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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17178 del 27 luglio 2006
«Nel rito del lavoro, i mezzi istruttori, preclusi alle parti, possono essere ammessi d'ufficio, ma suppongono, tuttavia, la preesistenza di altri mezzi istruttori, ritualmente acquisiti, che siano meritevoli dell'integrazione affidata alle prove...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 405 del 14 gennaio 2004
«In ordine alle circostanze apprese da terzi, i rapporti ispettivi redatti dai funzionari degli istituti previdenziali, pur non facendo piena prova fino a querela di falso, per la loro natura hanno un'attendibilità che può essere infirmata solo da...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11002 del 19 agosto 2000
«L'esercizio dei poteri istruttori d'ufficio da parte del giudice del lavoro non può essere diretto a sminuire l'efficacia e la portata di un'attività istruttoria già ritualmente espletata, specialmente nei casi in cui — come avviene per la prova...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9034 del 6 luglio 2000
«Nel rito del lavoro, l'attribuzione al giudice di poteri istruttori d'ufficio, ai sensi dell'art. 421, secondo comma, c.p.c., incontra un duplice limite, poiché, da una parte, deve rispettare il principio della domanda e dell'onere di deduzione in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 310 del 15 gennaio 1998
«Nel rito del lavoro, dove, per la particolare natura dei rapporti controversi il principio dispositivo va contemperato con quello della ricerca della verità materiale mediante una rilevante ed efficace azione del giudice nel processo, quando le...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4707 del 11 luglio 1983
«L'art. 421 c.p.c., nella sua nuova formulazione, laddove consente al giudice di ammettere mezzi di prova fuori dei limiti stabiliti dal codice civile, si riferisce ai limiti fissati dal detto codice alla prova testimoniale in via generale negli...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6204 del 15 marzo 2010
«Le informazioni e osservazioni, che, ai sensi dell'art. 425 c.p.c., possono essere fornite in giudizio dall'associazione sindacale indicata dalla parte, sono inidonee, anche in considerazione del loro carattere unilaterale, ad identificare la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6336 del 18 aprile 2003
«Nel rito del lavoro, la possibilità che ha il giudice, di richiedere informazioni e osservazioni, scritte o orali, alle associazioni sindacali, prevista dal secondo comma dell'art. 421 c.p.c., costituisce una facoltà discrezionale del giudice di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10522 del 25 ottobre 1997
«Nel rito del lavoro, quando le risultanze di causa offrono significativi dati di indagine, il giudice non può limitarsi a fare meccanica applicazione della regola formale di giudizio fondata sull'onere della prova, ma ha il potere-dovere di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 276 del 19 gennaio 1990
«Nelle controversie di lavoro, la facoltà del giudice di richiedere, ai sensi degli artt. 421 e 425 c.p.c., informazioni alle associazioni sindacali presuppone che le medesime siano indicate dalle parti e rispondano — se chiamate all'udienza di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 737 del 14 febbraio 1985
«L'esercizio, da parte del giudice del lavoro, del potere di richiedere informazioni alla pubblica amministrazione (art. 213 c.p.c.) non può considerarsi esaurito nel caso di risposta assolutamente inconcludente dell'amministrazione medesima,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 526 del 29 gennaio 1985
«Nel rito del lavoro la richiesta di informazioni alle associazioni sindacali indicate dalle parti, pur non essendo annoverabile tra i mezzi di prova, costituisce tuttavia un peculiare strumento processuale che consente al giudice di acquisire dati...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1371 del 5 marzo 1982
«L'esercizio del potere di richiedere informazioni scritte alla pubblica amministrazione, che è ri messo alla discrezionalità del giudice del merito ed è insindacabile in sede di legittimità, può aver luogo, nel nuovo rito del lavoro, che è...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 20570 del 6 settembre 2013
«Integra l'illecito disciplinare di cui all'art. 2, comma 1, lett. l), del d.l.vo 23 febbraio 2006, n. 109, il comportamento di un magistrato che abbia omesso di motivare, anche solo in forma succinta (come richiesto dall'art. 134, primo comma,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 889 del 29 gennaio 1998
«Nelle controversie in tema di invalidità pensionabile, la nomina a consulente tecnico d'ufficio di un esperto non rientrante nella categoria dei medici legali e delle assicurazioni e dei medici del lavoro non è causa di alcuna nullità, perché le...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11464 del 19 giugno 2004
«Le informazioni e osservazioni che, ai sensi dell'art. 425 c.p.c., vengono fornite in giudizio dall'associazione sindacale, salva l'ipotesi in cui siano suffragate da elementi aventi un'intrinseca valenza probatoria, hanno la funzione di fornire...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4572 del 22 aprile 1995
«Al fine di ritenere assolto l'onere incombente sul datore di lavoro di provare l'avvenuta affissione del codice disciplinare, come previsto dall'art. 7 della L. 20 maggio 1970 (applicabile anche ai rapporti di lavoro nautico per quanto attiene...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2173 del 12 maggio 1989
«In tema di controversie di lavoro, l'istanza della parte per l'acquisizione di informazioni delle associazioni sindacali — le quali, non hanno valore di prova, costituendo solo elementi utili ad un chiarimento dei termini della controversia — deve...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1197 del 12 febbraio 1985
«In tema d'interpretazione di un contratto collettivo, le informazioni e le osservazioni dei rappresentanti delle associazioni sindacali (art. 425 c.p.c.) sono utili per la ricostruzione dello svolgimento della vicenda contrattuale, e, in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 51 del 14 gennaio 1985
«La parte che, ai sensi dell'art. 425 c.p.c., abbia proposto istanza per l'acquisizione di informazioni ed osservazioni, orali o scritte, del rappresentante dell'associazione sindacale, è tenuta ad indicare specificamente i quesiti cui tali...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 589 del 20 gennaio 1983
«Le informazioni ed osservazioni rese da rappresentanti di associazioni sindacali, pure con riguardo al contenuto ed alla portata di un contratto collettivo, secondo la previsione dell'art. 425 c.p.c., sono soggette ai principi generali in tema di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9550 del 22 aprile 2010
«Il mutamento del rito da ordinario a speciale non determina - neppure a seguito di fissazione del termine perentorio di cui all'art. 426 c.p.c. per l'integrazione degli atti introduttivi - la rimessione in termini rispetto alle preclusioni già...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 26611 del 6 novembre 2008
«Nel rito locatizio l'ordinanza di trasformazione del rito prevista dall'art. 426 c.p.c. deve essere comunicata alla parte contumace, in osservanza di un principio generale del nostro ordinamento ; tuttavia la mancata comunicazione può essere...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1330 del 24 gennaio 2006
«Nel rito del lavoro, applicabile alle controversie in materia di locazione, la regola desumibile dall'art. 416 c.p.c., secondo la quale il convenuto è tenuto a proporre con la memoria di costituzione tutte le eccezioni, processuali e di merito,...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 23018 del 15 novembre 2005
«La decisione resa dal giudice ex art. 426 c.p.c., qualora contenga una pronuncia circa la natura del rapporto dedotto in giudizio, decidendo parzialmente la causa nel merito, preclude, a norma dell'art. 41 c.p.c., il regolamento preventivo di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4352 del 26 marzo 2001
«Disposto dal giudice adito il mutamento del rito ordinario in rito del lavoro ai sensi degli artt. 667 e 426 c.p.c., il mancato deposito del dispositivo in udienza non può essere considerato circostanza idonea a far ritenere la ritrasformazione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 428 del 19 gennaio 1987
«Qualora il giudice disponga la trasformazione del rito ai sensi dell'art. 426 c.p.c., l'ordinanza di fissazione dell'udienza di discussione e di concessione di termine perentorio per la integrazione degli atti deve essere comunicata solo alla...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9902 del 9 ottobre 1990
«Per il passaggio dal rito del lavoro al rito ordinario non è necessario un provvedimento formale, ove non ricorra una delle ipotesi previste dall'art. 427 c.p.c. (necessità di regolarizzare gli atti secondo le disposizioni tributarie o mutamento...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7368 del 2 giugno 2000
«In relazione all'ipotesi di incompetenza prevista dal l'art. 428 c.p.c., qualora il giudice erroneamente fissi per la riassunzione della causa dinanzi al giudice competente un termine superiore a quello massimo di trenta giorni previsto dal...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10164 del 28 aprile 2010
«La disposizione di cui al secondo comma dell'art. 431 c.p.c. nel testo modificato dalla legge 11 agosto 1973, n. 533, la quale riconosce al lavoratore la facoltà di procedere ad esecuzione "con la sola copia del dispositivo in pendenza del termine...»