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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9584 del 5 luglio 1989
«L'oggetto giuridico del reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, di cui all'art. 517 c.p., non consiste nella tutela del marchio, bensì in quella dell'ordine economico, che deve essere garantito contro gli inganni tesi ai...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2499 del 11 dicembre 1969
«...del medio consumatore, il quale non porta il suo controllo su tutto ciò che è scritto nelle etichette apposte sulle bottiglie dalle quali gli vengono servite le bevande, che deve essere valutata l'attitudine del senso mendace a trarlo in inganno.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 28905 del 8 luglio 2013
«Il reato di cui all'art. 517 c.p. è integrato dalla somiglianza del segno distintivo tale da creare confusione nel consumatore mediamente diligente sulla provenienza del prodotto, non essendo necessaria né la registrazione o il riconoscimento del...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 27986 del 9 luglio 2008
«La riproduzione di una figura o di un personaggio di fantasia che costituisce esso stesso marchio o segno distintivo del prodotto (c.d. marchio figurativo) impone, ai fini della configurabilità del reato di vendita di prodotti industriali con...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10798 del 20 ottobre 1994
«...per altri elementi distintivi, quali il prezzo e la qualità della merce, né sussisteva il pericolo di induzione in inganno del consumatore, poiché il diritto alla riproduzione del disegno dei «cani dalmati» non era stato concesso in esclusiva).»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4066 del 7 maggio 1997
«Non è quindi penalmente rilevante la loro mera detenzione senza che gli stessi possano dirsi in vendita, non consentendo l'art. 517 c.p., quanto alla messa in vendita, la figura del tentativo. (Nella specie, relativa a rigetto di ricorso del P.M.,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 24190 del 24 maggio 2005
«...nell'esercizio del commercio), prevista dall'art. 518 c.p., va disposta anche con riferimento all'ipotesi del tentativo, atteso che la disposizione de qua, come quella di cui all'art. 36 c.p., non differenzia quest'ultimo dal reato consumato.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3141 del 15 marzo 1994
«Neppure è necessario che l'uso della violenza o della minaccia sia contestuale al rapporto sessuale per tutto il tempo, dall'inizio fino al congiungimento: è sufficiente, invece, che il rapporto sessuale non voluto dalla parte offesa sia consumato...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1778 del 8 febbraio 1991
«...dell'agente stesso. Ne deriva che il rapporto sessuale non voluto integra gli estremi del reato de quo, anche quando sia consumato approfittando della situazione di difficoltà e dello stato di diminuita resistenza in cui la vittima si sia trovata.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 23368 del 10 giugno 2008
«Ai fini della consumazione del reato di tratta di persone, con riguardo alla seconda delle ipotesi previste dall'art. 601, comma primo, c.p., non è necessario che venga consumato anche il reato di riduzione in schiavitù, quale previsto dalla...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 18380 del 21 aprile 2004
«...Regione, non fossero idonei a costringere l'ente ad accogliere la richiesta, ma che, tuttavia, l'azione, inidonea a configurare gli estremi della tentata estorsione, integrasse il delitto consumato di violenza o minaccia per commettere un reato).»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 20287 del 29 aprile 2004
«Il delitto di cui all'art.636 c.p. può essere consumato non solo con l'introduzione diretta degli animali nei fondi vicini ma anche con il loro abbandono in libertà e senza custodia, nella consapevolezza che essi vi si introdurranno guidati...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 12795 del 29 marzo 2011
«...la Corte, in fattispecie di truffa consistita nell'importazione, senza versamento dell'Iva, di veicoli dall'estero e di loro successiva rivendita in Italia, ha ritenuto consumato il reato nel momento e luogo del mancato pagamento d'imposta).»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11055 del 22 ottobre 1998
«In tema di morte o lesione come conseguenza non voluta di altro delitto a norma dell'art. 586 c.p., poiché l'accollo dell'evento ulteriore e più grave rispetto a quello voluto appare incompatibile con il principio di colpevolezza, secondo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 19673 del 28 aprile 2003
«Ne consegue che integra gli estremi del delitto di ricettazione colui che si intromette nella catena di possibili condotte, successive ad un delitto già consumato, essendo consapevole dell'origine illecita del bene e determinato dal fine di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7813 del 8 luglio 1992
«...tri. Il concorso morale può precedere l'esecuzione del reato o esprimersi nel corso della fase esecutiva, ma non successivamente a reato consumato. La successiva ricezione della cosa può dar luogo a ulteriore ricettazione, sempre che sussista...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 30062 del 17 luglio 2003
«Ne consegue che integra gli estremi del delitto di ricettazione colui che si intromette nella catena di possibili condotte, successive ad un delitto già consumato, essendo consapevole dell'origine illecita del bene e determinato dal fine di...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 420 del 19 gennaio 1982
«...anche nel tempo: con la comunicazione all'estraneo della notizia segreta fu consumato il reato di cui all'art. 326 c.p.; successivamente, con la pubblicazione degli atti, fu consumata la contravvenzione indicata nell'art. 684 dello stesso codice).»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7073 del 17 giugno 1988
«In tema di rapporti tra la contravvenzione di possesso ingiustificato di chiavi alterate o di grimaldelli e il reato di furto circostanziato, tentato o consumato, quando il soggetto attivo è sorpreso mentre si accinge, essendo in possesso di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5644 del 10 aprile 2012
«Il mancato ricorso, da parte del giudice del merito, alle nozioni di fatto rientranti nella comune esperienza, di cui all'art. 115 cod. proc. civ., deve essere specificamente spiegato ed è suscettibile di essere apprezzato dal giudice di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6906 del 11 giugno 1992
«In tema di omicidio, consumato o tentato, il compartecipe che non ha commesso l'azione tipica del reato lesivo della vita o dell'integrità fisica della vittima risponderà dell'evento diverso e più grave verificatosi a titolo di concorso anomalo ex...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6224 del 22 maggio 1992
«In tema di omicidio, consumato o tentato a scopo di rapina a mano armata il compartecipe il quale non ha commesso l'azione tipica del reato lesivo della vita o dell'integrità fisica della vittima non può rispondere di concorso in tale reato, ex...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 24231 del 4 giugno 2003
«La differenza tra le due ipotesi di bancarotta semplice previste all'art. 217, comma primo, n. 2 e 3 l. fall. (relative, rispettivamente, alla consumazione del patrimonio in operazioni di pura sorte o manifestamente imprudenti ed al compimento di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7455 del 26 giugno 1992
«Per il principio di territorialità della legge penale di cui al secondo comma dell'art. 6 c.p. il reato si considera commesso nel territorio dello Stato anche quando l'azione o l'omissione che lo costituisce si sia ivi realizzata soltanto in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 21797 del 5 giugno 2007
«Non ricorre la figura del reato impossibile per inidoneità dell'azione quando il cattivo stato di conservazione delle sostanze alimentari, palese ed evidente, sia facilmente percepibile dal consumatore.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 35122 del 4 settembre 2003
«...sufficiente alla dimostrazione della piena conoscenza del fatto da parte del titolare del diritto di querela l'acquisizione al processo dei tabulati Telecom relativi a telefonate che lo avrebbero reso edotto del reato consumato in suo danno).»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 365 del 19 aprile 1971
«...deve avere riguardo al massimo della pena prevista dalla legge per il reato, consumato o tentato, tenuto conto dell'aumento massimo di pena stabilito per le circostanze aggravanti e della diminuzione minima per le circostanze attenuanti.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11344 del 10 maggio 1993
«...che gli atti, pur se meramente preparatori, siano tuttavia tali da dimostrarsi, in linea di fatto, come idonei ed inequivocabilmente diretti alla realizzazione di quello che, in assenza della specifica previsione, sarebbe il reato consumato.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 38260 del 16 ottobre 2007
«...sulle realtà materiali e soggettive del gruppo criminale di riferimento. (Nella specie, la Corte ha ritenuto applicabile l'attenuante anche con riferimento ad un reato di attentato definitivamente consumato al momento della collaborazione).»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7346 del 20 febbraio 2004
«Ne consegue che se l'agente agisce con minaccia e con l'intenzione di attaccare il pubblico ufficiale per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri od omettere un atto dell'ufficio, il delitto è consumato sia che l'attività commissiva...»