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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6636 del 9 gennaio 1997
«In tema di benefici penitenziari, indipendentemente dall'ammissibilità o meno di uno scioglimento temporaneo e parziale del cumulo delle pene, onde poter attribuire ad un determinato titolo di reato — ostativo, ai sensi dell'art. 4 bis...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 31214 del 15 luglio 2004
«In materia di cumulo di pene, vigono due principi fondamentali: il primo è quello secondo cui ciascun periodo di detenzione, per custodia cautelare o espiazione di pena, sofferto prima del cumulo, pur essendo stato determinato da uno o più titoli,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2932 del 11 giugno 1998
«La pena da espiare, derivante da nuovo titolo esecutivo, va cumulata con la parte di pena relativa al precedente titolo eseguita dopo la commissione del nuovo reato (ovvero che restava da espiare alla data di commissione del nuovo reato),...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 29315 del 11 giugno 2009
«Il delitto di diffusione di una malattia delle piante o degli animali, di cui all'art. 500 c.p., è punibile anche a titolo di tentativo in quanto, trattandosi di reato di evento, è configurabile in presenza di atti idonei diretti in modo non...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1673 del 24 febbraio 1986
«...il determinismo causale che dà luogo all'aberratio, l'evento non voluto può esser posto a carico dell'agente solo se dal comportamento di questi sia stato cagionato per errore nell'uso dei mezzi di esecuzione del reato o per qualsiasi altra causa.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 16976 del 10 aprile 2003
«In tema di delitti omicidiali, deve qualificarsi come diretta e non come eventuale la particolare manifestazione di volontà dolosa definita “dolo alternativo” che sussiste allorquando l'agente, al momento della realizzazione dell'elemento...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10961 del 14 novembre 1988
«L'art. 116 c.p. non è norma speciale rispetto a quello dell'art. 83 c.p. in quanto mentre quest'ultima riguarda esclusivamente la posizione del colpevole che risponde, a titolo di colpa, dell'evento non voluto allorché il fatto è preveduto dalla...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5250 del 30 aprile 1988
«Nel concorso di persone nel reato qualora accanto al reato non voluto venga realizzato anche quello concordato, tutti i concorrenti rispondono di entrambi i reati, secondo le regole dettate dall'art. 81 c.p. per il concorso formale e materiale dei...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2851 del 10 gennaio 1989
«Anche quando l'abitualità nel reato è presunta dalla legge, non è consentito il permanere di uno status di delinquenza qualificata in caso di insussistenza di un'attuale concreta pericolosità sociale. Ne consegue pertanto, qualora ricorra un caso...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 39292 del 21 ottobre 2008
«Ai fini dell'applicabilità dell'art. 117 c.p., che disciplina il mutamento del titolo del reato per taluno dei concorrenti, è necessario che il fatto commesso dall'estraneo costituisca comunque reato anche in mancanza della qualifica rivestita...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2167 del 21 febbraio 1994
«In tema di mutamento del titolo del reato per taluno dei concorrenti, l'art. 117, secondo comma, c.p., con l'espressione «. . . il giudice può, rispetto a coloro per i quali non sussistono le condizioni, le qualità o i rapporti predetti, diminuire...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5522 del 12 maggio 1992
«Tra le persone che concorrono nel reato occorre perciò operare una distinzione a seconda che si tratti di concorrenti che agiscono nello stesso modo che se fossero gli attori esclusivi del fatto criminoso ovvero di concorrenti che restano in una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7624 del 30 luglio 1981
«Nel concorso di persone nel reato, ed anche in quello anomalo, la desistenza può assumere rilevanza soltanto se consiste in un comportamento che impedisce il compimento dell'evento, voluto nel caso del concorso pieno, o soltanto prevedibile in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 48219 del 17 dicembre 2003
«Alla stregua della vigente formulazione dell'art. 118 c.p., introdotta dall'art. 3 della L. 7 febbraio 1990 n. 19, deve escludersi la compatibilità tra l'aggravante del nesso teleologico di cui all'art. 61, n. 2, c.p. e il concorso anomalo di cui...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9077 del 12 ottobre 1985
«Il reato contravvenzionale, di cui all'art. 5, lett. a) della L. n. 283 del 1962, è assorbito in quello delittuoso di cui all'art. 516 c.p., sul presupposto che le operazioni di messa in commercio delle sostanze alimentari non genuine siano...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23514 del 6 luglio 2006
«In tema di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, l'espressione «mette altrimenti in circolazione» comporta la configurabilità del reato di cui all'art. 517 c.p. a seguito di qualsiasi attività con la quale si miri a fare uscire a...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11671 del 13 ottobre 1999
«È configurabile il tentativo nel reato di cui all'art. 517 c.p., allorché vengano presentati per lo sdoganamento prodotti industriali con segni mendaci in quanto può costituire atto idoneo, diretto in modo non equivoco, a mettere la merce in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4053 del 21 marzo 1990
«Il delitto di cui all'art. 517 c.p. può essere commesso, oltre che dall'imprenditore, anche dai suoi collaboratori sia a titolo di concorso nel reato qualora essi cooperino consapevolmente con lui nella consumazione del fatto-reato, sia a titolo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11351 del 29 ottobre 1976
«Per la configurabilità del delitto di cui all'art. 517 c.p. (vendita di prodotti industriali con segni mendaci) è sufficiente la coscienza e volontà della condotta a tal fine posta in essere dall'agente, essendo tale reato punibile a titolo di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 37139 del 13 ottobre 2005
«È configurabile il tentativo nel reato di cui all'art. 517 c.p., allorché vengano presentati per lo sdoganamento prodotti industriali con segni mendaci in quanto può costituire atto idoneo, diretto in modo non equivoco, a mettere la merce in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6072 del 30 gennaio 2008
«...che il disvalore giuridico del fatto è rimasto identico e anche tale reato deve essere considerato ostativo all'applicazione dell'indulto, anche se il relativo provvedimento non ripete l'indicazione del titolo di reato abrogato. (Mass. redaz.).»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 44822 del 30 novembre 2007
«In tema di delitti contro il sentimento per gli animali, sussiste un rapporto di continuità normativa tra le nuove fattispecie contemplate dal Titolo IX bis del libro II del c.p., inserito dalla L. 20 luglio 2004, n. 189, e le condotte prima...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 479 del 20 gennaio 1992
«In tema di violazione degli obblighi di assistenza familiare, le diverse ipotesi previste dall'art. 570 c.p. non configurano una pluralità di reati distinti, ma pur nella varietà dei fatti incriminabili, si riferiscono ad un unico titolo di reato,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4078 del 8 maggio 1984
«Il soggetto obbligato a fornire i mezzi di sussistenza non può opporre, a titolo di compensazione, al fine di escludere l'ipotizzabilità del reato di cui all'art. 570 c.p., un suo credito verso l'avente diritto.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12670 del 20 settembre 1989
«Ai fini della configurabilità del delitto di omessa prestazione di mezzi di sussistenza, ai sensi dell'art. 570, secondo comma, n. 2, c.p., in favore dei figli minori affidati alla moglie separata, il provvedimento del giudice civile con cui è...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7003 del 19 giugno 1995
«L'oggetto della tutela dell'art. 591 c.p. (abbandono di persona minore o incapace), diversamente da quello dell'art. 570 c.p. (violazione degli obblighi di assistenza familiare), non è il rispetto dell'obbligo legale di assistenza in quanto tale,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14413 del 2 novembre 1990
«Il reato di maltrattamenti in famiglia, previsto dall'art. 572 c.p., può concorrere (materialmente) con il reato di cui all'art. 610 stesso codice, qualora le violenze e le minacce del soggetto attivo siano adoperate, oltre che con la coscienza e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5189 del 25 maggio 1996
«In applicazione del principio di specialità sancito dall'art. 15 c.p. e del principio secondo cui lo stesso fatto non può essere posto a carico dell'agente una seconda volta, la violenza o minaccia adoperata dopo la sottrazione di una cosa mobile...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12058 del 11 dicembre 1995
«L'effetto preclusivo derivante dal giudicato non si esplica nei confronti dei coimputati, neppure se concorrenti nello stesso reato, a cagione dell'autonomia di ciascun rapporto processuale. Peraltro, il giudice di legittimità ben può utilizzare...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11494 del 17 agosto 1990
«In materia di reati di stampa la responsabilità del direttore, a titolo di colpa, per non avere impedito la commissione del reato, è ben diversa da quella a titolo di concorso, la quale ultima in tanto può sussistere in quanto siano presenti tutti...»