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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6068 del 10 febbraio 2015
«Integra il delitto di esercizio arbitrario continuato delle proprie ragioni, e non quello di maltrattamenti in famiglia, la condotta intimidatrice reiteratamente posta in essere in danno di familiari conviventi allo scopo di recuperare somme di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 41044 del 7 aprile 2015
«In materia religiosa, la critica è lecita quando - sulla base di dati o di rilievi già in precedenza raccolti o enunciati - si traduca nella espressione motivata e consapevole di un apprezzamento diverso e talora antitetico, risultante da una...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 48676 del 24 novembre 2014
«La circostanza aggravante prevista dall'art. 7 del d.l. 13 maggio 1991, n. 152, conv. in L. 12 luglio 1991, n. 203 è configurabile anche quando la condotta è finalizzata ad agevolare una pluralità di diverse associazioni mafiose. (Fattispecie in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7187 del 19 febbraio 2004
«Per la sussistenza del reato associativo non è necessaria l'effettiva commissione dei reati-fine, ma è sufficiente l'esistenza della struttura organizzativa e del carattere criminoso del programma, il quale permane anche quando taluno dei reati...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3461 del 16 dicembre 1999
«La condotta favoreggiatrice a favore dei componenti di una associazione a delinquere può essere assunta come valido indizio di una partecipazione alla stessa banda criminale.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 709 del 26 gennaio 1993
«L'associazione per delinquere non è necessariamente un organismo formale, sostanziandosi nell'accettazione, insieme ad almeno altre due persone, di una disponibilità e di un impegno permanenti a svolgere determinati compiti, al fine di realizzare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1799 del 27 maggio 1986
«L'arresto dell'associato non costituisce causa interruttiva della permanenza del delitto di partecipazione, semplice o qualificata, ad associazione per delinquere, ma può essere solo significativo dell'avvenuto suo recesso dal sodalizio e ciò va...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26724 del 25 giugno 2015
«Non risponde del delitto di associazione per delinquere colui che, pur partecipando alla commissione di uno o di più reati funzionali al perseguimento degli scopi dell'associazione, ignori l'esistenza dell'associazione stessa, mentre, nell'ipotesi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2897 del 10 marzo 1994
«In tema di associazione per delinquere, anche la normale attività professionale svolta da un commercialista, qualora realizzata, pur nella sua formale aderenza ai canoni della professione, con il conclamato scopo di concorrere alla realizzazione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11307 del 9 dicembre 1993
«In tema di reati di associazione è del tutto irrilevante, ai fini del riconoscimento o meno dell'intervenuta adesione di un taluno al sodalizio criminoso, il fatto che, secondo le regole proprie di quest'ultimo, il soggetto non sia da considerare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4909 del 7 aprile 1989
«La semplice partecipazione ad un reato associativo non comporta, di per sé, la responsabilità per la commissione d'uno o più reati, rientranti nell'ambito del programma criminoso, essendo necessario che l'associato sia consapevole del delitto che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 39543 del 24 settembre 2013
«In tema di associazione di tipo mafioso, la condotta di partecipazione è riferibile a colui che si trovi in rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da implicare, più che uno "status" di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 49691 del 28 dicembre 2004
«In tema di associazione per delinquere, integra la condotta di partecipazione, specie in mancanza di un'affiliazione rituale, l'esplicazione di attività omogenee agli scopi del sodalizio, apprezzabili come concreto e causale contributo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5970 del 19 giugno 1997
«Il dolo del delitto di associazione a delinquere è dato dalla coscienza e volontà di partecipare attivamente alla realizzazione dell'accordo e quindi del programma delinquenziale in modo stabile e permanente. Quando la condotta si esaurisca nella...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4805 del 8 gennaio 1993
«In tema di associazione per delinquere, perché assuma rilevanza la condotta individuale, occorre l'esistenza del pactum sceleris, con riferimento alla consorteria criminale, e dell'affectio societatis, in relazione alla consapevolezza del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 32439 del 29 agosto 2001
«In tema di associazione a delinquere aggravata ai sensi del comma 4 dell'art. 416 c.p.p., perché sussista la circostanza aggravata «della scorreria in armi» è necessario che la condotta si connoti per un aumentato pericolo dell'ordine pubblico e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9898 del 27 settembre 1995
«L'autonomia tra reato associativo e reato-fine, derivante dal fatto che il primo prescinde dalla commissione degli illeciti oggetto del programma criminoso, esclude che la sussistenza del delitto di cui all'art. 74 del D.P.R. 9 ottobre 1990, n....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3340 del 15 ottobre 1992
«L'associazione per delinquere è compatibile con il reato di esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse previsto dall'art. 4 della L. n. 401 del 1989, in quanto quest'ultimo non necessariamente comporta l'abitualità della condotta o...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2350 del 26 gennaio 2005
«La condotta di partecipazione ad un'associazione per delinquere, per essere punibile, non può esaurirsi in una manifestazione positiva di volontà del singolo di aderire alla associazione che si sia già formata, occorrendo invece la prestazione, da...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13008 del 11 dicembre 1998
«Il delitto di partecipazione ad associazione per delinquere si distingue da quello di favoreggiamento, in quanto nel primo il soggetto opera organicamente e sistematicamente con gli associati, come elemento strutturale dell'apparato del sodalizio...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12700 del 25 marzo 2008
«In tema di reati associativi, al fine di controllare il rispetto del principio del « ne bis in idem» occorre verificare in concreto i segmenti di condotta presi in esame dalle singole sentenze passate in giudicato, nel senso che tale principio...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 37367 del 9 settembre 2014
«Ai fini della configurabilità del dolo nel delitto di devastazione (art. 419 c.p.), è necessario che l'agente non solo si rappresenti e voglia la condotta distruttiva da lui posta in essere, ma anche che agisca nonostante abbia percepito che tale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 20370 del 14 giugno 2006
«Il delitto di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro è un delitto, doloso, di pericolo, ove il pericolo consiste nella verificazione, in conseguenza della condotta di rimozione o di omissione, del disastro o...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8513 del 29 luglio 1988
«Per la sussistenza del dolo richiesto dall'art. 437 c.p. non è affatto necessaria la provata intenzione di arrecare danno ai dipendenti, ma è sufficiente la coscienza della destinazione alla prevenzione dei dispositivi e attività omessi, nonché...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 22618 del 8 maggio 2014
«In tema di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, il reato di cui all'art. 440 cod. pen. è a forma libera, potendo essere realizzato anche mediante attività non occulte o fraudolente, mentre l'elemento soggettivo è il dolo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 24704 del 11 giugno 2015
«La detenzione per la somministrazione di farmaci scaduti è condotta che non integra l'ipotesi consumata prevista dall'art. 443 c.p., poiché esclusa dal tenore testuale della previsione, che fa riferimento "alla detenzione per il commercio, alla...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5008 del 30 maggio 1984
«Per la configurabilità del reato di incendio colposo si richiede un fuoco di vaste proporzioni, con tendenza ad ulteriore diffusione di difficile estinzione e che sia stato causato dalla condotta imprudente e negligente dell'agente, che non ha...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43464 del 20 dicembre 2002
«I reati di incendio doloso e di incendio colposo possono concorrere quando le imputazioni si riferiscono a persone diverse, ma non in relazione ad uno stesso imputato, dovendo escludersi che il medesimo evento possa essere attribuito alla stessa...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1490 del 9 novembre 1972
«Esiste il pericolo concreto di disastro ferroviario colposo quando la condotta dell'agente sia idonea, a norma dell'art. 40 c.p. e secondo il principio della causalità adeguata, a determinare il disastro, essendo irrilevante che questo non si sia...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1406 del 27 ottobre 1972
«Il delitto di disastro ferroviario colposo si perfeziona con l'insorgere del pericolo, che non deve necessariamente identificarsi con la possibilità di deragliamento, poiché il pericolo stesso deve ritenersi sussistente quando la condotta...»