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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11043 del 8 novembre 1995
«L'attenuante prevista dall'art. 62, n. 1, c.p. — aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale — ricorre ogniqualvolta il soggetto abbia agito o per motivi meritevoli di particolare approvazione secondo il comune senso etico o per...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2511 del 22 febbraio 1990
«Gli scopi del terrorismo internazionale sono del tutto estranei ed antitetici con i fini dell'attenuante dei motivi di particolare valore morale o sociale, trattandosi, tra l'altro, di aberrazione culturale non favorevolmente apprezzata dalla...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12558 del 16 marzo 2004
«Ai fini della configurabilità dell'attenuante della provocazione occorrono: a) lo «stato d'ira» costituito da una situazione psicologica caratterizzata da un impulso emotivo incontenibile, che determina la perdita dei poteri di autocontrollo,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10552 del 3 novembre 1992
«Ai fini della sussistenza della circostanza attenuante della provocazione, il concetto di «fatto ingiusto», pur comprendendo in sé qualsiasi comportamento, intenzionale o colposo, legittimo o illegittimo, purché idoneo a scatenare, l'altrui...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 29938 del 29 luglio 2010
«L'attenuante di cui all'art. 62 n. 5 c.p., richiedendo la sussistenza del fatto doloso della persona offesa, rinvia, per la nozione del dolo, al precedente art. 43 e quindi presuppone che la persona offesa preveda e voglia l'evento dannoso come...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3741 del 10 marzo 1989
«L'art. 62, n. 5, c.p., nel prevedere il fatto doloso della persona offesa come causa concorrente, con l'azione o l'omissione del colpevole, a determinare l'evento, non precisa che la persona offesa debba volere lo stesso evento voluto dal...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 709 del 15 gennaio 2004
«La condotta del reato di favoreggiamento personale (art. 378 c.p.), che è un reato di pericolo, deve consistere in un'attività che abbia frapposto un ostacolo, anche se limitato o temporaneo, allo svolgimento delle indagini, che abbia, cioè,...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 38236 del 28 settembre 2004
«Ai fini della configurabilità dei reati di favoreggiamento personale e reale (artt. 378 e 379 c.p.) occorre, sotto il profilo soggettivo, che la condotta favoreggiatrice sia stata posta in essere ad esclusivo vantaggio del soggetto favorito, per...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11159 del 23 novembre 1982
«Il favoreggiamento personale è un reato formale, nel senso che per la sua perfezione non è richiesto che si raggiunga l'intento ed esso si consuma non appena è stato posto in essere l'aiuto idoneo ad eludere le investigazioni. Tuttavia il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3973 del 5 novembre 1994
«Perché si realizzi il reato di favoreggiamento personale occorre che la condotta di aiuto sia potenzialmente lesiva delle investigazioni dell'autorità: ciò comporta che la stessa debba pervenire alla percezione ed entrare nella sfera dell'organo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 40375 del 23 ottobre 2003
«Il concorso esterno in associazione di tipo mafioso si distingue dal reato di favoreggiamento personale, in quanto l'aiuto non solo è prestato ad uno o più partecipi mentre l'associazione è ancora in atto, ma è rivolto al singolo in quanto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 463 del 4 maggio 1993
«L'incompatibilità tra favoreggiamento personale e reato presupposto va riconosciuta nei soli casi in cui l'un reato sia estrinsecazione dell'altro concorrendo la medesima condotta a integrare sia un'attività di partecipazione al reato presupposto,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2218 del 29 luglio 1997
«Ai fini della inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche in procedimenti diversi, secondo quanto previsto dall'art. 270 c.p.p. non può parlarsi di «procedimento diverso» quando le indagini riguardino condotte di favoreggiamento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 35327 del 22 agosto 2013
«Integra il delitto di favoreggiamento personale la condotta del difensore che, acquisita illegalmente la notizia dell'emissione nei confronti del proprio assistito di una misura cautelare, lo informi, consentendogli di sottrarsi all'esecuzione di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7842 del 5 luglio 2000
«Il dolo del reato di evasione per abbandono del luogo degli arresti domiciliari è generico, essendo necessaria e sufficiente — in assenza di autorizzazione — la volontà di allontanamento nella consapevolezza del provvedimento restrittivo a proprio...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1008 del 22 gennaio 1980
«Attesa la diversità degli interessi tutelati con le disposizioni degli artt. 336 e 385 c.p., il reato di violenza o minaccia al pubblico ufficiale concorre con quello d'evasione e non viene assorbito, in funzione di aggravante, nella complessa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1139 del 30 gennaio 1991
«Il delitto di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice di cui ai primi due commi dell'art. 388 c.p., tutelando l'autorità della decisione giudiziaria in sé per sé - e quindi soltanto per necessaria conseguenza anche l'azione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 26565 del 2 luglio 2008
«In tema di sottrazione di cose pignorate, eventuali cause di nullità od inefficacia del pignoramento non rilevano ai fini della sussistenza del reato, qualora non intervenga una pronuncia del giudice che ne accerti la sussistenza. (Nella specie il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13652 del 23 dicembre 1998
«Risponde del reato di cui all'art. 388, comma quinto, c.p., il custode di beni pignorati che non si fa trovare nel luogo ove si trovano custoditi i beni staggiti, nell'ora e nel giorno fissato per l'accesso e il trasporto degli stessi, comunicato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10032 del 11 marzo 2010
«È configurabile l'esistenza, tra corrotto e corruttore, del vincolo associativo necessario per la sussistenza del delitto di cui all'art. 416 c.p. (Fattispecie relativa alla riconosciuta esistenza di un sodalizio criminale gestito da operatori...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10076 del 11 agosto 1999
«In tema di reati associativi, ciò che rileva è la effettiva costituzione ed operatività di una organizzazione stabile, posta in essere da tre o più persone (aventi consapevolezza di parteciparvi) allo scopo di realizzare un programma criminoso...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 709 del 26 gennaio 1993
«L'associazione per delinquere non è necessariamente un organismo formale, sostanziandosi nell'accettazione, insieme ad almeno altre due persone, di una disponibilità e di un impegno permanenti a svolgere determinati compiti, al fine di realizzare...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 44153 del 23 ottobre 2014
«In tema di associazione per delinquere, l'aggravante della scorreria in armi richiede il trasferimento da luogo a luogo di associati che, avendo programmato solo genericamente dei delitti, scelgono secondo occasionali circostanze gli oggetti delle...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 35454 del 1 ottobre 2010
«La circostanza aggravante dell'aver cagionato alla persona offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravità (art. 61, n. 7 c.p.) è incompatibile con il reato di associazione per delinquere, in quanto il requisito del danno patrimoniale...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2699 del 22 marzo 1984
«In tema di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, il giudice, per affermare la responsabilità dell'agente, deve solo accertare che quest'ultimo abbia dolosamente omesso di collocare (ipotesi omissiva) oppure rimosso...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 8891 del 10 agosto 1987
«Risponde del reato di incendio colposo ai sensi degli artt. 449 e 423 c.p., anche chi, pur non avendo dato materialmente origine al fuoco, tuttavia abbia dato causa colposamente all'incendio verificatosi, per aver posto le condizioni necessarie...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3028 del 5 marzo 1999
«Il reato di cui all'art. 474 c.p. sussiste ogni volta che venga accertato che si è svolto il commercio di prodotti con marchio contraffatto, non essendo necessaria una situazione tale da indurre in inganno il cliente sulla genuinità della merce....»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1474 del 12 febbraio 1992
«In tema di falsità in atti pubblici, la legge penale tutela il documento non per il suo contenuto, ma per la sua attitudine probatoria, sicché la invalidità del rapporto giuridico rappresentato nel documento non esclude il delitto di falso...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 18015 del 29 aprile 2015
«Nei reati di falso in atti la punibilità è esclusa solo nel caso di grossolana falsificazione, immediatamente riconoscibile da chiunque. (Nella specie, relativa alla falsificazione di ricevute di pagamento di somme versate all'amministrazione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7227 del 24 giugno 1992
«I mandati di pagamento e le richieste di emissione di assegni di organi fallimentari sono atti pubblici in quanto estrinsecazione di potestà del curatore e del giudice delegato. (Fattispecie in tema di falsità materiale commessa da pubblico...»