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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5904 del 7 novembre 1981
«Perché un'apertura possa considerarsi veduta, non basta la mera possibilità di una ispectio e di una prospectio sul fondo del vicino, ma è altresì necessario che la possibilità di guardare nel fondo medesimo e di sporgere il capo e vedere nelle...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3441 del 8 marzo 2001
«Esula dall'applicazione della normativa prevista dagli artt. 901 e 904 c.c. quell'apertura che si apre in un muro comune tra un vano e l'altro del medesimo edificio con lo scopo di dare ad uno di essi aria e luce attraverso l'altro. Tale apertura...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8736 del 26 giugno 2001
«Il requisito dell'apparenza della servitù discontinua, richiesto al fine della sua costituzione per usucapione si configura quale presenza di segni visibili di opere di natura permanente obiettivamente destinate al suo esercizio tali da rivelare...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2650 del 4 marzo 1993
«Il requisito dell'apparenza necessario ai sensi dell'art. 1061 c.c. per l'acquisto della servitù per usucapione o per destinazione del padre di famiglia non può consistere nell'esercizio visibile dello ius in re aliena senza contestazioni da...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 21087 del 28 settembre 2006
«In tema di servitù, la costituzione per destinazione del padre di famiglia postula la presenza di opere di natura permanente, direttamente destinate all'esercizio della servitù, atte a rivelare in maniera non equivoca, per la loro struttura e...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11419 del 22 luglio 2003
«In tema di possesso ad usucapionem di beni immobili, la fattispecie acquisitiva del diritto di proprietà si perfeziona allorché il comportamento materiale — continuo ed ininterrotto — attuato sulla res sia accompagnato dall'intenzione resa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10652 del 13 dicembre 1994
«Il requisito della continuità, necessario per la configurabilità del possesso ad usucapionem (art. 1158 c.c.), si fonda sulla necessità che il possessore esplichi costantemente il potere di fatto corrispondente al diritto reale posseduto e lo...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2370 del 28 giugno 1969
«Il mediatore è pur sempre un terzo rispetto al contratto stipulato a suo mezzo, anche nella particolare ipotesi dell'art. 1762 c.c., e non si trasforma in diretto contraente neppure quando ometta di rivelare il nome dell'altro contraente....»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9053 del 16 aprile 2007
«In tema di assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta, l'art. 1891, secondo comma, c.c., nel prescrivere che ai fini dell'esercizio dei diritti derivanti da detto contratto da parte del contraente è richiesto che l'assicurato abbia...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 20322 del 20 ottobre 2005
«In relazione all'interpretazione della disciplina prevista nell'art. 2048 c.c., è necessario che i genitori, al fine di fornire una sufficiente prova liberatoria per superare la presunzione di colpa dalla suddetta norma desumibile, offrano non la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2995 del 16 maggio 1984
«Ai fini della responsabilità dei genitori per i danni cagionati dai figli minori (art. 2048 c.c.), l'inadeguatezza dell'educazione impartita e della vigilanza esercitata può desumersi, in mancanza di una concludente prova contraria, dalle stesse...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2642 del 11 febbraio 2004
«Ai fini dell'insorgenza del diritto all'assegnazione definitiva alle mansioni superiori ai sensi dell'art. 2103 c.c., il periodo di espletamento delle suddette mansioni può anche essere non continuo, bensì costituito dalla somma di distinti...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5961 del 11 marzo 2010
«La mancanza della prova scritta del contratto di costituzione di una società di fatto o irregolare (non richiesta dalla legge ai fini della sua validità) non impedisce al giudice del merito l'accertamento "aliunde", mediante ogni mezzo di prova...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8187 del 29 agosto 1997
«La concreta mancanza della prova scritta di un contratto societario relativo ad una società di fatto o irregolare (non richiesta, peraltro, dalla legge ai fini della sua validità), non impedisce, al giudice del merito, l'accertamento, aliunde,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3424 del 14 ottobre 1997
«In tema di esigenze cautelari, il pericolo di inquinamento probatorio, di cui all'art. 274, comma primo, lett. a), c.p.p., postula soltanto che vi siano specifiche ed inderogabili esigenze attinenti alle indagini. Poiché, peraltro, il requisito...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3047 del 25 settembre 1992
«Ai fini della sussistenza delle esigenze cautelari di cui all'art. 274 lett. c) c.p.p., per delitti della stessa specie di quello per cui si procede devono intendersi quelli che gli sono assimilabili quanto a bene protetto. Ne consegue che in...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7861 del 4 settembre 1985
«Commette il reato di cui all'art. 622 c.p., per il quale l'azione costitutiva consiste nel rivelare il segreto o nell'impiegarlo a proprio o altrui profitto, l'impiegato di una società, che trasmetta — nel caso di una gara di appalto — notizie...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 7983 del 4 aprile 2014
«L'omesso esame del fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti, ai sensi dell'art. 360, primo comma, n. 5, cod. proc. civ., come riformato dall'art. 54, comma 1, lett. b), del d.l. 22 giugno 2012, n. 83,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9619 del 2 marzo 2004
«In tema di molestia o disturbo alle persone (art. 660 c.p.), se, per un verso, deve ritenersi la configurabilità del reato anche quando l'agente esercita, o crede di esercitare, un proprio diritto, in modo tale, tuttavia, da rivelare l'esistenza...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12305 del 17 luglio 2012
«La successione a titolo particolare nel diritto controverso, di cui all'art. 111 c.p.c., alla luce di un'interpretazione costituzionalmente orientata dal principio del giusto processo, coniugato con il diritto di difesa (artt. 111 e 24 Cost.), si...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 161 del 8 gennaio 2009
«La sentenza è nulla ai sensi dell'art. 132, comma 2, n. 4, c.p.c., ove risulti del tutto priva dell'esposizione dei motivi sui quali la decisione si fonda ovvero la motivazione sia solo apparente, estrinsecandosi in argomentazioni non idonee a...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3277 del 29 marzo 1996
«La volontà dolosa, a seconda dei vari livelli di intensità dai quali può essere caratterizzata, può dar luogo alla configurabilità del dolo intenzionale (allorché si persegue l'evento come scopo finale della condotta o come mezzo necessario per...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22806 del 6 dicembre 2004
«Ove la dichiarazione di rinunzia al ricorso per cassazione non sia stata sottoscritta dalla parte di persona, ma esclusivamente dal suo difensore nominato, senza che quest'ultimo risulti munito di mandato speciale a rinunziare, l'atto, siccome...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2103 del 27 febbraio 1988
«La rinuncia al ricorso per cassazione, che non sia formalmente perfezionata per il difetto della sottoscrizione dell'avvocato del rinunciante, richiesta dal secondo comma dell'art. 390 c.p.c., può tuttavia rivelare l'intervenuta cessazione della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1110 del 6 febbraio 1997
«In tema di dichiarazione di abitualità nel reato, la omogeneità della natura dei reati commessi, unitamente alla reiterazione della condotta commessa in tempi ravvicinati, può costituire elemento decisivo per essa dichiarazione e, perciò, la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6334 del 10 luglio 1984
«Pur dovendo normalmente ritenersi viziata la declaratoria di abitualità, ai sensi dell'art. 103 c.p., emessa in base al solo richiamo dei precedenti penali del condannato, senza alcun riferimento alle concrete modalità della sua condotta ed al...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1289 del 2 febbraio 2000
«Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 255 c.p., per «atti o documenti concernenti la sicurezza dello Stato», possono intendersi — nell'ambito dell'accertamento del requisito della segretezza, demandato all'autorità giudiziaria —...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9075 del 12 ottobre 1985
«In tema di reati previsti dall'art. 374 c.p., l'assoluta inidoneità dell'immutazione dei luoghi a generare la frode processuale si verifica solo quando la condotta è talmente grossolana da rivelare ictu oculi l'artificio, sì da togliere qualsiasi...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 15259 del 22 maggio 2005
«In tema di falsità documentali, la sussistenza del reato di falso non è esclusa dalla circostanza che su un dato documento sia apposta una sigla, anziché la firma per esteso, in quanto la sigla rappresenta un'espressione grafica abbreviata o...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14550 del 12 aprile 2011
«L'applicazione dell'aumento di pena per effetto della recidiva facoltativa attiene all'esercizio di un potere discrezionale del giudice, del quale deve essere fornita adeguata motivazione, con particolare riguardo all'apprezzamento dell'idoneità...»