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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2730 del 21 marzo 1997
«L'aggravante di cui all'art. 7 comma primo del D.L. 13 maggio 1991 n. 152 convertito in legge 12 luglio 1991 n. 203 (secondo cui per i delitti puniti con pena diversa dall'ergastolo, commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2100 del 21 gennaio 1997
«Di conseguenza, quando la contestazione concerne l'aiuto prestato al partecipe all'associazione di stampo mafioso e in capo all'agente non sia riscontrabile una qualsiasi altra forma di collegamento con l'associazione, non è consentito ipotizzare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9794 del 13 settembre 1994
«Non vi è alcun ostacolo (ed in particolare non è applicabile in tale ipotesi l'art. 514 c.p.p. in tema di letture vietate), alla possibilità di leggere ed utilizzare nel dibattimento le dichiarazioni di chi, esaminato dalla polizia giudiziaria...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6989 del 4 luglio 1986
«Il diritto di difesa — anche in relazione al profilo specifico concernente il suo esercizio da parte del patrocinante — è tra quelli al quale l'ordinamento giuridico riconosce il più alto ambito di espansione onde consentire la effettiva...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 39022 del 20 settembre 2013
«La causa di non punibilità prevista dall'art. 384, primo comma, c.p.p., non può applicarsi al testimone in un processo civile di cui è parte un suo prossimo congiunto, quando la regiudicanda investe profili di esclusiva rilevanza economica e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3845 del 31 gennaio 2001
«L'art. 384, comma secondo, c.p., nel prevedere la non punibilità per i reati di cui gli artt. 371 bis e 373 stesso codice quando il fatto sia stato commesso da chi «per legge», non avrebbe dovuto essere sentito come testimone o persona informata...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7963 del 26 agosto 1997
«In tema di falsa testimonianza, è applicabile la esimente di cui all'art. 384, comma secondo, c.p. al soggetto che, assunto legittimamente come testimone perché al momento non vi erano a suo carico indizi di reità, risulti successivamente...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8632 del 27 luglio 1995
«Siffatto nesso non ricorre, dunque, né quando la commissione di taluno dei reati previsti dal citato articolo non sia strettamente collegabile sul piano eziologico alle esigenze di tutela e di conservazione della libertà o dell'onore del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7847 del 16 giugno 1999
«Nel delitto di evasione per allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari, oggetto della tutela penale è il rispetto dovuto all'autorità delle decisioni giudiziarie sul presupposto di un legittimo stato di arresto o di detenzione del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9560 del 12 novembre 1983
«Il reato di evasione non è configurabile nell'ipotesi di un internato per esecuzione di una misura di sicurezza e ammesso al regime di semilibertà, il quale non rispetti l'orario di rientro nella casa circondariale. La figura dell'internato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 25976 del 7 luglio 2010
«Il delitto di evasione, che è reato istantaneo con effetti permanenti, si consuma nel momento stesso in cui il soggetto attivo si allontana dal luogo della detenzione o degli arresti domiciliari. Ne consegue che l'effetto permanente cessa quando...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13113 del 2 ottobre 1990
«L'art. 385 terzo comma c.p. nel punire l'allontanamento dell'imputato, sottoposto agli arresti domiciliari, dalla propria abitazione configura un'autonoma fattispecie delittuosa equiparata al delitto di evasione di cui ai precedenti commi soltanto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8646 del 27 luglio 1995
«In tema di evasione, per chi è agli arresti domiciliari, il termine «abitazione» di cui all'art. 385 comma 3 c.p., va riferito solo al luogo in cui la persona conduce vita domestica e non alle appartenenze (come cortili e giardini); la norma,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10270 del 13 marzo 2001
«La violazione delle prescrizioni previste per il regime della detenzione domiciliare a norma dell'art. 47 ter, ottavo comma, dell'ordinamento penitenziario integra automaticamente il reato di evasione di cui all'art. 385 c.p., in quanto alla...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 19645 del 28 aprile 2004
«Per il reato di evasione commesso da persona in stato di arresti domiciliari, la fattispecie attenuante di cui al comma 4 dell'art. 385 c.p., per la quale la pena è diminuita quando l'evaso si costituisce in carcere prima della condanna, non è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 32668 del 3 settembre 2010
«Non integra il delitto di evasione di cui all'art. 385 c.p. la condotta di colui che, trovandosi presso la propria abitazione in stato di detenzione domiciliare, se ne allontani per costituirsi immediatamente dopo alla locale stazione dei...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16460 del 11 febbraio 2015
«Ai fini della configurabilità del delitto di procurata evasione, è sufficiente che il soggetto in cui favore la condotta venga compiuta sia "legalmente" arrestato in relazione alle circostanze obiettivamente sussistenti al momento dei fatti, anche...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 31192 del 16 luglio 2014
«Tra i provvedimenti del giudice civile che prescrivono misure cautelari, la cui inosservanza è penalmente sanzionata dall'art. 388, comma secondo, c.p., rientrano anche i provvedimenti di urgenza emessi a norma dell'art. 700 c.p., purché attinenti...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 50097 del 12 dicembre 2013
«Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 388, primo comma, cod. pen., l'ingiunzione ad adempiere, che costituisce condizione di punibilità del reato, può consistere anche in una richiesta di adempimento informale o addirittura...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 36692 del 27 settembre 2007
«Il mero rifiuto di ottemperare ai provvedimenti giudiziali previsti dall'articolo 388, comma secondo, c.p. non costituisce comportamento elusivo penalmente rilevante, a meno che l'obbligo imposto non sia coattivamente ineseguibile, richiedendo la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 37118 del 22 settembre 2004
«Ne consegue la rilevanza penale della condotta del genitore affidatario il quale, esternando al figlio un atteggiamento di rifiuto a proposito degli incontri con il genitore separato, non si attivi affinché il minore maturi un atteggiamento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9414 del 5 settembre 2000
«L'inosservanza dell'obbligo di corrispondere l'assegno di mantenimento ai figli minori - statuito dal giudice nel corso del procedimento di separazione personale dei coniugi - non integra gli estremi di cui all'art. 388, comma 2, c.p., in quanto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10549 del 10 ottobre 2000
«Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 388, secondo comma, c.p. (Sub specie della elusione di un provvedimento del giudice civile che prescrive misure cautelari a difesa del possesso), quando la situazione che realizza lo spoglio...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3769 del 25 marzo 1998
«Il provvedimento, adottato ai sensi dell'art. 700 c.p.c., di inibizione a un circolo ricreativo allo svolgimento di attività comportanti una rumorosità superiore a una determinata soglia (nella specie tre decibel) è da ritenere dato sia per la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4298 del 9 maggio 1997
«... Per sentenza di condanna, pur interpretando tale espressione nella generale accezione di qualunque provvedimento emesso in sede giurisdizionale, deve intendersi una decisione di merito pronunciata in base ad una plena cognitio. Non può,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6572 del 13 giugno 1991
«Ai fini della sussistenza del reato di elusione di un provvedimento del giudice di cui all'art. 388, comma secondo, c.p., non è sufficiente un mero comportamento omissivo, ma è necessario un comportamento attivo ovvero commissivo del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4058 del 25 gennaio 2008
«Ai fini dell'integrazione del reato di cui all'art. 388, comma terzo, c.p., la nozione di proprietario adottata dalla norma penale è più ampia di quella assunta in sede civilistica, includendo ogni persona contro la quale è eseguito il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 49974 del 30 dicembre 2004
«In tema di sequestro preventivo, i beni oggetto di atti simulati possono essere oggetto di sequestro anche nel caso in cui la simulazione sia finalizzata a sottrarsi all'adempimento di obblighi derivanti da un lodo arbitrale, in quanto esso ha...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10740 del 21 settembre 1999
«... Detto adempimento è idoneo a far presumere che l'atto verrà portato a conoscenza dello stesso debitore il quale non potrà successivamente contestarne la conoscenza, a meno che non dimostri l'esistenza di vizi che inficino la validità della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7111 del 18 luglio 1997
«Perché tale effetto si verifichi (con la conseguenza del venir meno della configurabilità del reato ex art. 388 c.p. nell'ipotesi — di cui alla fattispecie — nella quale il nominato ometta di farsi trovare nel luogo indicato dall'ufficiale...»