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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6712 del 15 maggio 2001
«Il potere-dovere del giudice di qualificare giuridicamente l'azione e di attribuire il nomen iuris al rapporto giuridico sostanziale dedotto in giudizio, anche in difformità rispetto alle deduzioni delle parti, trova un limite — la cui violazione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1505 del 2 febbraio 2001
«Nel caso di chiamata in garanzia, il rapporto di connessione esistente tra la domanda principale e quella di manleva, consentendo il simultaneus processus ai sensi dell'art. 106 c.p.c., determina l'assoggettamento di tutte le parti dell'unico...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 18241 del 15 settembre 2005
«Nella ipotesi di revoca della sentenza dichiarativa di fallimento, in assenza di estremi di responsabilità a carico del creditore istante, a seguito della soppressione del ruolo degli amministratori giudiziari e del fondo speciale per il compenso...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5119 del 10 maggio 1995
«La norma dell'art. 125 c.p.c. — che prevede la possibilità di rilasciare la procura al difensore in data posteriore alla notificazione dell'atto, purché anteriormente alla costituzione della parte rappresentata — non è applicabile nei procedimenti...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7620 del 5 giugno 2001
«Il principio, secondo cui, anche al di fuori dell'ambito di operatività dell'art. 138, secondo comma, c.p.c., il rifiuto del destinatario di un atto unilaterale recettizio di ricevere lo stesso non esclude che la comunicazione debba ritenersi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5260 del 4 marzo 2011
«La rimessione in termini, disciplinata dall'art. 184 bis c.p.c., "ratione temporis" applicabile, non può essere riferita ad un evento esterno al processo, impeditivo della costituzione della parte, quale la circostanza dell'infedeltà del legale...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1014 del 23 gennaio 2003
«L'art. 184 bis c.p.c. (introdotto dall'art. 19 della legge 26 novembre 1990, n. 353 e modificato quanto al primo comma dall'art. 6 del decreto legge 18 ottobre 1995, n. 432, convertito nella legge 29 dicembre 1995, n. 534) consente, nella sua...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3759 del 15 marzo 2001
«Il provvedimento del tribunale fallimentare confermativo del decreto del giudice delegato emesso in funzione del potere amministrativo di direzione e di vigilanza sull'attività del curatore, ancorché incidente di riflesso su diritti soggettivi...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1225 del 19 febbraio 1990
«In tema di assicurazione dei crediti commerciali, qualora il rapporto si articoli in una Convenzione-quadro, la quale preveda, in relazione ad ogni nuova esposizione creditoria dell'assicurato verso terzi, una comunicazione dell'assicurato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2787 del 23 maggio 1997
«In tema di conflitto di competenza, l'espressione «medesimo fatto» è assunta nel suo significato comune per designare l'elemento materiale del reato, nelle sue tre componenti costituite dalla condotta, dall'evento e dal rapporto di causalità,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3253 del 6 luglio 1995
«A norma dell'art. 28 c.p.p. vi è conflitto negativo di competenza quando, in qualsiasi stato e grado del processo, due o più giudici ordinari ricusano di prendere cognizione del medesimo fatto attribuito alla medesima persona. L'uso del termine...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16529 del 21 agosto 2004
«La valutazione in ordine all'attendibilità di un teste deve avvenire soprattutto in relazione, al contenuto della dichiarazione e non aprioristicamente per categorie, in quanto in quest'ultima ipotesi il giudizio sull'attendibilità sfocerebbe...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5133 del 26 maggio 1999
«Qualora il giudice del merito ritenga sussistere un insanabile contrasto tra le varie deposizioni testimoniali in ordine ai fatti costitutivi della domanda e quindi rigetti la stessa, è configurabile la violazione del criterio dell'art. 116, primo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10650 del 24 aprile 2008
«Il giudice civile può trarre argomenti di prova, ai sensi dell'art. 116, secondo comma, c.p.c., da un documento proveniente dal difensore, formato in altro giudizio, in rapporto al comportamento processuale della parte che non ne abbia contestato...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 701 del 21 gennaio 1995
«Perché una presunzione sia giuridicamente valida e consenta di ritenere un fatto accertato nel giudizio, non è necessario che il fatto ignoto appaia come l'unica conseguenza possibile dei fatti noti, ma è sufficiente che sia da questi deducibile...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10820 del 11 maggio 2007
«Non è preclusa la prova testimoniale contro le attestazioni, recepite nei verbali annessi al rapporto della polizia giudiziaria, le quali, assolvendo alla funzione — diversa da quella propria dell'atto pubblico — di informativa all'autorità...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2865 del 11 marzo 1995
«La decisione del giudice di merito, quando si basa solo su prove indirette, deve essere sorretta, perché possa considerarsi soddisfatta l'esigenza di motivazione della sentenza, da un apparato argomentativo logicamente congruo che colleghi, da un...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1756 del 13 luglio 1967
«Le pronunce di accertamento giudiziali si distinguono in sentenze dichiarative e sentenze costitutive. Le prime dichiarano la volontà della legge rispetto alla fattispecie concreta con funzione di mero accertamento e, per la loro stessa natura,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5855 del 9 maggio 2000
«L'esistenza della sentenza civile è determinata (salvo ipotesi particolari, quale quella del rito del lavoro, ovvero dei riti ad esso legislativamente equiparati o specialmente disciplinati), dalla sua pubblicazione mediante deposito nella...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6161 del 5 luglio 1996
«Ad eccezione di particolari ipotesi (come nel rito del lavoro, ovvero nei riti ad esso legislativamente equiparati e specialmente disciplinati), l'esistenza della sentenza civile è determinata dalla sua pubblicazione mediante deposito nella...»
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Cassazione civile, Sez. VI-5, sentenza n. 3906 del 12 marzo 2012
«In tema di notificazioni, la dimostrazione dell'insussistenza del rapporto di parentela tra il destinatario dell'atto e la persona che risulti indicata come consegnataria nella relata di notifica può essere offerta mediante prova documentale,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 322 del 11 gennaio 2007
«L'art. 139 c.p.c., consentendo la consegna della copia dell'atto da notificare a persona di famiglia del destinatario, per l'ipotesi in cui non sia stata possibile la consegna nelle mani di quest'ultimo, non impone all'ufficiale giudiziario...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 23368 del 30 ottobre 2006
«In tema di notificazioni, la consegna dell'atto da notificare «a persona di famiglia» secondo il disposto dell'art. 139 c.p.c., non postula necessariamente né il solo rapporto di parentela — cui è da ritenersi equiparato quello di affinità — né...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9658 del 24 luglio 2000
«L'art. 139 c.p.c. fa discendere la presunzione “iuris tantum” di conoscenza, da parte del destinatario, dell'atto di citazione notificatogli, idonea alla instaurazione del rapporto processuale, dalla consegna dell'atto stesso effettuata, presso la...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 250 del 23 aprile 1999
«In assenza del destinatario, la notificazione o presso l'abitazione del destinatario, o presso l'ufficio (o il luogo di esercizio dell'industria o del commercio), in base all'art. 139, secondo comma, c.p.c. può avvenire mediante consegna della...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8597 del 5 settembre 1997
«Le persone di famiglia del destinatario dell'atto che sono abilitate a ricevere la consegna non sono soltanto i componenti del nucleo familiare in senso stretto legati da uno stabile rapporto di convivenza, ma in genere gli altri parenti (o...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 239 del 10 gennaio 2007
«In caso di notificazione effettuata a norma dell'art. 139, comma secondo, c.p.c., con consegna dell'atto a persona qualificatasi (secondo le dichiarazioni rese all'ufficiale giudiziario e dal medesimo riportate nella relata di notificazione) quale...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 16164 del 28 ottobre 2003
«In caso di notificazione ai sensi dell'art. 139, secondo comma, c.p.c., la qualità di persona di famiglia o di addetta alla casa, all'ufficio o all'azienda di chi ha ricevuto l'atto si presume iuris tantum dalle dichiarazioni recepite...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 793 del 19 novembre 1999
«In tema di notificazione eseguita ai sensi dell'art. 139 c.p.c., l'invalidità della stessa non può essere contestata sulla base del solo difetto di rapporto di lavoro subordinato tra consegnatario e destinatario, essendo, invece, sufficiente che...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7329 del 5 luglio 1993
«In tema di notificazione, agli effetti della disposizione di cui all'art. 139 c.p.c., il termine «ufficio» comprende il luogo in cui il destinatario svolga in modo continuativo attività lavorativa o presti, comunque, servizio, anche se trattasi di...»