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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 24026 del 26 novembre 2010
«In tema di concordato fallimentare, proposto (nella specie, dal curatore) nella vigenza del d.l.vo n. 5 del 2006 e prima del d.l.vo n. 169 del 2007, in una procedura di fallimento disciplinata, ad ogni altro effetto, dal testo originario del r.d....»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3327 del 12 febbraio 2010
«In tema di omologazione del concordato fallimentare, secondo la nuova disciplina di cui al d.l.vo 9 gennaio 2006, n. 5, applicabile "ratione temporis", avendo il legislatore demandato al curatore, al comitato dei creditori e a tutti i creditori...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4253 del 3 maggio 1994
«Agli effetti dell'imposta di registro, nel sistema disciplinato dal D.P.R. 26 ottobre 1972 n. 634, la sentenza di omologazione del concordato fallimentare — quale atto autoritativo, conclusivo di una complessa procedura, che trasforma in obbligo...»
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Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 2672 del 22 febbraio 2012
«La dichiarazione di risoluzione del concordato fallimentare, che sia stato omologato anteriormente alla modifica dell'art. 137 legge fall., quale introdotta dal D.L.vo n. 169 del 2007 ed entrata in vigore il 1 gennaio 2008, è assoggettata alle...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 44860 del 2 dicembre 2008
«Ai fini dell'applicazione della disciplina del concorso formale e del reato continuato in sede esecutiva, l'individuazione della violazione più grave è affidata al criterio concreto della pena più grave inflitta, che si differenzia da quello...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 594 del 20 febbraio 1999
«Nell'applicare, in fase esecutiva, la disciplina del concorso formale o del reato continuato, il giudice gode di una cognizione piena, con l'unico limite, collegato alla autorità del giudicato, che la continuazione tra i reati non sia stata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 481 del 10 marzo 1997
«La disposizione di cui all'art. 671, comma terzo, c.p.p. deve essere interpretata nel senso che il riconoscimento del concorso formale o della continuazione in sede esecutiva realizza solo un presupposto necessario, ma non sufficiente, perché il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2819 del 5 giugno 1995
«L'applicazione della disciplina del concorso formale e del reato continuato in executivis ai sensi dell'art. 671 c.p.p. non è consentita con riferimento a fatti giudicati con unica sentenza, in quanto si verrebbe, in caso contrario, a violare il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1490 del 17 giugno 1994
«La rideterminazione della pena da parte del giudice dell'esecuzione è prevista, a norma dell'art. 671 c.p.p., soltanto per la disciplina del concorso formale o della continuazione. Non può farsi ricorso a tale norma per il caso di successioni di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4909 del 20 gennaio 1993
«L'applicazione della disciplina del concorso formale e del reato continuato, prevista dall'art. 671 c.p.p., è esclusa in relazione a reati già estinti per effetto dell'ammistia e per i quali in conseguenza, non si verifica l'effetto negativo che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2784 del 7 luglio 1992
«L'applicazione della disciplina della continuazione o del concorso formale in sede esecutiva, ai sensi dell'art. 671 c.p.p., è preclusa, con riguardo a fatti giudicati con unica sentenza, ogni qual volta risulti che il giudice di cognizione, per...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4855 del 4 aprile 1990
«L'attenuante di cui al quarto comma dell'art. 289 bis c.p. è applicabile non solo quando uno dei concorrenti si dissoci e si adoperi per la liberazione dell'ostaggio, ma anche quando detta liberazione avvenga per decisione unanime di tutti i...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 118 del 3 marzo 1992
«La richiesta rivolta al giudice dell'esecuzione con la quale si instaura il procedimento disciplinato dall'art. 666 c.p.p. non ha natura di impugnazione e, pertanto, non può essere dichiarata inammissibile per il solo fatto che, a sostegno di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 38296 del 23 ottobre 2001
«Il potere del giudice dell'esecuzione di concedere la sospensione condizionale della pena non ha portata generale, ma è strettamente connesso al riconoscimento del concorso formale o della continuazione, e non può essere esteso ad altre ipotesi,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5159 del 19 novembre 1996
«L'erronea applicazione dell'entità dell'indulto da parte del giudice della cognizione, causata dall'omesso calcolo della detenzione presofferta, non è di ostacolo, sempre che la questione non abbia formato oggetto di contestazione e di risoluzione...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4648 del 7 maggio 1993
«L'art. 672 c.p.p., innovando la disciplina contenuta nell'art. 593 del previgente codice, secondo cui solo il pretore poteva procedere d'ufficio, quale giudice dell'esecuzione, all'applicazione dell'amnistia o dell'indulto al condannato, ha...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 412 del 25 maggio 1992
«L'art. 672, primo comma, c.p.p., innovando la disciplina prevista dall'art. 593, primo e terzo comma, c.p.p. previgente — il quale prevedeva che solo il pretore poteva procedere di ufficio all'applicazione dell'amnistia e dell'indulto al...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1534 del 12 maggio 1992
«L'eventuale ineseguibilità, in concreto, anche per l'intervento di cause estintive della pena, di uno dei provvedimenti presi in esame ai fini del cumulo — fosse anche quello divenuto per ultimo irrevocabile — non incide sull'attribuzione della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7338 del 25 febbraio 2002
«In tema di esecuzione, quando la revoca di benefici sia prevista come obbligatoria ed automatica, la pur necessaria pronuncia formale adottata ai sensi dell'art. 674 c.p.p. dal giudice dell'esecuzione ha un carattere meramente dichiarativo e...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17121 del 21 luglio 2010
«In tema di responsabilità degli amministratori di società a responsabilità limitata, la riforma societaria di cui al d.l.vo n. 6 del 2003, che pur non prevede più il richiamo, negli artt. 2476 e 2487 c.c., agli artt. 2392, 2393 e 2394 c.c., e cioè...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8924 del 24 luglio 1992
«La trasformazione di una società di persone in società di capitali non comporta l'estinzione di un soggetto e la creazione di un altro soggetto, ma la semplice modificazione della struttura e dell'organizzazione societaria, che lascia immutata...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2711 del 4 febbraio 2009
«L'art 147 della legge fall. (nel testo anteriore al d.lgs. 9 gennaio 2006, n. 5), nella parte in cui commina l'estensione del fallimento della società ai soci illimitatamente responsabili, si riferisce a quelle società che, in base al tipo legale,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 448 del 8 aprile 1999
«Le cause di estinzione del reato che possono essere dichiarate in sede esecutiva, ai sensi dell'art. 676 c.p.p., sono esclusivamente quelle che operano dopo la condanna, cioè successivamente al passaggio in giudicato del provvedimento con cui la...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2414 del 28 luglio 1995
«L'art. 676 c.p.p., che prevede altre competenze del giudice dell'esecuzione, non costituisce una deroga al principio generale dell'intangibilità del giudicato e del suo effetto preclusivo, poiché, quanto all'estinzione del reato, si riferisce solo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2156 del 8 giugno 1994
«I benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione possono essere concessi solo dal giudice della cognizione con la sentenza o con il decreto di condanna, salvo il caso eccezionale, previsto dall'art. 671, comma 3, c.p.p.,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1182 del 7 luglio 1995
«L'art. 676 c.p.p., nell'indicare le altre competenze affidate al giudice dell'esecuzione, tra le quali indica anche quella in ordine alla confisca, precisa che il giudice procede a norma dell'art. 667, comma 4, stesso codice, per cui è tenuto a...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 13789 del 10 aprile 2002
«Nel procedimento di prevenzione il richiamo del comma sesto dell'art. 4 della legge 27 dicembre 1956 n.1423, che rinvia, per la individuazione delle norme applicabili, agli artt. 636 e 637 del codice di rito abrogato, deve intendersi riferito alle...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2323 del 7 giugno 2001
«Nel procedimento per la revoca dei benefici penitenziari non è prevista la previa indicazione, nell'avviso di udienza, delle violazioni che si addebitano al condannato, né, comunque, delle circostanze da valutare nell'udienza stessa, restando il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 636 del 23 marzo 1994
«Pur non potendosi parlare di formazione del giudicato in materia di istanze di applicazione di misure alternative alla detenzione, trattandosi di decisioni formulate allo stato degli atti, tuttavia nella relativa procedura si realizza l'effetto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9553 del 28 agosto 1998
«La mancata od erronea indicazione della data della sentenza impugnata nel decreto di citazione per il giudizio di appello non determina alcuna nullità, la quale, da un lato, non è prevista dall'art. 601 c.p.p. e, dall'altro, non rientra tra quelle...»