di persona in fuga non è configurabile alcuna delle due ipotesi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13134 del 30 marzo 2011
«Non rileva, quale elemento dello stato di necessità a giustificazione della condotta di favoreggiamento personale, il generico timore di future rappresaglie contro la propria persona da parte del favorito.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8724 del 4 marzo 2011
«L'illecita occupazione di un bene immobile é scriminata dallo stato di necessità conseguente al danno grave alla persona, che ben può consistere, oltre che in lesioni della vita o dell'integrità fisica, nella compromissione di un diritto...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 9 del 10 marzo 1982
«L'esimente dello stato di necessità, pur essendo istituto proprio del diritto penale, trascende, per il suo fondamento naturalistico, l'ambito specifico di quella collocazione, essendo suscettibile di trasposizione anche nella materia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 298 del 15 gennaio 1992
«In coerenza con la sistematica adottata dal legislatore, per cui si distingue tra errore sul fatto che costituisce reato (art. 47 c.p.) ed errore sulle scriminanti (art. 59 c.p.), l'art. 55 contempla un'ipotesi particolare di errore sulle...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11526 del 12 novembre 1987
«Colui che sfida o accetta la sfida, per risolvere la contesa o dar sfogo al proprio risentimento, versa consapevolmente nell'illecito e da tale suo stato non può invocare, non solo la legittima difesa e l'eccesso colposo, ma neppure l'attenuante...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1044 del 13 gennaio 2009
«L'isolamento diurno previsto dall'art. 72 c.p. è sanzione penale con caratteristiche di temporaneità alla quale può essere applicato l'indulto, purchè lo stesso sia stato disposto per il caso di concorso tra reati cui il provvedimento di clemenza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 14929 del 26 marzo 2004
«In tema di esecuzione di pene concorrenti, in caso di concorrenza tra la pena dell'ergastolo e pene detentive temporanee non superiori ai cinque anni di reclusione, queste ultime devono essere calcolate e aggiunte a quella dell'ergastolo già in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25119 del 3 giugno 2004
«Dalla previsione dell'art. 78, comma primo, n. 1, c.p., secondo la quale la pena da applicare nel caso di concorso di reati che importano pene detentive temporanee non può superare il limite massimo di trent'anni di reclusione non discende che non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 895 del 27 aprile 1993
«Allorché si sia in presenza di reati commessi in tempi diversi e di periodi di carcerazione parimenti sofferti in tempi diversi (nella specie allorché il nuovo reato sia stato commesso durante l'espiazione del cumulo precedente), non è possibile...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2064 del 8 febbraio 1993
«Il limite di cui all'art. 78 primo comma, n. 1 c.p. non significa che nessuno possa essere detenuto per un periodo superiore a quello massimo indicato (trenta anni). Tale limite, infatti, è riferibile solo alle pene inflitte per reati commessi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3923 del 2 dicembre 1992
«La regola posta dall'art. 78 c.p. (applicabile, in virtù del successivo art. 80, anche nel caso di pluralità di condanne susseguitesi nel tempo) non significa che un soggetto, il quale abbia riportato più condanne a pene detentive temporanee, non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 28021 del 13 luglio 2007
«Allorché si sia in presenza di reati commessi in tempi diversi e di diversi periodi di carcerazione, non è possibile includere tutte le pene in un cumulo unitario e globale, soggetto alle limitazioni dell'art. 78 c.p. e alla successiva unitaria e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10828 del 8 novembre 1988
«L'imputabilità attiene ad uno stato del oggetto agente e non al fatto e, pertanto, non è possibile inquadrare il tema della capacità psichica in quello della definizione giuridica del fatto. Da ciò consegue che il giudice di appello non può...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10440 del 20 novembre 1984
«Colpevolezza e imputabilità agiscono su piani diversi, poichè la seconda costituisce il presupposto non solo logico e giuridico, ma anzitutto naturalistico della prima. Pertanto, i due concetti sono fra loro indipendenti, sicchè l'indagine sulla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 17701 del 18 aprile 2013
«In tema di imputabilità, il sordomutismo non è uno stato necessariamente psicopatologico, ma richiede soltanto che tanto la capacità, quanto l'incapacità nel sordomuto formino oggetto di uno specifico accertamento che deve essere compiuto caso per...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 22834 del 23 maggio 2003
«In tema di imputabilità, le anomalie caratteriali e le disarmonie della personalità, le quali non sono conseguenti ad uno stato patologico ma si collegano ad uno sviluppo mentale non molto progredito, non eliminano, né diminuiscono la capacità di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5885 del 17 giugno 1997
«In tema di imputabilità, il complesso normativo costituito dagli artt. 85, 88, 89 e 90 del codice penale richiede, ai fini della esclusione o della attenuazione di essa, una infermità (termine inteso in una accezione più lata di quello «malattia»)...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6234 del 30 aprile 1990
«L'infermità mentale ex artt. 88 e 89 c.p. presuppone l'esistenza di un vero e proprio stato patologico idoneo ad alterare i processi dell'intelligenza e della volontà con esclusione o notevole diminuzione della capacità di intendere e di volere,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8038 del 2 settembre 1997
«Non esiste incompatibilità logico-giuridica tra due sentenze, emesse nei confronti dello stesso imputato per fatti diversi commessi in tempi diversi, delle quali una lo ritenga incapace e l'altra, viceversa, capace di intendere e di volere (ovvero...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2406 del 12 marzo 1985
«L'accertamento dell'infermità di mente dell'imputato va compiuto in relazione al fatto concreto addebitatogli, perché quello eseguito in altro procedimento, relativo a diverso fatto non è mai vincolante nel giudizio successivo. L'indagine ai fini...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3164 del 28 gennaio 1997
«Le condizioni di mente dell'imputato ai fini della imputabilità debbono essere accertate in relazione al tempo in cui è stato commesso il reato da giudicare, perché può ben darsi il caso che il vizio di mente, riscontrato in relazione ad un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10264 del 19 ottobre 1988
«Il riconoscimento di un'infermità di mente contenuto in una sentenza non può vincolare il giudice di altro procedimento successivo a carico della stessa persona, poiché l'accertamento delle condizioni mentali dell'imputato deve essere fatto in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 13237 del 28 marzo 2008
«L'accertamento peritale relativo allo stato di mente dell'imputato compiuto in un determinato procedimento non ha di per sé solo rilevanza cogente in altro procedimento a carico del medesimo imputato sia pure per fatti commessi nel medesimo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2584 del 4 settembre 1993
«Spetta al giudice per le indagini preliminari verificare, in sede di convalida dell'arresto, sulla base della documentazione sanitaria in atti e del contenuto dell'interrogatorio svolto, se l'arrestato fosse capace di intendere e di volere al...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1775 del 16 gennaio 2003
«Per escludere lo stato di imputabilità non è sufficiente la condizione generica di tossicodipendenza, ma accorre che l'intossicazione da sostanze stupefacenti sia cronica ed abbia prodotto un'alterazione psichica permanente, ossia una...»