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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9936 del 4 marzo 2003
«Ne consegue che non è responsabile del reato chi, pur consapevole della condizione di condannato che si sottrae all'ordine di carcerazione, non svolge alcuna specifica attività di copertura del latitante rispetto alle ricerche degli organi di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3861 del 30 giugno 1997
«Il reato di favoreggiamento personale ha come presupposto la commissione, da parte di un altro soggetto, di un altro delitto per il cui accertamento siano in corso indagini, e si concreta con l'agevolazione prestata a sottrarsi alle indagini...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11487 del 28 novembre 1988
«Pertanto, in questo secondo caso, il significato del termine «aiuta» non può essere che quello di favorire il ricercato mediante un'attività volontaria, concorrente con quella del latitante al fine della realizzazione dello scopo dallo stesso...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 18748 del 15 maggio 2007
«In tema di procurata inosservanza di pena, nessuna efficacia scriminante può attribuirsi a rapporti di parentela o coniugio ovvero ad altri legami socialmente rilevanti, per cui l'adempimento di doveri di solidarietà umana non può escludere la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 23588 del 30 maggio 2013
«Il delitto di ragion fattasi mediante violenza sulle cose è configurabile in relazione a beni posseduti dall'autore della condotta quando questi non agisce a tutela del proprio possesso, ma incide radicalmente sul diritto in contesa, così...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 49760 del 20 dicembre 2012
«In tema di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, l'arbitrarietà non può ritenersi sussistente qualora ricorra la difesa in continenti del possesso o la autoreintegrazione di esso nell'immediatezza di uno spoglio violento da parte di altri,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2548 del 21 gennaio 2010
«Non commette il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni colui che usi violenza sulle cose al fine di difendere il diritto di possesso in presenza di uno atto di spoglio, sempre che l'azione reattiva avvenga nell'immediatezza di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 28952 del 11 luglio 2008
«In tema di condizioni di procedibilità, la legittimazione a proporre querela per il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose spetta sia al titolare di un diritto reale assoluto sulla res oggetto di violenza, sia...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 20277 del 18 maggio 2001
«Non integra l'elemento oggettivo del reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni la condotta di colui che, con un comportamento violento, mantiene il possesso attuale del bene (violenza manutentiva) oppure lo recupera nell'immediatezza...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9436 del 20 ottobre 1997
«In tema di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, per la configurabilità della ragion fattasi la pretesa arbitrariamente attuata dall'agente deve corrispondere perfettamente all'oggetto della tutela apprestata in concreto dall'ordinamento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11381 del 10 novembre 1994
«Per la sussistenza del reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose (art. 392 c.p.), non è rilevante che il diritto che si sia inteso tutelare, in concreto sussista, bensì solo che, invece di farlo valere in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13660 del 13 ottobre 1989
«Invero, la violenza integrante l'estremo del reato e alla quale la legge intende opporsi perché lede l'interesse pubblico a che ogni controversia venga decisa a mezzo dell'autorità giudiziaria, può anche cadere su cose di proprietà dell'agente,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11118 del 22 novembre 1985
«Ne consegue che non risponde del delitto de quo il proprietario il quale cambia la serratura della porta di accesso agli uffici impedendone l'ingresso ai conduttori dei medesimi, che siano stati inutilmente diffidati a svolgere nei locali stessi...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13115 del 2 aprile 2001
«In tema di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 392 c.p.) la buona fede dell'agente circa la reale o putativa sussistenza del preteso diritto non vale ad escludere il dolo, ma costituisce, al contrario, un presupposto necessario per la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8434 del 2 ottobre 1985
«La legittimazione a proporre querela, per il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, compete anche all'usufruttuario di un fondo quando l'azione violenta del soggetto attivo, diretto ad affermare il suo diritto di proprietà, sia...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2425 del 19 febbraio 1990
«Nel reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni restano assorbiti solo quei fatti che, pur costituendo di per sè stessi reato, rappresentano elementi costitutivi del primo: tali sono il danneggiamento, rispetto all'ipotesi di cui all'art....»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 34145 del 11 agosto 2003
«La nozione di cadavere quale possibile oggetto delle condotte di sottrazione, soppressione o distruzione, come sanzionate dall'art. 411 c.p., comprende anche resti umani consistenti nello scheletro od in parte di esso, purché si tratti di resti...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 39366 del 24 ottobre 2007
«Il delitto di cui all'art. 393 c.p. si traduce nella indebita attribuzione a se stesso, da parte del privato, di poteri e facoltà spettanti esclusivamente al giudice, e l'agente deve essere animato dal fine di esercitare un diritto con la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2222 del 18 febbraio 1991
«Il delitto di cui all'art. 393 c.p. si traduce infatti nella indebita attribuzione a sé stesso, da parte del privato, di poteri e facoltà spettanti esclusivamente al giudice, e l'agente deve essere animato dal fine di esercitare un diritto con la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8836 del 5 settembre 1991
«Qualora però il predetto agente — seppure inizialmente inserito in un rapporto inquadrabile ex art. 110 c.p. nella previsione del suindicato art. 393 stesso codice — inizi ad agire in piena autonomia per il perseguimento dei propri illeciti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10534 del 26 ottobre 1988
«Il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni si differenzia da quello di cui all'art. 610 c.p., che contiene egualmente l'elemento della violenza o della minaccia alla persona, non nella materialità del fatto che può essere identica in...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2802 del 28 marzo 1985
«Il reato di cui all'art. 411 c.p., nelle ipotesi di soppressione e di sottrazione, si realizza, come quello meno grave di occultamento di cadavere punito dall'art. 412 dello stesso codice, con un nascondimento del cadavere, ma mentre in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5139 del 2 giugno 1983
«Ai fini della sussistenza del reato di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere nella nozione di cadavere o parte di esso sono da comprendere anche lo scheletro e le singole ossa, rientrando in quella nozione tutti i resti umani tuttora...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 742 del 7 maggio 1969
«Nel primo reato, pur sussistendo la consumazione sin dalla prima apparizione dell'evento, questo si riproduce di momento in momento (ciclo consumativo) finché l'agente non abbia adempiuto al dovere di far cessare lo stato antigiuridico o lo stesso...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10641 del 22 novembre 1997
«La valutazione circa la sussistenza di quest'ultimo requisito non può prescindere dalle stesse modalità del comportamento tenuto dal soggetto attivo, sì che il giudice di merito deve individuare il perché la condotta incriminata — assistita dal...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11578 del 15 dicembre 1997
«Ai fini della responsabilità per colpa prevista dall'art. 57 c.p. a carico del direttore responsabile o del vice-direttore responsabile di un periodico per i reati commessi attraverso di esso, la figura del redattore responsabile, non prevista...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13541 del 3 dicembre 1986
«Condizione di punibilità del delitto di apologia di reato, di cui all'art. 414, terzo comma del codice penale, è che il fatto sia stato commesso pubblicamente. Pertanto, ai sensi del quarto comma, n. 2 dell'art. 266, c.p., è sufficiente che il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 43107 del 22 novembre 2011
«Ne consegue che, nell'ipotesi in cui tali ulteriori patti vengano conclusi, occorre accertare se la condotta successivamente posta in essere dal predetto a sostegno degli interessi dell'associazione che gli ha promesso o procurato i voti assuma i...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 22633 del 14 giugno 2010
«L'elemento oggettivo del delitto di cui all'art. 419 c.p. (devastazione e saccheggio) consiste, nell'ipotesi della commissione di fatti di devastazione, in qualsiasi azione, con qualsivoglia modalità posta in essere, produttiva di rovina,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9879 del 4 novembre 1997
«In relazione alle differenze tra le ipotesi delittuose previste dagli artt. 378 e 418 c.p., poiché il reato associativo si deve ritenere commesso quando abbia avuto inizio la condotta che ne costituisce l'essenza, indipendentemente dal suo...»