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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10594 del 23 aprile 2008
«Con riguardo ad opposizione proposta dopo la convalida di licenza o di sfratto ai sensi dell'art. 668 c.p.c., la impossibilità a comparire dell'intimato (o, se questo si sia costituito, del suo difensore ) per forza maggiore può anche dipendere da...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 37 del 11 gennaio 1990
«Nell'ipotesi in cui il lavoratore subordinato — trovatosi in stato di malattia fuori della sede di lavoro e giudicato idoneo, dalla struttura medica di controllo del luogo ove era in malattia, a riprendere servizio in una certa data — abbia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3170 del 23 marzo 1995
«In tema di imputabilità le c.d. «reazioni a corto circuito», anche se normalmente sono riferibili a stati emotivi e passionali non integranti una condizione patologica, possono tuttavia costituire, in determinate situazioni, manifestazioni di una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5885 del 17 giugno 1997
«In tema di imputabilità, il complesso normativo costituito dagli artt. 85, 88, 89 e 90 del codice penale richiede, ai fini della esclusione o della attenuazione di essa, una infermità (termine inteso in una accezione più lata di quello «malattia»)...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4861 del 21 aprile 1988
«Il grado d'incidenza della malattia sulla capacità d'intendere e di volere deve essere valutato in concreto e non con richiami a classificazioni scientifiche enunciate in astratto, poiché le malattie mentali hanno portata diversa sui singoli...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2406 del 12 marzo 1985
«L'accertamento dell'infermità di mente dell'imputato va compiuto in relazione al fatto concreto addebitatogli, perché quello eseguito in altro procedimento, relativo a diverso fatto non è mai vincolante nel giudizio successivo. L'indagine ai fini...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3031 del 26 marzo 1993
«L'epilessia non costituisce di per sé una malattia che comporti uno stato permanente di infermità mentale nel soggetto; la incapacità di intendere o volere è invece ravvisabile nel momento del raptus, vale a dire allorché il malato è colto da una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 42276 del 30 novembre 2010
«Il rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena, nei confronti del condannato affetto da sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) conclamata o da grave deficienza immunitaria, presuppone che la malattia sia giunta ad una fase così avanzata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 33967 del 9 agosto 2004
«Ai fini del rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena, nel caso previsto dall'art. 146, comma primo, n. 3, c.p., non basta che il condannato sia affetto da AIDS conclamata o da grave deficienza immunitaria, ma occorre che sussista anche...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 41542 del 24 novembre 2010
«Il differimento dell'esecuzione della pena per malattia psichiatrica è consentito unicamente allorché quest'ultima si risolva anche in malattia fisica. (Fattispecie concernente un caso di depressione maggiore, nel quale, anche per le cure...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11233 del 21 marzo 2001
«L'art. 146, comma 1, n. 3, c.p., nella parte in cui prevede il rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena qualora il condannato sia affetto da «malattia particolarmente grave» per effetto della quale le sue condizioni di salute risultino...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5282 del 10 dicembre 1996
«Ai fini del differimento facoltativo della esecuzione di una pena detentiva ex art. 147 c.p., non è sufficiente che una o più infermità fisiche menomino in maniera più o meno rilevante la salute del soggetto e siano suscettibili di generico...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9448 del 11 novembre 1983
«Nel reato di lesioni personali volontarie la sussistenza del dolo non può essere negata quante volte l'autore del reato abbia previsto che il suo comportamento avrebbe potuto determinare un pregiudizio all'integrità personale del soggetto passivo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 30139 del 28 luglio 2011
«In tema di tentativo, l'idoneità degli atti non va valutata con riferimento al criterio probabilistico di realizzazione dell'intento delittuoso, infatti l'idoneità altro non è che la possibilità che alla condotta consegua lo scopo che l'agente si...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7388 del 23 luglio 1985
«I reati di percosse e di lesioni personali volontarie hanno in comune l'elemento soggettivo, che consiste nella volontà di colpire taluno con violenza fisica. L'unica differenza tra i due reati va ravvisata nelle conseguenze che la violenza...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 31134 del 31 luglio 2007
«In tema di lesioni aggravate, il pericolo di vita di cui all'art. 583, comma primo, n. 1, c.p. — e cioè la probabilità che la morte si verifichi in un momento qualunque del corso del processo morboso — deve essere desunto secondo l'id quod...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 32687 del 11 agosto 2009
«La lesione personale deve considerarsi grave se l'incapacità ad attendere alle ordinarie occupazioni perduri oltre il quarantesimo giorno, ivi compreso il periodo di convalescenza o quello di riposo dipendente dalla malattia.»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5809 del 20 giugno 1984
«L'ipotesi alternativa della malattia o dell'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai quaranta giorni, prevista dal n. 1 dell'art. 583 c.p. come idonea a far qualificare come grave la lesione personale è...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5087 del 24 aprile 1987
«Qualora a seguito di un'aggressione, la vittima riporti una alterazione psicopatica che è in rapporto diretto di causalità con la condotta dell'agente, questi risponde di lesioni personali aggravate se la malattia derivata da esse presenta un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 47039 del 18 dicembre 2007
«Non può essere riconosciuta la circostanza attenuante dei motivi di particolare valore morale e sociale all'omicida del coniuge affetto da grave malattia (morbo di Alzheimer in stadio avanzato), il cui movente sia stato quello di porre fine a una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 958 del 24 aprile 1991
«Gli artt. 88 e 89 del codice penale che disciplinano, rispettivamente, l'infermità totale o parziale di mente, come cause che escludono o diminuiscono notevolmente l'imputabilità, ossia la capacità di intendere e di volere, postulano — secondo il...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4385 del 24 aprile 1982
«L'accertamento sull'infermità di mente dell'imputato va compiuto in relazione al fatto concreto addebitato ed al tempo in cui il fatto medesimo è stato commesso. L'indagine già esperita in altro processo non è pertanto mai vincolante nel...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 22765 del 22 maggio 2003
«In tema di imputabilità, gli articoli 88 e 89 c.p. - che disciplinano rispettivamente l'infermità totale e parziale di mente, quali cause che escludono o diminuiscono la capacità di intendere e di volere - postulano l'esistenza di una vera e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1078 del 27 gennaio 1998
«In tema di imputabilità, in mancanza di una infermità o malattia mentale, o comunque di una alterazione anatomico-funzionale della sfera psichica, le alterazioni di tipo caratteriale ed i connessi disturbi della personalità non acquistano rilievo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8719 del 6 agosto 1988
«Il dolo eventuale — inteso come atteggiamento di accettazione del rischio di un certo risultato — è compatibile con la seminfermità mentale, a meno che non si dimostri in concreto che la malattia incideva su un particolare aspetto di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13010 del 2 ottobre 1989
«L'accertamento sull'infermità di mente dell'imputato deve essere compiuto in relazione al fatto concreto addebitato ed al tempo in cui il fatto medesimo è stato commesso. L'indagine già esperita in altro procedimento non è vincolante nel...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8771 del 5 agosto 1992
«La premeditazione non è incompatibile con il vizio parziale di mente, in quanto anche un seminfermo di mente può essere capace di concepire un atteggiamento psicologico e volitivo più o meno fermo e di subire, opponendovi una diversa resistenza,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2268 del 2 marzo 1992
«Non sussiste incompatibilità concettuale tra la circostanza aggravante della premeditazione e vizio parziale di mente operando la prima sul piano del dolo ed il secondo sull'imputabilità. Ciò però non esclude che sul piano concreto, si verifichi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 789 del 10 gennaio 2014
«In tema di differimento facoltativo della pena detentiva, ai sensi dell'art. 147 cod. pen., comma primo, n. 2), è necessario che la malattia da cui è affetto il condannato sia grave, cioè tale da porre in pericolo la vita o da provocare rilevanti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 972 del 13 gennaio 2012
«In tema di differimento facoltativo della pena detentiva, ai sensi dell'art. 147 c.p., comma primo, n. 2), è necessario che la malattia da cui è affetto il condannato sia grave, cioè tale da porre in pericolo la vita o da provocare rilevanti...»