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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17144 del 22 luglio 2009
«In tema di concorrenza sleale, presupposto indefettibile dell'illecito è la sussistenza di una situazione di concorrenzialità tra due o più imprenditori, derivante dal contemporaneo esercizio di una medesima attività industriale o commerciale in...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11047 del 4 novembre 1998
«In tema di concorrenza sleale, l'attacco ingiusto diretto a ledere le posizioni ed i diritti tutelati dall'art. 2598 c.c., e, in particolare, idoneo a confondere il pubblico circa la qualità merceologica dei prodotti offerti, con evidente...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13067 del 21 maggio 2008
«In tema di concorrenza sleale, la funzione dell'azione inibitoria di cui all'art. 2599 c.c. mette capo ad una pronuncia che, sebbene non suscettibile di attuazione diretta nelle forme dell'esecuzione forzata, può costituire oggetto di giudicato,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9073 del 29 agosto 1995
«Nel caso in cui un'associazione non riconosciuta, quale ente esponenziale di un determinato gruppo di imprenditori, abbia ottenuto, a norma degli art. 2570 c.c. e 2 R.D. 21 giugno 1942, n. 929, la registrazione di un marchio collettivo utilizzato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 925 del 25 gennaio 1999
«Il pubblico ministero presso il giudice competente, cui sono stati trasmessi gli atti a seguito della dichiarata incompetenza, può compiere nuovi accertamenti, emettere una richiesta di rinvio a giudizio anche con una descrizione dei fatti diversa...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5427 del 30 ottobre 1995
«L'art. 474 c.p. (introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) punisce la riproduzione integrale, emblematica e letterale del segno distintivo o del marchio (contraffazione) ovvero la riproduzione parziale di essi, realizzata...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 41756 del 22 novembre 2005
«Atteso il carattere plurioffensivo del reato di cui all'art. 474 c.p., deve riconoscersi, ai fini dell'operatività del disposto di cui all'art. 408, comma 2, c.p.p., la qualità di persona offesa al soggetto titolare del marchio contraffatto»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2108 del 8 giugno 2000
«In tema di convalida di sequestro probatorio eseguito dalla polizia giudiziaria, adempie l'obbligo di motivazione il P.M. che, nel suo provvedimento, dia conto dei presupposti del vincolo e, quindi, della configurabilità del reato, con...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3717 del 13 settembre 1990
«Deve essere ritenuto legittimo il sequestro, oltre che delle merci recanti il marchio o i marchi contraffatti, anche della macchina stampatrice, degli altri strumenti destinati all'apposizione dei falsi marchi di fabbrica e delle merci non ancora...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2500 del 26 agosto 1999
«In tema di applicazione di pena su richiesta delle parti, rientra tra i compiti del giudice il controllo sulla corretta qualificazione giuridica del fatto e sulla applicazione e comparazione delle circostanze. La relativa valutazione è censurabile...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3984 del 27 febbraio 2004
«Ai sensi degli artt. 70 e 72 c.p.c., il pubblico ministero non è parte necessaria nei giudizi in cui venga dedotta, ancorché in forma di accertamento negativo, questione relativa alla illegittimità, per contraffazione, di un marchio d'impresa, o...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 14969 del 2 luglio 2007
«In tema di marchi d'impresa, ai sensi degli artt. 70 e 72 c.p.c., il P.M. è parte necessaria nei soli giudizi in cui sia stata esperita, in via principale o riconvenzionale, l'azione diretta ad ottenere la dichiarazione di decadenza o di nullità...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7416 del 5 luglio 1995
«Con riguardo ad una causa avente per oggetto la nullità del brevetto per marchio d'impresa, nella quale è obbligatorio l'intervento del P.M., la nullità derivante dalla mancata notifica dell'atto di appello al procuratore della Repubblica presso...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4375 del 12 maggio 1997
«Il carattere plurioffensivo della frode in commercio sussiste anche quando la cosa richiesta dal cliente dell'esercizio commerciale non sia tutelata da un marchio o da altra speciale protezione, giacché la norma di cui all'art. 515 c.p. tutela...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 21732 del 16 maggio 2003
«Integra il delitto di frode nell'esercizio del commercio la pratica di massaggi presso centri estetici senza l'utilizzo delle specifiche creme, aventi determinate caratteristiche e un particolare marchio, il cui uso era pubblicizzato, bensì con...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7553 del 19 maggio 1989
«In tema di reato di frode nell'esercizio del commercio, la volgarizzazione di un marchio può dirsi verificata quando l'espressione che lo costituisce assume, nel linguaggio della generalità, un significato ampio, non più idoneo a distinguere il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3547 del 9 marzo 1989
«L'uso generalizzato di un marchio nel linguaggio comune per indicare tutto il genere dei prodotti analoghi a quello, per il quale lo stesso marchio è stato registrato, può certamente incidere sull'elemento soggettivo del reato, inducendo il...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23819 del 9 giugno 2009
«Il delitto di frode nell'esercizio del commercio è configurabile anche nel caso in cui l'acquirente non effettui alcun controllo sulla merce offerta in vendita, essendo irrilevanti sia l'atteggiamento, fraudolento o meno, del venditore, che la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5068 del 31 gennaio 2013
«Integra il reato di frode nell'esercizio del commercio (art. 515 cod. pen.) - e non quello di cui all'art. 474 cod. pen. (introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) - l'apposizione di una falsa marcatura 'CÈ su beni posti in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2003 del 15 gennaio 2008
«In tema di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, deve escludersi la natura di reato di pericolo del delitto di cui all'art. 517 c.p., in quanto il bene tutelato non è l'interesse dei consumatori o quello degli altri produttori, ma è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9584 del 5 luglio 1989
«L'oggetto giuridico del reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, di cui all'art. 517 c.p., non consiste nella tutela del marchio, bensì in quella dell'ordine economico, che deve essere garantito contro gli inganni tesi ai...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11119 del 22 novembre 1985
«In tema di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, l'art. 517 c.p., tutela l'onestà degli scambi commerciali: pertanto è sufficiente ad integrare la condotta criminosa l'uso di un nome o marchio che, senza essere contraffatti, risultino...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 28905 del 8 luglio 2013
«Il reato di cui all'art. 517 c.p. è integrato dalla somiglianza del segno distintivo tale da creare confusione nel consumatore mediamente diligente sulla provenienza del prodotto, non essendo necessaria né la registrazione o il riconoscimento del...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2975 del 24 gennaio 2012
«Non è configurabile il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.), qualora la vendita abbia per oggetto magliette aventi scritte uguali a quelle apposte sui propri prodotti da una società, in quanto ai fini...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 28740 del 19 luglio 2011
«Integra il reato previsto dall'art. 517 c.p., in relazione all'art. 4, comma 49, della L. 24 dicembre 2003, n. 350, la commercializzazione di prodotti agroalimentari con marchio "d.o.p." (denominazione di origine protetta) non corrispondente al...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 27986 del 9 luglio 2008
«La riproduzione di una figura o di un personaggio di fantasia che costituisce esso stesso marchio o segno distintivo del prodotto (c.d. marchio figurativo) impone, ai fini della configurabilità del reato di vendita di prodotti industriali con...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 21797 del 22 giugno 2006
«Non integra il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (artt. 517 c.p. e 4, comma quarantanovesimo, legge 24 dicembre 2003 n. 350) la messa in vendita di occhiali da sole recanti la dicitura “conceived by” accompagnata dalla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 34103 del 23 settembre 2005
«Integra il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (artt. 517 c.p. e 4, comma quarantanovesimo, L. 24 dicembre 2003 n. 350) la messa in vendita con la dicitura «Made in Italy» di un prodotto che non può considerarsi di origine...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10798 del 20 ottobre 1994
«Gli estremi della condotta illecita descritta nell'art. 517 c.p. (vendita di prodotti industriali con segni mendaci) si ravvisano nella imitazione, anche generica, purché idonea a determinare l'effetto tipico in tale norma prevista, consistente...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10064 del 10 luglio 1990
«A norma dell'art. 20 R.D. 21 giugno 1942, n. 929 l'avvenuto rilascio del brevetto per un marchio costituito da un nome geografico - nella specie «Gran Sasso» - non esclude l'uso da parte di terzi dello stesso nome come indicazione di provenienza....»