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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1502 del 22 ottobre 1992
«In sede di esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali, il giudice non può procedere d'ufficio, ma soltanto su richiesta e non ha poteri per conoscere dell'esecuzione stessa autonomamente. Pur non essendo a lui inibita la facoltà di sollecitare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25345 del 13 giugno 2014
«L'art. 666, comma secondo, cod. proc. pen. nel prevedere l'inammissibilità delle istanze meramente reiterative di altre già rigettate quando non venga prospettato, a sostegno di esse, alcun elemento nuovo, non richiede che il precedente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4235 del 7 febbraio 1997
«Nell'incidente di esecuzione svolto con le forme del rito camerale ai sensi dell'art. 666 comma terzo c.p.p., il giudice può decidere anche su oggetti non compresi nell'istanza di attivazione della procedura e quindi nel decreto di fissazione...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 764 del 20 marzo 1996
«L'art. 666, comma 2, c.p.p., prevede la declaratoria di inammissibilità dell'incidente di esecuzione nell'ipotesi di manifesta infondatezza della relativa richiesta nel caso in cui questa costituisce mera riproposizione di una richiesta già...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 41334 del 6 novembre 2008
«In tema di procedimento di esecuzione, la richiesta del condannato di acquisizione di documenti rilevanti ai fini della decisione deve essere comunque sempre rivolta a quel giudice, quand'anche concernente documenti contenuti nel fascicolo delle...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3127 del 22 gennaio 2003
«Nel procedimento di esecuzione, l'art. 666, comma 4, c.p.p., prevede che l'udienza camerale si svolga con la presenza necessaria del difensore dell'“interessato”, oltre che del pubblico ministero; a tal fine, una volta che il giudice abbia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37587 del 17 ottobre 2001
«La richiesta di ammissione al patrocinio a spese dello Stato deve contenere l'indicazione del processo cui si riferisce, giacché essa ha effetto soltanto nell'ambito di un singolo, specifico procedimento, essendo diversi gli interessi sottesi ad...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6282 del 29 maggio 2000
«In materia di stupefacenti, la valutazione in ordine alla destinazione della droga (se al fine dell'uso personale o della cessione a terzi), ogni qualvolta la condotta non appaia indicare l'immediatezza del consumo, è effettuata dal giudice di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4911 del 19 agosto 1998
«Le questioni di diritto sostanziale possono esser sollevate per la prima volta davanti alla Corte di cassazione — così venendo meno la preclusione per le violazioni di legge non dedotte con i motivi di appello — sempre che si tratti di deduzioni...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9360 del 13 agosto 1998
«In tema di ricorso per cassazione, è consentito superare i limiti del devolutum e dell'ordinata progressione dell'impugnazione soltanto per le violazioni di legge che non sarebbe stato possibile dedurre in grado di appello, come nell'ipotesi...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 39413 del 29 novembre 2006
«Una volta proposto ricorso per cassazione per mancanza o manifesta illogicità della motivazione della sentenza ai sensi dell'art. 606, comma primo, lett. e), c.p.p. nella sua versione antecedente alle modifiche introdotte con l'art. 8 L. 20...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17886 del 16 aprile 2004
«In tema di criminalità organizzata, se per un verso il fatto che taluno occupi una posizione gerarchicamente dominante nell'ambito di un'associazione per delinquere non può costituire elemento di per sé solo sufficiente a far ritenere provata la...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8057 del 20 febbraio 2013
«In tema di reati sessuali, una volta accertata la capacità di comprendere e riferire i fatti della persona offesa minorenne, la sua deposizione deve essere inquadrata in un più ampio contesto sociale, familiare e ambientale, al fine di escludere...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2540 del 17 marzo 1997
«Le dichiarazioni rese dalla vittima del reato, cui la legge conferisce la capacità di testimoniare, possono essere assunte quali fonti di convincimento al pari di ogni altra prova senza necessità di riscontri esterni (non essendo applicabile al...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11854 del 9 giugno 2015
«La pubblica funzione svolta dal curatore fallimentare nell'ambito dell'amministrazione della giustizia esclude che possa configurarsi un contrasto di interessi tra lo stesso ed il fallito, sicchè quest'ultimo, una volta tornato "in bonis", potrà...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 14981 del 28 giugno 2006
«In caso di dichiarazione di fallimento del debitore ingiunto nelle more del giudizio di primo grado di opposizione a decreto ingiuntivo, il giudice d'appello non può dichiarare inammissibile l'appello proposto dal fallito, sul rilievo della...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1724 del 29 gennaio 2015
«In tema di fallimento, poiché la disposizione di cui all'art. 44, secondo comma, legge fall. deve essere coordinata con quelle contenute negli artt. 42, secondo comma, e 46, primo comma, n. 1, della stessa legge, il pagamento ricevuto dal fallito...»
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Cassazione civile, Sez. VI, sentenza n. 5333 del 4 marzo 2011
«In materia di revocatoria fallimentare ex art. 67, primo comma, legge fall., le eccezioni del convenuto dirette a contestare la determinazione del periodo sospetto non configurano eccezioni in senso proprio, costituendo semplici difese volte a...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4126 del 21 marzo 2003
«In tema di fallimento, l'autonomia e reciproca distinzione delle singole ipotesi di revocatoria di cui, rispettivamente, al primo e al secondo comma dell'art. 67 legge fall. si fonda sulla peculiare individualità dell'atto revocando e sulla sua...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1528 del 23 gennaio 2013
«In tema di revocatoria ex art. 67, primo comma, n. 2, legge fall. del mandato rilasciato dal correntista alla banca per l'incasso di un credito, attraverso il quale l'istituto abbia inteso garantirsi il rientro anche di futuri finanziamenti,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17747 del 30 luglio 2009
«In tema di revocatoria fallimentare delle rimesse in conto corrente bancario, l'allegazione per la prima volta in appello da parte del curatore della revoca del fido concesso dalla banca non costituisce un'inammissibile "mutatio libelli", restando...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13116 del 15 luglio 2004
«Nella revocatoria fallimentare ai sensi del primo comma dell'art. 67 legge fall. di atti compiuti dal socio illimitatamente responsabile di società di persone dichiarato fallito assieme alla società, l'onere della prova della inscientia...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6646 del 15 marzo 2013
«In tema di formazione dello stato passivo, il credito concernente l'aggio per la riscossione e la eventuale esecuzione esattoriale riveste carattere concorsuale solo se la corrispondente attività venga intrapresa e svolta dal concessionario, sia...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4565 del 27 marzo 2003
«L'ammissione al passivo fallimentare di un credito in via ipotecaria non presuppone che il bene oggetto dell'ipoteca sia attualmente presente alla massa fallimentare, non potendosene escludere la sua successiva acquisizione. Ne consegue che...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8575 del 28 aprile 2015
«La rinuncia da parte del debitore agli effetti favorevoli della decisione resa in sede di appello, con la quale è stato omologato il concordato preventivo da lui proposto, previa revoca del fallimento dichiarato in primo grado, non esclude la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 592 del 9 gennaio 2014
«In tema di bancarotta, la prescrizione inizia a decorrere dalla data della declaratoria di fallimento o dello stato di insolvenza e non dal momento della consumazione delle singole condotte poste in essere in precedenza.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11899 del 26 marzo 2010
«L'integrazione del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione non richiede l'esistenza di un nesso causale tra i fatti di distrazione e il pregiudizio dei creditori, in quanto, una volta intervenuta la dichiarazione di fallimento, detti fatti...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4985 del 7 febbraio 2007
«Integra il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione (art. 216, comma primo n. 1, e 223 L. fall.) la condotta dell'amministratore unico di una società che effettui prelevamenti dalle casse sociali provvedendo a determinare ed a liquidare...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4427 del 15 aprile 1998
«L'elemento soggettivo del reato di bancarotta preferenziale, di cui all'art. 216, terzo comma, R.D. 16 marzo 1942, n. 267, è ravvisabile ogni qualvolta l'atteggiamento psicologico del soggetto agente sia rivolto a favorire un creditore,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43388 del 30 novembre 2005
«La nozione di amministratore di fatto, introdotta dal art. 2639 c.c. postula l'esercizio in modo continuativo e significativo dei poteri tipici inerenti alla qualifica od alla funzione; nondimeno, «significatività» e «continuità» non comportano...»