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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4373 del 27 marzo 2002
«Nell'interpretazione del testamento non trova applicazione il criterio, valido per i contratti, della minore onerosità per l'obbligato, sancito dall'art. 1371 c.c., non essendo ipotizzabile un conflitto di interessi tra i soggetti del rapporto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 74 del 4 gennaio 1995
«La disposizione di cui all'art. 1371 c.c., che impone di interpretare il contratto nel senso meno gravoso per l'obbligato, se è a titolo gratuito, e nel senso che esso realizzi l'equo contemperamento degli interessi delle parti, se è a titolo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1346 del 17 marzo 1978
«Il criterio ermeneutico sussidiario, dettato dall'art. 1371 c.c., sulla interpretazione del contratto oneroso nel senso che realizzi l'equo comportamento degli interessi delle parti, è applicabile esclusivamente con riferimento a prestazioni che...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12476 del 11 dicembre 1998
«L'efficacia del negozio di risoluzione per mutuo dissenso non può decorrere da un momento successivo alla sua stipulazione, attribuendo così efficacia ultrattiva al precedente contratto, in quanto ciò contraddirebbe l'essenza del negozio solutorio...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14970 del 4 agosto 2004
«Il recesso unilaterale rappresenta una causa estintiva ordinaria di qualsiasi rapporto di durata a tempo indeterminato, rispondendo all'esigenza di evitare la perpetuità del vincolo obbligatorio, la quale è in sintonia con il principio di buona...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 25047 del 27 novembre 2009
«I principi di buona fede e correttezza sono previsti dal codice civile, come tali, in riferimento alla fase dello svolgimento delle trattative contrattuali (art. 1337), a quella dell'interpretazione del contratto (art. 1366) ed a quella della sua...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 20106 del 18 settembre 2009
«I princìpi di correttezza e buona fede nell'esecuzione e nell'interpretazione dei contratti, di cui agli artt. 1175, 1366 e 1375 c.c., rilevano sia sul piano dell'individuazione degli obblighi contrattuali, sia su quello del bilanciamento dei...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13345 del 7 giugno 2006
«In tema di contratti, il principio della buona fede oggettiva, cioè della reciproca lealtà: di condotta, deve presiedere all'esecuzione del contratto, cosa come alla sua formazione ed alla sua interpretazione e, in definitiva, accompagnarlo in...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5240 del 15 marzo 2004
«La clausola generale di buona fede nell'esecuzione del contratto impone a ciascuna delle parti del rapporto obbligatorio il dovere di agire in modo da preservare gli interessi dell'altra, a prescindere dall'esistenza di specifici obblighi...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13131 del 30 dicembre 1997
«I principi di correttezza e buona fede di cui agli artt. 1175 e 1375 c.c. sono stati codificati dal legislatore come regulae iuris di carattere generale con esclusivo riferimento ai rapporti precontrattuali ed all'interpretazione ed esecuzione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8522 del 27 settembre 1996
«La diversità tra l'ordinario risarcimento del danno e l'indennizzo contemplato dall'art. 1381 codice civile consiste, anche sotto il profilo processuale, nel fatto che, a differenza del risarcimento del danno, che tende a ricostruire la situazione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6298 del 10 luglio 1996
«È legittima la clausola penale con cui le parti, nell'esercizio della libertà di autodeterminazione patrimoniale loro riconosciuta dall'ordinamento (art. 1322 codice civile), fissino, per il mero ritardo nell'adempimento, gli interessi in misura...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12013 del 3 dicembre 1993
«La clausola penale con cui le parti, nell'esercizio della libertà di autodeterminazione patrimoniale loro riconosciuta dall'ordinamento, fissino la misura degli interessi moratori al di sotto di quella legale, non è affetta da nullità per...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2601 del 14 aprile 1983
«L'obbligo del debitore inadempiente di corrispondere gli interessi non resta escluso per il caso in cui sia prevista una penale, ove questa sia stata pattuita per ristorare il creditore del solo danno derivante dall'inadempimento, e non anche...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3789 del 11 giugno 1981
«Poiché la penale, prevista all'art. 1382 c.c., avendo lo scopo — ove non sia stata convenuta la risarcibilità del danno ulteriore — di limitare il risarcimento alla prestazione pattuita, si identifica con l'obbligazione di pagare una...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11115 del 21 ottobre 1991
«Il potere del giudice del merito di riduzione della penale ai sensi dell'art. 1384 c.c. in caso di adempimento parziale dell'obbligazione va esercitato tenendo presente l'interesse patrimoniale che il creditore avrebbe avuto all'esecuzione totale,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5324 del 4 aprile 2003
«In tema di contratto di mutuo, l'art. 1 della L. n. 108 del 1996, che prevede la fissazione di un tasso soglia al di là del quale gli interessi pattuiti debbono essere considerati usurari, riguarda sia gli interessi corrispettivi che gli interessi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3931 del 8 giugno 1983
«Il versamento di una somma a titolo di caparra da parte di uno dei contraenti, pur se si presenta astrattamente più congeniale ad un contratto preliminare, non è necessariamente incompatibile con la natura definitiva del contratto, atteso che la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11673 del 21 maggio 2007
«In materia di contratti, agli effetti dell'interpretazione della disposizione contenuta nell'art. 1419 c.c., vige la regola secondo cui la nullità parziale non si estende all'intero contenuto della disciplina negoziale se permane l'utilità del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2411 del 19 aprile 1982
«In caso di nullità parziale di un negozio, l'indagine diretta a stabilire, ai fini della conservazione del negozio stesso, se la pattuizione nulla debba ritenersi essenziale va condotta con criterio oggettivo, con riferimento alla perdurante...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 645 del 23 gennaio 1999
«La disposizione dell'art. 1419, secondo comma, c.c., a norma della quale la nullità di singole clausole contrattuali non importa la nullità del contratto, quando le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme imperative, impedisce che al...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8204 del 29 aprile 2004
«Il bilancio redatto dal commissario nominato in sostituzione degli organi ordinari di una società di assicurazioni a norma dell'art. 7 della legge 12 agosto 1982, n. 576 (Riforma della vigilanza sulle assicurazioni), come sostituito dall'art. 2...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 923 del 24 marzo 1972
«La norma dell'art. 1424 c.c. contempla la conversione del negozio nullo sul presupposto implicito della ignoranza di tale nullità, al momento della conclusione del contratto, in quanto prevede che, ove le parti l'avessero in tal momento...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5139 del 3 aprile 2003
«In riferimento al contratto di transazione, va distinta la cosiddetta «transazione generale» dalla «transazione speciale»: con la prima le parti in lite chiudono definitivamente ogni contestazione su tutti i loro pregressi rapporti, costituendo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3001 del 1 aprile 1996
«Le dichiarazioni precontrattuali con le quali una parte cerchi di rappresentare la realtà nel modo più favorevole ai propri interessi (nella specie, riguardanti l'affidamento che un'impresa riscuote sul mercato) non integrano gli estremi del dolus...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 936 del 7 febbraio 1984
«Se il rappresentante di una società di persone non spende il nome della società (o il nome degli altri soci, quando si tratta di socio di una società di fatto), il negozio concluso spiega effetto solo nei confronti del rappresentante medesimo,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6755 del 5 maggio 2003
«Ai fini dell'annullabilità del contratto concluso dal rappresentante in conflitto d'interessi con il rappresentato, a norma dell'art. 1394 c.c. la comunanza d'interessi fra rappresentante ed il terzo e la convivenza tra loro, specialmente quando...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5371 del 18 giugno 1987
«La riferibilità al minore del contratto stipulato dal genitore, quale rappresentante legale, pur non restando esclusa dalla mancanza di un'espressa spendita del nome del rappresentato (essendo in proposito sufficiente una volontà anche tacita,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 16937 del 25 luglio 2006
«Il contratto preliminare deve essere inteso come struttura negoziale autonoma destinata (quantomeno in ipotesi di c.d. «preliminare impuro» ovvero «a prestazioni anticipate») a realizzare un assetto di interessi prodromico a quello che sarà...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 22234 del 21 ottobre 2009
«Il conferimento del potere di rappresentanza, sia nella forma esplicita della procura, sia come facoltizzazione implicita in un altro negozio, consiste sempre in una dichiarazione unilaterale ricettizia indirizzata alla controparte, o comunque...»