-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 15667 del 4 aprile 2013
«Nei reati contro la P.A., il giudizio di prognosi sfavorevole sulla pericolosità sociale dell'incolpato non è di per sé impedito dalla circostanza che l'indagato abbia dismesso la carica o esaurito l'ufficio nell'esercizio del quale aveva...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3952 del 3 aprile 1992
«Nel reato di lesioni volontarie la previsione o la prevedibilità dell'evento integrante una delle circostanze aggravanti di cui all'art. 583 c.p. (e, conseguentemente, la valutabilità della stessa a carico dell'agente, ai sensi del disposto...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5696 del 17 giugno 1986
«La norma di cui all'art. 583 c.p., non delinea un'autonoma figura di delitto, ma prevede delle semplici circostanze in quanto le ipotesi prese in considerazione non implicano una modificazione dell'essenza del reato di lesioni personali, ma...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11965 del 22 novembre 1991
«Lo spacciatore di droga risponde del reato di cui all'art. 586 c.p. nel caso di morte dell'acquirente derivata dall'assunzione della sostanza stupefacente. Il rapporto tra il fatto del delitto doloso (spaccio di stupefacenti e vendita della dose)...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1022 del 3 febbraio 1983
«La mera partecipazione ad una rissa non postula, di per sé, il concorso nei delitti più gravi commessi da uno o da alcuno dei corrissanti, essendo necessario dimostrare che anche gli altri abbiano consapevolmente concorso, materialmente o...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17637 del 10 maggio 2005
«Le distinte ed autonome circostanze attenuanti di natura soggettiva previste dall'art. 62 n. 6 c.p. (riparazione totale del danno e ravvedimento operoso) attribuiscono rilievo alla condotta dell'autore del reato successivamente alla consumazione...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6936 del 28 giugno 1991
«In materia di circostanze, l'attenuante di cui alla seconda ipotesi dell'art. 62, n. 6, c.p. è di natura soggettiva e trova la sua giustificazione nella minore capacità a delinquere del colpevole, il quale, per ravvedimento, dopo la consumazione...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1846 del 10 settembre 1993
«Infatti, se non è contestabile che il metus publicae potestatis possa ricorrere nella maggior parte dei casi, tale timore non è da ritenersi quale elemento costitutivo del reato, poiché solo la generica sottoposizione psicologica del soggetto...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 45046 del 5 dicembre 2011
«Il nesso di continuazione, presentando caratteristiche e finalità del tutto distinte rispetto alle circostanze del reato, non può mai essere oggetto di giudizio comparativo con le circostanze.»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10069 del 11 agosto 1999
«Il giudice di appello che, nel confermare la responsabilità dell'imputato, operi, ferma restando la identità del fatto, derubricazione del reato ritenuto in primo grado, può procedere a nuovo giudizio di prevalenza od equivalenza tra circostanze;...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 44408 del 12 novembre 2004
«Il giudizio di comparazione fra le circostanze di cui all'art. 69 c.p. è previsto unicamente per la determinazione della pena e non vale a configurare giuridicamente il reato come ipotesi semplice e non circostanziata, sicchè nel caso di...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 14502 del 23 dicembre 1999
«Il giudizio di comparazione delle circostanze è previsto solo “quoad poenam” e non vale a configurare giuridicamente il reato come ipotesi semplice, e non circostanziata, né influisce sulla procedibilità. Ne consegue che la novella introdotta...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 10212 del 26 agosto 1999
«Il giudizio di equivalenza, o di subvalenza, delle circostanze aggravanti rispetto a quelle attenuanti, ai sensi dell'art. 69 c.p., rilevando solo quoad poenam, non influisce sulla ontologica sussistenza del fatto-reato, come circostanziato dalle...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4609 del 7 maggio 1996
«In tema di reato continuato, il giudizio di bilanciamento delle circostanze va distinto dall'aumento di pena ex art. 81 cpv. c.p. La prima operazione deve riguardare il reato più grave, mentre eventuali circostanze che abbiano relazione con i...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1898 del 26 febbraio 1993
«In tema di reato continuato, la comparazione fra le circostanze attenuanti generiche ed una o più aggravanti, contestate con un «reato-satellite», è un'operazione che, lungi dall'essere errata, è addirittura necessaria, poiché l'avvenuta...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10266 del 11 ottobre 1991
«In tema di reato continuato, il giudizio di comparazione ex art. 69 c.p. va instaurato solo tra le circostanze aggravanti e le circostanze attenuanti relative al reato - base, cioè a quello ritenuto in concreto più grave, mentre delle circostanze...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7536 del 30 giugno 1988
«In tema di reato continuato, il giudizio di comparazione ai sensi dell'art. 69 c.p., va compiuto soltanto in rapporto alla violazione più grave al fine di determinares la pena base, mentre in relazione ai reati meno gravi le circostanze ad essi...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1450 del 7 febbraio 1987
«Nel primo caso, il giudizio di comparazione tende a determinare la misura della pena — base, con riferimento alla pena prevista per il reato più grave e agli eventuali aumenti o alle eventuali riduzioni da applicare, nei limiti legalmente fissati...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 897 del 13 gennaio 2012
«L'accertamento del vincolo della continuazione tra il reato giudicato ed altro precedente per il quale è intervenuta condanna con sentenza irrevocabile richiede al giudice la sola applicazione dell'aumento dovuto per la continuazione, mentre non...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12556 del 12 dicembre 1991
«Quando l'agente mira a uccidere una persona e per errore ne ferisce un'altra senza arrecare alcuna offesa alla vittima designata, si ha un unico reato doloso, il tentato omicidio, che assorbe quello, meno grave, di lesioni ai danni del terzo. La...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 470 del 23 gennaio 1981
«...una speciale figura di reato complesso. Da ciò consegue che l'offesa non voluta non può essere considerata come circostanza aggravante del reato più grave e che la disciplina sul concorso di circostanze aggravanti ed attenuanti è inapplicabile.»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 43234 del 30 novembre 2001
«Le circostanze di reato attinenti all'intensità del dolo, tra le quali deve ricomprendersi la premeditazione prevista dall'art. 577, comma primo, n. 3, c.p., sono valutabili a carico dell'agente anche nel caso dell'aberratio ictus, di cui all'art....»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37353 del 10 ottobre 2007
«La concessione delle circostanze attenuanti generiche non è incompatibile con la riconosciuta esistenza di un disturbo della personalità, ancorché non riconducibile allo schema tipico del vizio di mente, in quanto sono diversi i presupposti...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2125 del 22 giugno 1992
«In tema di applicazione di amnistia occorre avere riguardo alla qualificazione del fatto giudicato, considerato nel momento della contestazione e del giudizio, mentre non assume rilievo la quantità della pena in concreto inflitta. (Nella specie il...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2126 del 15 gennaio 2008
«In tema di prescrizione dei reati contravvenzionali non è consentita la simultanea applicazione di disposizioni introdotte dalla L. 5 dicembre 2005 n. 251 (modifiche al c.p. in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7701 del 31 maggio 1990
«Sussiste il reato di cui all'art. 478 c.p. nel caso di rilascio da parte del pubblico ufficiale di copia autentica di atto che non esiste, né rileva che esso sia ricostruibile dall'esame di quelli esistenti. Infatti, l'atto deve avere tutti i...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11497 del 14 dicembre 1993
«...la sua diretta percezione e vengono così rievocate. Pertanto deve essere ritenuto responsabile del reato di falso ideologico in atto pubblico fidefacente l'agente di P.S. che attesta falsamente in una relazione di servizio circostanze non vere.»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2629 del 19 marzo 1993
«Il principio secondo il quale, in tema di falso, la valutazione della inidoneità assoluta dell'azione, che dà luogo al reato impossibile dev'essere fatta ex ante, vale a dire sulla base delle circostanze di fatto conosciute al momento in cui...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11681 del 16 dicembre 1997
«L'attestazione al pubblico ufficiale di circostanze non veritiere in una dichiarazione sostitutiva dell'atto notorio resa al pubblico ufficiale, integra il reato di falsità ideologica del privato in atto pubblico, di cui all'art. 483 c.p., pure...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 37606 del 12 ottobre 2007
«In tema di colpa specifica, nell'ipotesi della violazione di una norma cautelare c.d. «elastica» - che indica, cioè, un comportamento determinabile in base a circostanze contingenti - è comunque necessario che l'imputazione soggettiva dell'evento...»