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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 463 del 4 maggio 1993
«L'incompatibilità tra favoreggiamento personale e reato presupposto va riconosciuta nei soli casi in cui l'un reato sia estrinsecazione dell'altro concorrendo la medesima condotta a integrare sia un'attività di partecipazione al reato presupposto,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10760 del 27 luglio 1990
«Il favoreggiamento è ipotizzabile anche nella fase esecutiva del sequestro di persona, a scopo di estorsione, senza che ciò comporti necessariamente concorso in quest'ultimo delitto. La differenziazione tra concorso e favoreggiamento va tratta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9242 del 15 settembre 1988
«Commette il delitto di partecipazione ad associazione per delinquere, e non quello di favoreggiamento personale, il soggetto che organicamente e sistematicamente opera con gli associati a delinquere, come elemento strutturale dell'apparato del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3492 del 16 marzo 1988
«La materialità della condotta tipica del delitto di partecipazione ad associazione criminosa si concreta nel compito o nel ruolo, anche generico, che il soggetto svolge o si è impegnato a svolgere, nell'ambito dell'organizzazione, per portare il...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 35266 del 21 settembre 2007
«La circostanza aggravante di cui all'art. 378, comma secondo, c.p. ha natura oggettiva, poiché attiene alla maggiore entità del danno subito dall'amministrazione della giustizia per effetto della lesione dell'interesse alla repressione del reato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 44753 del 20 novembre 2003
«In tema di favoreggiamento personale, la circostanza aggravante di cui all'art. 7 D.L. 13 maggio 1991 n. 152, conv. in legge 12 luglio 1991, n. 203 (aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis c.p. ovvero al fine...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7110 del 18 luglio 1997
«L'applicazione dell'aggravante di cui all'art. 7 del decreto legge 13 maggio 1991 n. 152 conv. nella legge 12 luglio 1991 n. 203, non si applica automaticamente ogni qualvolta venga favorito un appartenente ad un'associazione mafiosa, essendo...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2100 del 21 gennaio 1997
«Il delitto di concorso nel reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e quello di favoreggiamento aggravato dal fine di agevolare l'attività dell'associazione stessa, ai sensi dell'art. 7 del D.L. 13 maggio 1991, n. 152, convertito con...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 21832 del 22 febbraio 2007
«È configurabile il delitto di favoreggiamento nei confronti dell'acquirente di modiche quantità di sostanza stupefacente per uso personale che, sentito come persona informata dei fatti, si rifiuti di fornire alla P.G. informazioni sulle persone da...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4153 del 7 aprile 1992
«La semplice rivelazione del segreto istruttorio da parte del difensore non è sufficiente ad integrare gli estremi del favoreggiamento personale, occorrendo che il fatto sia accompagnato da circostanze idonee a dimostrare la dolosa intenzione del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6989 del 4 luglio 1986
«Il diritto di difesa — anche in relazione al profilo specifico concernente il suo esercizio da parte del patrocinante — è tra quelli al quale l'ordinamento giuridico riconosce il più alto ambito di espansione onde consentire la effettiva...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4069 del 2 maggio 1983
«È configurabile il reato di favoreggiamento personale allorquando il medico non si limiti ad omettere l'invio del referto all'autorità giudiziaria — omissione alla quale è applicabile il comma secondo dell'art. 365 c.p. — ma ometta anche di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 45059 del 30 ottobre 2014
«Il delitto di patrocinio infedele di cui all'art. 380 c.p. ha natura di reato plurioffensivo in quanto, oltre a ledere l'amministrazione della giustizia e il regolare funzionamento dell'attività giudiziaria, che impone di rispettare i principi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 39022 del 20 settembre 2013
«La causa di non punibilità prevista dall'art. 384, primo comma, c.p.p., non può applicarsi al testimone in un processo civile di cui è parte un suo prossimo congiunto, quando la regiudicanda investe profili di esclusiva rilevanza economica e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12817 del 19 marzo 2013
«In tema di falsa testimonianza, l'esimente prevista dall'art. 384, comma primo, c.p., esclude la punibilità del testimone che abbia reso false dichiarazioni al fine di sottrarsi al pericolo di essere incriminato per un reato in precedenza...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10707 del 15 novembre 1985
«Ad integrare la situazione di necessità, prevista dall'art. 384 c.p. per la sussistenza di casi di non punibilità, non è sufficiente un pericolo genericamente temuto, ma occorre la prova di un pericolo attuale e concreto. (Fattispecie di rigetto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7847 del 16 giugno 1999
«Nel delitto di evasione per allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari, oggetto della tutela penale è il rispetto dovuto all'autorità delle decisioni giudiziarie sul presupposto di un legittimo stato di arresto o di detenzione del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 30983 del 30 luglio 2007
«In caso di evasione cosiddetta impropria, la condotta tipica è individuata nell'allontanamento dal luogo in cui si ha l'obbligo di rimanere. Per abitazione, individuata come luogo dove rimanere agli arresti, deve intendersi soltanto il luogo in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31995 del 29 luglio 2003
«Il reato di evasione non è a dolo specifico, essendo sufficiente, per la sussistenza dell'elemento soggettivo, la consapevolezza e volontà del reo di usufruire di una libertà di movimento vietata dal precetto penale, voluta anche unicamente come...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 12301 del 29 novembre 2000
«Qualora il provvedimento di arresti domiciliari faccia generico riferimento, quale luogo in cui deve essere osservato, ad un campo nomadi, può sorgere da parte del destinatario la possibilità di equivoco circa l'ambito applicativo con la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 25976 del 7 luglio 2010
«Il delitto di evasione, che è reato istantaneo con effetti permanenti, si consuma nel momento stesso in cui il soggetto attivo si allontana dal luogo della detenzione o degli arresti domiciliari. Ne consegue che l'effetto permanente cessa quando...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10605 del 24 novembre 1981
«Il reato di evasione è delitto di danno, a carattere commissivo e permanente e, mentre il suo momento consumativo coincide con l'illegittima conquista della libertà da parte di chi se ne trovi legalmente privato, lo stato di consumazione perdura...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 35533 del 25 settembre 2007
«Integra il delitto di evasione, e non una mera inosservanza del provvedimento cautelare, il mancato raggiungimento del luogo di detenzione da parte della persona sottoposta alla misura coercitiva degli arresti domiciliari.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4830 del 2 febbraio 2015
«In tema di evasione dagli arresti domiciliari, agli effetti dell'art. 385 cod. pen. deve intendersi per abitazione il luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata con esclusione di ogni altra appartenenza (aree condominiali,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 44504 del 17 dicembre 2010
«Integra il delitto di evasione dagli arresti domiciliari il trasferimento di residenza effettuato dal detenuto senza darne comunicazione e senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione da parte degli organi di vigilanza. (Fattispecie relativa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8646 del 27 luglio 1995
«In tema di evasione, per chi è agli arresti domiciliari, il termine «abitazione» di cui all'art. 385 comma 3 c.p., va riferito solo al luogo in cui la persona conduce vita domestica e non alle appartenenze (come cortili e giardini); la norma,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11000 del 3 novembre 1994
«A norma dell'art. 385, comma 3, c.p., risponde del reato di evasione l'imputato che, essendo agli arresti nella propria abitazione — intesa come il luogo in cui la persona conduce la propria vita domestica e privata, con esclusione di ogni altra...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 37386 del 1 ottobre 2003
«La circostanza attenuante prevista dall'art. 385 quarto comma c.p., a favore dell'evaso che si costituisca in carcere, non è applicabile nel caso di ritorno volontario nel luogo degli arresti domiciliari da parte del soggetto che se ne sia...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9960 del 4 marzo 2003
«Per integrare la circostanza attenuante speciale del delitto di evasione, prevista dall'art. 385, quarto comma, c.p., è sufficiente che il rientro in carcere sia volontario e non conseguente alla coazione fisica delle forze dell'ordine, senza la...»
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Cassazione penale, Sez. VII, sentenza n. 4186 del 29 gennaio 2003
«L'attenuante di cui all'art. 385, comma 4, c.p., che ha carattere di specialità rispetto a quella prevista dall'art. 62 n. 6 c.p., è applicabile all'imputato evaso dagli arresti domiciliari nelle sole ipotesi in cui questi, prima della condanna,...»