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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2540 del 8 febbraio 2005
«Nel caso di successione legittima, in ipotesi di concorso del coniuge con piú di un figlio legittimo e/o naturale, le quote di un terzo e di due terzi — rispettivamente spettanti al primo ed ai secondi ex art. 581 c.c. — presuppongono la pluralità...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2632 del 26 aprile 1984
«Per l'esistenza di un legato non basta l'espressione della volontà del testatore che quel determinato bene sia di proprietà del beneficiario, ma occorre la volontà di attribuire il bene per causa di morte, secondo l'espresso disposto dell'art. 587...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4022 del 21 febbraio 2007
«L'onere o modus si qualifica come elemento accidentale ed accessorio rispetto al negozio testamentario, istitutivo di erede (o contenente un legato), ma tale natura non esclude che lo stesso onere possa collegarsi ad un'istituzione di erede per...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 20204 del 19 ottobre 2005
«In tema di interpretazione del testamento,qualora dall'indagine di fatto riservata al giudice di merito risulti già chiara,in base al contenuto dell'atto, la volontà del testatore, non è consentito — alla stregua del primario criterio ermeneutico...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7422 del 11 aprile 2005
«L'interpretazione della volontà del testatore espressa nella scheda testamentaria, risolvendosi in un accertamento di fatto demandato al giudice di merito, è compito esclusivo di questo, nel senso che a lui è riservata la scelta e la valutazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12861 del 28 dicembre 1993
«L'interpretazione del testamento è caratterizzata, rispetto a quella contrattuale, da una più penetrante ricerca, al di là della mera dichiarazione, della volontà del testatore, la quale, alla stregua delle regole ermeneutiche di cui all'art. 1362...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2107 del 15 marzo 1990
«Il giudice del merito, nell'interpretazione del testamento, la quale si risolve in un accertamento di fatto insindacabile in sede di legittimità se immune da vizi logici e giuridici, può attribuire alle espressioni adoperate nell'atto un...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9467 del 12 luglio 2001
«Al fine di distinguere tra disposizioni testamentarie a titolo universale — che, indipendentemente dalle espressioni e dalle denominazioni usate dal testatore, sono attributive della qualità di erede — e disposizioni a titolo particolare — che,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 230 del 5 gennaio 2011
«Ai fini dell'accertamento sulla sussistenza o meno della capacità di intendere e di volere del "de cuius" al momento della redazione del testamento, il giudice del merito non può ignorare il contenuto del testamento medesimo e gli elementi di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5620 del 22 maggio 1995
«L'incapacità naturale del disponente che ai sensi dell'art. 591 c.c. determina l'invalidità dei testamento non si identifica in una genetica alterazione del normale processo di formazione ed estrinsecazione della volontà ma richiede che, a causa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11703 del 18 settembre 2001
«Quando il testamento olografo risulti redatto in più fogli separati, occorre, perché la manifestazione del testatore possa essere ritenuta valida, che tra i diversi fogli esista un collegamento materiale e che tra le varie disposizioni in essi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9674 del 6 novembre 1996
«Nel testamento pubblico quando il notaio fa menzione di una dichiarazione del testatore riguardante una causa impeditiva della sottoscrizione dell'atto (la quale può essere costituita da qualsiasi impedimento fisico anche temporaneo e quindi anche...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 24637 del 3 dicembre 2010
«Il motivo del testamento consiste nella ragione determinante di esso, come quella che domina la volontà del testatore nel momento in cui detta o redige le disposizioni di ultima volontà, cosicché, per potersi parlare di motivo erroneo, tale da...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5131 del 3 marzo 2011
«Ai fini dell'identificazione del soggetto beneficiario di una disposizione testamentaria, che non sia individuato nominativamente, occorre richiamarsi non alla situazione in essere all'atto della redazione del testamento, bensì a quella che si sia...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11844 del 6 agosto 2003
«Le disposizioni testamentarie previste dall'art. 630 c.c., che con elencazione meramente esemplificativa dei destinatari fa riferimento genericamente ai poveri e «simili», si caratterizzano per essere indirizzate a categorie di persone in largo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5124 del 9 giugno 1997
«Alla risoluzione della disposizione testamentaria domandata dall'erede nei confronti del legatario (o del coerede) inadempiente all'eventuale modus apposto dal testatore (espressamente qualificata in termini di risoluzione per inadempimento...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2081 del 12 giugno 1969
«Sia nell'ipotesi di legato di cosa dell'onerato o di un terzo, sia in quella di cosa solo in parte del testatore, la consapevolezza del testatore di legare cosa in tutto od in parte non propria, esclude la nullità totale o parziale del legato....»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1318 del 23 aprile 1969
«L'art. 675 c.c. ammette l'accrescimento tra collegatari solo quando sia stato legato un medesimo oggetto e solo quando dal testamento non risulti una contraria volontà del testatore. Pertanto, l'accrescimento poggia su una volontà anche presunta,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 454 del 25 febbraio 1970
«A norma dell'art. 682 c.c., una disposizione testamentaria deve ritenersi tacitamente revocata quando esiste, tra essa ed altra di data posteriore, incompatibilità oggettiva (impossibilità di dare esecuzione sia all'una che all'altra) o anche solo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10 del 9 gennaio 1973
«L'art. 684 c.c. — secondo cui il testamento olografo distrutto, lacerato o cancellato, in tutto o in parte, si considera in tutto o in parte revocato, a meno che si provi che fu distrutto, lacerato o cancellato da persona diversa dal testatore,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6143 del 5 luglio 1996
«L'omessa trascrizione delle conclusioni delle parti nell'epigrafe della sentenza non è causa di nullità, ma può rilevare come vizio di motivazione su un punto decisivo o come omessa pronuncia su un capo di domanda, qualora dalla motivazione stessa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2918 del 7 aprile 1990
«L'art. 718 c.c., nel riconoscere a ciascuna delle parti del giudizio di divisione il diritto di conseguire la sua porzione in natura di un bene immobile comodamente divisibile, attribuisce al giudice, onde realizzare la divisione in natura, il...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7797 del 13 luglio 1991
«In tema di divisione ereditaria, l'art. 723 c.c. prescrive che i condividenti, nel corso delle operazioni divisionali, si debbono rendere i conti, ma non stabilisce le modalità del rendiconto, né in particolare impone il ricorso a quelle degli...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1528 del 21 febbraio 1985
«Ai fini della determinazione dei frutti che uno dei condividenti deve corrispondere in relazione alla detenzione di un immobile oggetto di divisione giudiziale occorre far riferimento ai frutti civili, i quali si identificano nel corrispettivo del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 25646 del 23 ottobre 2008
«Nel giudizio di divisione ereditaria, la collazione per imputazione nella quale il giudice, a norma degli artt. 724 e 725 c.c., imputa alla quota del coerede le somme di denaro delle quali il medesimo sia debitore verso gli altri coeredi, per poi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3617 del 11 aprile 1987
«Dal combinato disposto del secondo comma dell'art. 724 e del primo comma dell'art. 725 c.c. si evince che nel giudizio di divisione, il giudice, prima della formazione delle singole porzioni, deve imputare alla quota del coerede le somme di danaro...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 398 del 26 gennaio 1985
«Con riguardo a divisione ereditaria allorquando i crediti e i debiti tra coeredi derivano dallo stato di comunione ereditaria, l'imputazione di essi allo scopo di assicurare il soddisfacimento delle ragioni creditorie, mediante il prelevamento dei...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11519 del 25 maggio 2011
«In tema di divisione giudiziale, qualora al condividente sia assegnato un bene di valore superiore alla sua quota (trattandosi di bene non comodamente divisibile, attribuito al titolare della quota maggiore ex art. 720 c.c.) e, sin dall'apertura...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 21632 del 21 ottobre 2010
«In tema di divisione ereditaria, la stima di beni immobili per la formazione delle quote va compiuta con riferimento al valore venale da essi posseduto al tempo della divisione, coincidente, nel caso di divisione giudiziale, con il momento di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7059 del 15 maggio 2002
«In tema di divisione giudiziale la stima dei beni da dividere e la scelta del criterio da adottare per la determinazione del valore di tali beni, con riguardo a natura, ubicazione, consistenza, possibile utilizzazione e condizioni di mercato,...»