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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9390 del 4 settembre 1992
«Nell'ipotesi in cui l'imputato si allontani arbitrariamente dal luogo ove egli è tenuto a rimanere, perché sottoposto agli arresti domiciliari, l'attenuante del ravvedimento attuoso può essere applicata solo se, prima della condanna, egli si...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 609 del 18 gennaio 1990
«Il fermo in flagranza del reato di evasione esclude di per sé la ricorrenza dell'ipotesi dell'ultimo comma dell'art. 385 c.p., che prevede la costituzione spontanea dell'evaso in carcere prima della condanna e, quindi, l'applicabilità della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 17212 del 4 maggio 2007
«In tema di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, con riferimento all'ipotesi di cui al secondo comma dell'art. 388 c.p., il reato si consuma nel momento in cui l'agente elude — sia attraverso una condotta commissiva, compiendo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 32342 del 31 luglio 2003
«Perché si configuri la fattispecie di cui all'art. 388, primo comma, c.p., nella condotta di colui che simula la vendita di un bene immobile, è necessario che la finalità della vendita sia quella di sottrarsi agli obblighi di mantenimento nascenti...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 49678 del 6 luglio 2001
«Il reato di cui all'art. 388, comma 2, c.p. (elusione dell'esecuzione di un provvedimento del giudice civile concernente taluna delle materie indicate nella norma incriminatrice), è configurabile, nel caso di provvedimento consistente...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6572 del 13 giugno 1991
«Ai fini della sussistenza del reato di elusione di un provvedimento del giudice di cui all'art. 388, comma secondo, c.p., non è sufficiente un mero comportamento omissivo, ma è necessario un comportamento attivo ovvero commissivo del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4058 del 25 gennaio 2008
«Ai fini dell'integrazione del reato di cui all'art. 388, comma terzo, c.p., la nozione di proprietario adottata dalla norma penale è più ampia di quella assunta in sede civilistica, includendo ogni persona contro la quale è eseguito il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 32604 del 23 agosto 2001
«Non sussiste concorso formale fra il reato di cui all'art. 388 c.p. (sottrazione di cose pignorate) e il reato previsto dall'art. 216, primo comma, della legge fallimentare (bancarotta per distrazione), atteso che vi è identità fra la condotta e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8852 del 1 ottobre 1997
«La omessa consegna all'ufficiale giudiziario per la vendita di alcuni dei beni sottoposti a pignoramento dei quali l'imputato sia stato nominato custode integra il reato previsto dal quinto comma dell'art. 388 c.p. e non quello più grave previsto...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 15245 del 14 aprile 2015
«L'esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose o alle persone, commesso con minaccia dell'esercizio di un diritto, in sé non ingiusta, può integrare il reato di rapina se si estrinseca con modalità violente che denotano la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6068 del 10 febbraio 2015
«Integra il delitto di esercizio arbitrario continuato delle proprie ragioni, e non quello di maltrattamenti in famiglia, la condotta intimidatrice reiteratamente posta in essere in danno di familiari conviventi allo scopo di recuperare somme di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 41044 del 7 aprile 2015
«In materia religiosa, la critica è lecita quando - sulla base di dati o di rilievi già in precedenza raccolti o enunciati - si traduca nella espressione motivata e consapevole di un apprezzamento diverso e talora antitetico, risultante da una...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 2541 del 7 agosto 1990
«In tema di reati associativi, l'arresto dell'imputato comporta fisiologicamente la cessazione del vincolo associativo, a meno che non si dimostri la patologia di una ininterrotta permanenza in vinculis.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1799 del 27 maggio 1986
«L'arresto dell'associato non costituisce causa interruttiva della permanenza del delitto di partecipazione, semplice o qualificata, ad associazione per delinquere, ma può essere solo significativo dell'avvenuto suo recesso dal sodalizio e ciò va...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 19917 del 9 maggio 2013
«Nel di reato di associazione "capo" è non solo il vertice dell'organizzazione, quando questo esista, ma anche colui che abbia incarichi direttivi e risolutivi nella vita del gruppo criminale e nel suo esplicarsi quotidiano in relazione ai...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16164 del 21 novembre 1989
«Per ritenere sussistente la compartecipazione al delitto di associazione per delinquere, non è sufficiente l'accordo per la realizzazione di uno o più delitti tra quelli che formano oggetto del comune programma di delinquenza; occorre invece la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 49691 del 28 dicembre 2004
«In tema di associazione per delinquere, integra la condotta di partecipazione, specie in mancanza di un'affiliazione rituale, l'esplicazione di attività omogenee agli scopi del sodalizio, apprezzabili come concreto e causale contributo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1934 del 11 marzo 1986
«Non risponde del delitto di associazione per delinquere, di cui all'art. 416 c.p., colui che partecipi alla commissione di uno solo o di più reati qualora ignori l'esistenza dell'associazione stessa, mentre, invece, nell'ipotesi in cui egli sia a...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9630 del 6 novembre 1984
«Ai fini della consumazione del delitto previsto dall'art. 437 c.p. non può essere attribuita rilevanza assoluta alle «ripercussioni vantaggiose derivanti dalla realizzazione di economie per il mancato apprestamento delle apparecchiature» ovvero...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2699 del 22 marzo 1984
«In tema di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, il giudice, per affermare la responsabilità dell'agente, deve solo accertare che quest'ultimo abbia dolosamente omesso di collocare (ipotesi omissiva) oppure rimosso...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 36612 del 24 settembre 2003
«Ai fini della sussistenza della fattispecie legale dell'incendio colposo previsto dall'art. 449 c.p., o la mera accensione del fuoco, dovuta o meno a fatto del soggetto cui si addebita l'incendio o a qualsiasi altra causa, non ha giuridico...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43464 del 20 dicembre 2002
«I reati di incendio doloso e di incendio colposo possono concorrere quando le imputazioni si riferiscono a persone diverse, ma non in relazione ad uno stesso imputato, dovendo escludersi che il medesimo evento possa essere attribuito alla stessa...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10539 del 12 marzo 2015
«Ai fini della configurabilità del reato di detenzione di monete contraffatte, per metterle in circolazione, è necessario il dolo specifico - sub specie di intenzione del soggetto agente di mettere in circolazione le banconote contraffatte,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4265 del 4 gennaio 1996
«In tema di contraffazione di prodotti industriali, se è vero che la tutela penale è riservata esclusivamente ai marchi registrati ai sensi delle vigenti disposizioni del codice civile e dei trattati internazionali, tuttavia, quando si tratta di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4818 del 4 giugno 1986
«Con la previsione dei vari reati di falso documentale la legge penale intende colpire, a tutela della fede pubblica, il contrasto con la realtà nel quale il documento è stato volutamente posto dall'agente. Pertanto, la formazione di un nuovo atto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 834 del 1 febbraio 1993
«Quando l'autore della falsità è lo stesso soggetto che deve formare l'atto, non vi può essere falsificazione ideologica o alterazione materiale punibile fino a quando l'atto rimane nell'ambito della facoltà di disposizione dell'agente, il quale,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 869 del 29 gennaio 1992
«Il segretario comunale, il sindaco ed il membro anziano non hanno potere alcuno — in luogo e tempo diversi, successivi all'adunanza consiliare — di operare rifacimenti, rivisitazioni, interpretazioni, nel contenuto della deliberazione, come...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 30314 del 18 luglio 2008
«Integra il delitto di falso ideologico in atto pubblico (art. 479 c.p. ) la condotta del pubblico ufficiale che renda un'attestazione difforme dalla realtà nell'esercizio di una potestà certificativa inerente all'esercizio delle funzioni...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 16503 del 3 maggio 2005
«In tema di reati contro la fede pubblica, la falsa attestazione sui fogli di presenza da parte di un dipendente di ente pubblico circa la propria presenza in ufficio integra il delitto di falso ideologico in atto pubblico. (Ribadendo il principio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 42245 del 28 ottobre 2004
«In tema di falsità ideologica, configura il reato di cui all'art. 479 c.p. la falsa attestazione di aver prestato servizio compiuta dal dipendente di un'azienda sanitaria locale (nella fattispecie: tecnico di radiologia alle dipendenze...»