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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2589 del 25 marzo 1988
«La norma dell'art. 1227 c.c., concernente il concorso del fatto colposo del creditore, si limita a fare applicazione concreta alla colpa del danneggiato del più generale principio di causalità, ma non implica l'affermazione di un dovere primario...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2675 del 28 aprile 1984
«In tema di risarcimento del danno il principio di irrisarcibilità dei danni evitabili con l'uso dell'ordinaria diligenza dal danneggiato trova limite nel divieto assoluto di intervento che, pur nel fine lecito di contenere l' iter evolutivo dei...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4174 del 15 luglio 1982
«L'osservanza degli obblighi di diligenza e di buona fede che fanno carico al creditore o al danneggiato impone a questi ultimi soltanto un comportamento corretto, rivolto a circoscrivere il pregiudizio subito e ad impedirne l'eventuale espansione,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 19139 del 29 settembre 2005
«In tema di responsabilità del conduttore per la ritardata restituzione del bene locato ex art. 1591 c.c., l'ordinaria diligenza richiesta al creditore dall'art. 1227, secondo comma, c.c., per evitare un suo concorso nella produzione del danno,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9898 del 11 maggio 2005
«In tema di risarcimento del danno cui è tenuto il datore di lavoro in conseguenza del licenziamento illegittimo e con riferimento alla limitazione dello stesso, ex art. 1227, secondo comma, c.c., in relazione alle conseguenze dannose discendenti...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22503 del 1 dicembre 2004
«In tema di equa riparazione ai sensi della legge 24 marzo 2001, n. 89 per violazione della durata ragionevole del processo, la negligenza della parte del processo dinanzi al tribunale amministrativo regionale nella presentazione della istanza di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10072 del 26 novembre 1994
«In tema di risarcimento del danno nei rapporti obbligatori, nella nozione di ordinaria diligenza del creditore di cui all'art. 1227, comma 2, c.c., rientra anche il tempestivo esercizio del proprio diritto, ossia l'esercizio non differito fino al...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7872 del 16 luglio 1991
«Ai fini della liquidazione del danno derivante da licenziamento illegittimo, la misura del risarcimento dovuto ai sensi dell'art. 18, L. n. 300 del 1970 (commisurato alle retribuzioni non percepite dal lavoratore per il periodo successivo al...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5035 del 7 maggio 1991
«Il dovere di correttezza imposto dall'art. 1227 c.c. al danneggiato presuppone un'attività dalla quale certamente il danno sarebbe stato evitato o ridotto, ma non implica l'obbligo di iniziare un'azione giudiziaria o un'azione esecutiva, in quanto...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3101 del 22 marzo 1991
«Il diritto del creditore di una somma di denaro al risarcimento del maggior danno subito durante la mora debendi , a norma dell'art. 1224, comma secondo, c.c., non può essere escluso o limitato, ai sensi dell'art. 1227, comma secondo, c.c., in...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15980 del 6 luglio 2010
«L'atto con il quale le parti convengono la modificazione quantitativa di una precedente obbligazione ed il differimento della scadenza per il suo adempimento, non costituisce una novazione e non comporta, dunque, l'estinzione dell'obbligazione...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8527 del 8 aprile 2009
«La novazione non forma oggetto di un'eccezione in senso proprio, come si deduce dalla nozione e dalla disciplina quali delineate negli artt. 1230 - 1235 c.c., poste a raffronto con l'espressa previsione della non rilevabilità d'ufficio della...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1218 del 21 gennaio 2008
«L'atto con il quale le parti convengono la modificazione quantitativa di una precedente obbligazione ed il differimento della scadenza per il suo adempimento, non costituisce una novazione e non comporta, dunque, l'estinzione dell'obbligazione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 22339 del 24 ottobre 2007
«L'atto con il quale le parti convengono una modificazione accessoria di una precedente obbligazione, pur non costituendo una novazione e non comportando, dunque, l'estinzione dell'obbligazione originaria, ha, in ogni caso, natura contrattuale ed è...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16038 del 17 agosto 2004
«Poiché la novazione oggettiva si configura come un contratto estintivo e costitutivo di obbligazioni, caratterizzato dalla volontà di far sorgere un nuovo rapporto obbligatorio in sostituzione di quello precedente con nuove ed autonome situazioni...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12039 del 12 settembre 2000
«L'animus novandi, che dev'essere comune ad entrambe le parti e rappresenta la volontà di estinguere l'obbligazione precedente, costituisce elemento essenziale della novazione, che rispecchia lo specifico intento negoziale dei contraenti e...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5117 del 22 maggio 1998
«La modifica dell'oggetto del contratto integra una novazione quando dà luogo ad una nuova obbligazione incompatibile con il persistere della obbligazione originaria.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4363 del 19 aprile 1995
«La novazione quale modo di estinzione dell'obbligazione diverso dall'adempimento implica la imprescindibile necessità che all'accordo novativo intervengano tutti i soggetti del rapporto che si intende modificare, non potendo alcuna modificazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5274 del 6 agosto 1983
«La novazione oggettiva, quale modo di estinzione dell'obbligazione diverso dall'adempimento, oltre a presupporre l'esistenza di un'obbligazione inadempiuta o adempiuta solo in parte, è caratterizzata dalla stretta connessione tra l'elemento...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5279 del 6 agosto 1983
«Non integra novazione l'accordo con cui le parti regolano puramente e semplicemente le modalità relative all'esecuzione dell'obbligazione preesistente, senza alterarne l'oggetto o il titolo, avendo il nuovo negozio per oggetto soltanto...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2529 del 9 aprile 1983
«Può aversi novazione oggettiva, ai sensi dell'art. 1230 c.c., anche quando le parti sostituiscano all'obbligazione originaria una nuova obbligazione, avente oggetto e titolo diverso, con l'intento inequivoco di estinguere la prima ancorché...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3754 del 26 luglio 1978
«In materia di novazione l'intento di estinguere l'obbligazione precedente con la creazione di una nuova deve risultare in maniera non equivoca da fatti incompatibili con la volontà di mantenere in vita l'obbligazione originaria.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 105 del 12 gennaio 1973
«La cessione di contratto, costituendo un negozio trilatero, può realizzare il mezzo tecnico per attuare la novazione soggettiva del rapporto originariamente posto in essere, ma solo con l'intervento di tutti i soggetti interessati e cioè del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 337 del 25 gennaio 1978
«A norma dell'art. 1235 c.c., per la novazione soggettiva si osservano le disposizioni disciplinanti i tre istituti della delegazione, dell'estromissione e dell'accollo, istituti che, contemplando le varie ipotesi di sostituzione del soggetto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4277 del 14 dicembre 1974
«Il vigente codice civile non prevede, come figura autonoma, la novazione soggettiva, la quale (art. 1235 c.c.), dal lato passivo, si può verificare o meno a seconda delle modalità e delle pattuizioni con cui avviene un mutamento soggettivo nel...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10293 del 7 maggio 2007
«In tema di remissione del debito, il carattere neutro della causa remissoria, secondo la previsione tipica dell'art. 1236 c.c., comporta che la relativa ricostruzione è devoluta alla cognizione esclusiva del giudice di merito, perché si fonda...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11749 del 18 maggio 2006
«La remissione del debito non richiede una forma solenne, in difetto di un'espressa previsione normativa, e può quindi essere desunta anche da una manifestazione tacita di volontà o da un comportamento concludente, purché siano tali da manifestare...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13169 del 4 ottobre 2000
«La natura negoziale della remissione, quale atto abdicativo, esige e postula che il diritto di credito si estingua conformemente alla volontà remissoria e nei limiti da questa fissati, ossia che l'estinzione si verifichi solo se ed in quanto...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2921 del 14 marzo 1995
«In tema di remissione del debito, il carattere neutro della causa remissoria, secondo la previsione tipica dell'art. 1236 c.c., rende conciliabile la figura con un particolare assetto di interessi di più ampia portata perseguito pattiziamente dal...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2021 del 22 febbraio 1995
«Nell'ambito dei modi di estinzione delle obbligazioni diversi dall'adempimento, mentre l'accordo remissorio, diretto ad estinguere il debito verso il pagamento, da parte del debitore, di una quota di esso, costituendo un tipico negozio a struttura...»