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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 29700 del 16 luglio 2003
«A seguito dell'intervenuta abrogazione degli articoli 341 e 344 c.p., disposta dall'articolo 18 L. 25 giugno 1999, n. 205, per i fatti commessi prima della sua entrata in vigore e già contestati come oltraggio, non può trovare applicazione la...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 29023 del 17 luglio 2001
«In tema di oltraggio, l'abrogazione degli articoli 341 e 344 c.p., disposta dall'articolo 18 L. 25 giugno 1999, n. 205, integra un'ipotesi di abolitio criminis disciplinata dall'articolo 2, secondo comma, c.p., con la conseguenza che, se vi è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9089 del 25 agosto 1995
«La Suprema Corte, annullando con rinvio, ha affermato che dovrà essere accertato se le pratiche professionali corrispondano ad una mera attività di rilevazione e misurazione strumentale, e ad una semplice attività di ginnastica oculare — nel qual...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11079 del 28 settembre 1999
«Scopo della disposizione dell'art. 356 c.p. è quello di rafforzare con la sanzione penale la corretta e leale esecuzione del contratto di pubbliche forniture, ponendo tale contratto al riparo da comportamenti fraudolenti del fornitore. Tale...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3670 del 15 aprile 1993
«Con la disposizione dell'art. 356 c.p. il legislatore ha voluto tutelare lo Stato, gli enti pubblici e le imprese esercenti servizi pubblici o di pubblica necessità contro le frodi commesse ai loro danni nell'esecuzione di contratti di fornitura...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11326 del 10 novembre 1994
«Il delitto di frode nella pubbliche forniture è ravvisabile non soltanto nella fraudolenta esecuzione di un contratto di somministrazione (art. 1559 c.c.), ma anche di un contratto di appalto (art. 1655 c.c.); l'art. 356 c.p., infatti, punisce...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3264 del 22 marzo 1991
«Del reato di frode nelle pubbliche forniture, previsto dall'art. 356 c.p., può essere soggetto attivo anche colui il quale, pur non essendo la parte vincolata dal contratto di fornitura, abbia assunto l'obbligo di dare esecuzione, anche in parte,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10556 del 9 novembre 1982
«Tale qualità non consegue alla cessione di un contratto di fornitura o al consenso della P.A., posto che unico responsabile - sotto il profilo civilistico - della regolarità e tempestività dell'esecuzione dell'originario contratto rimane il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4011 del 12 aprile 1995
«Sussiste il delitto di frode in pubbliche forniture (art. 356 c.p.) quando un'amministrazione comunale commissioni un impianto di incenerimento di «carni di scarto, residui patologici, rifiuti di macellazione, carogne di animali, ecc.», col patto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1425 del 8 febbraio 1994
«Ai fini della configurabilità del delitto di frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.), non è necessario un comportamento fraudolento mediante l'uso di raggiri, essendo sufficiente la semplice mala fede nell'esecuzione del contratto,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 50334 del 13 dicembre 2013
«Il delitto di cui all'art. 356 cod. pen. presuppone un inadempimento fraudolento che si ponga come momento di una complessiva inesecuzione della prestazione, letta nella sua integralità e non parcellizzata tramite i singoli momenti attraverso i...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 22024 del 9 giugno 2010
«Il delitto di frode nelle pubbliche forniture, quando oggetto del contratto siano beni destinati alla P.A., si consuma nel momento e nel luogo della sua fraudolenta esecuzione, da identificarsi in quello in cui avviene la consegna della cosa.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 26231 del 26 luglio 2006
«In tema di frode nelle pubbliche forniture, il semplice inadempimento del contratto non integra il reato di cui all'articolo 356 c.p., richiedendo la norma un quid pluris cioè la malafede contrattuale e, dunque, la presenza di un espediente...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5676 del 8 giugno 1982
«Ricorrono gli estremi del delitto di cui all'art. 366 c.p., il rifiuto, cioè, di prestare uffici legalmente dovuti da parte di un perito, un interprete o un custode nominato dall'autorità giudiziaria, non solo quando il rifiuto concerna il momento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13106 del 2 aprile 2001
«La condotta punibile del reato di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (nella specie, un sequestro conservativo) nella forma dell'elusione della misura cautelare a difesa del credito (art. 388, secondo comma, c.p.), ricorre...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11424 del 25 novembre 1995
«Alla luce del bene tutelato dalla norma, l'opposizione agli atti esecutivi appare un mero incidente all'interno del procedimento di esecuzione, cosicché deve considerarsi un segmento dello «stesso procedimento», irrilevante essendo a questi fini...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2533 del 21 gennaio 2010
«In tema di procurata inosservanza di pena, la prova circa la consapevolezza dell'imputato di agevolare l'autore di un reato a sottrarsi all'esecuzione della pena può fondarsi sulla notorietà della caratura criminale del soggetto favorito, nonché...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3613 del 30 gennaio 2006
«Il reato di procurata inosservanza di pena può assumere le forme più diverse, tuttavia è necessario, per l'integrazione della condotta tipica, che l'aiuto prestato al condannato sia idoneo a conseguire l'effetto di sottrarlo all'esecuzione della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9936 del 4 marzo 2003
«La condotta del reato di procurata inosservanza di pena consiste in un'attività volontaria, specificamente diretta ad eludere l'esecuzione della pena, che concorre con quella del condannato ricercato. Ne consegue che non è responsabile del reato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3861 del 30 giugno 1997
«Il reato di favoreggiamento personale ha come presupposto la commissione, da parte di un altro soggetto, di un altro delitto per il cui accertamento siano in corso indagini, e si concreta con l'agevolazione prestata a sottrarsi alle indagini...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11487 del 28 novembre 1988
«Il reato di procurata inosservanza di pena, invece, prevede, come condotta punibile solo l'aiuto prestato al latitante per sottrarsi all'esecuzione della pena. Pertanto, in questo secondo caso, il significato del termine «aiuta» non può essere che...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 18748 del 15 maggio 2007
«Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 390 c.p. (procurata inosservanza di pena) non è richiesta la sussistenza del dolo specifico, essendo sufficiente che la condotta consapevole del reo si colleghi oggettivamente, sul piano...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11578 del 15 dicembre 1997
«L'elemento oggettivo dell'apologia di uno o più reati punibile ai sensi dell'art. 414, comma terzo, c.p., non si identifica nella mera manifestazione del pensiero, diretta a criticare la legislazione o la giurisprudenza o a promuovere l'abolizione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10107 del 20 dicembre 1974
«Estranei al dolo richiesto per la sussistenza del reato in argomento sono i moventi e le cause che inducano l'agente a compiere gli atti previsti dalla norma, che possono indifferentemente essere commessi dal soggetto in esecuzione di un impegno...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12367 del 14 settembre 1990
«Pertanto ai fini della configurabilità del delitto, tra gli infortuni rientrano le «malattie-infortunio», intendendosi per tali le sindromi morbose imputabili all'azione lesiva di agenti diversi da quelli meccanico-fisici, purché insorte in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1189 del 17 maggio 1990
«Il differimento della pena per grave infermità fisica può esser chiesto da condannato non ancora assoggettato all'esecuzione della pena ed anche se non si sia ancora provveduto all'emissione dell'ordine di carcerazione; è, infatti, interesse del...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 27292 del 21 giugno 2013
«Il concorrente nel delitto associativo di stampo mafioso può essere chiamato a rispondere in quello di riciclaggio dei beni provenienti dall'attività associativa, sia quando il delitto presupposto sia da individuarsi nei delitti-fine, attuati in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 40354 del 8 novembre 2011
«Il concorrente nel delitto associativo mafioso può essere chiamato a rispondere del delitto di riciclaggio dei beni provenienti dall'attività associativa, sia quando il delitto presupposto sia da individuarsi nei delitti fine, attuati in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1285 del 13 febbraio 1997
«La circostanza attenuante comune di cui all'art. 62 n. 6, seconda ipotesi, c.p. solo in via eccezionale opera dopo la commissione del reato e trova fondamento nella minore capacità a delinquere del colpevole il quale, per ravvedimento, si adopera...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10594 del 3 novembre 1992
«L'attivo ravvedimento del reo, di cui all'art. 62 n. 6 seconda parte c.p., deve mirare ad elidere o ad attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato, per tali intendendosi quelle conseguenze che da un lato siano estranee all'esecuzione e...»