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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 383 del 16 gennaio 1991
«Lo stesso discorso vale per la non menzione della condanna, che è collegata alla valutazione, positiva o negativa, delle circostanze indicate nell'art. 133 c.p., secondo quanto stabilito dall'art. 175 del medesimo codice. (Nella specie la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5247 del 15 maggio 1991
«La possibilità, riconosciuta dall'art. 620 lett. l) c.p.p. alla Corte di cassazione, di procedere direttamente alla determinazione della pena, deve ritenersi circoscritta alle ipotesi in cui alla situazione da correggere possa porsi rimedio senza...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6529 del 11 giugno 1991
«La determinazione della pena va operata esclusivamente in riferimento ai parametri indicati dalla legge (gravità del reato, capacità di delinquere del colpevole). Le attenuanti generiche vanno riconosciute, in quanto incidenti sulla valutazione di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6577 del 13 giugno 1991
«Nelle ipotesi di concorso di persone nel reato di violazione di sigilli la qualità personale di custode che ai sensi del secondo comma dell'art. 349 c.p. aggrava il reato, si comunica ai concorrenti con il temperamento, introdotto dall'art. 1...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7847 del 24 luglio 1991
«Il condono della pena non è applicabile al delitto di rapina aggravata, essendo tale reato compreso tra le esclusioni oggettive dal beneficio (art. 8, n. 36 D.P.R. 16 dicembre 1986, n. 865). Né rileva il risultato del giudizio di comparazione...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 11734 del 5 dicembre 1992
«Nel caso in cui l'accoglimento dell'appello è meno integrale e viene mutata in senso meno grave la qualificazione giuridica di uno dei reati riuniti nella continuazione, deve diminuirsi la pena complessiva solo se il giudice di appello, nella sua...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2763 del 27 luglio 1992
«In tema di reato continuato, l'identità del disegno criminoso necessaria per la riduzione ad unità delle diverse violazioni non è ravvisabile in mere circostanze inerenti alla persona del colpevole, quali la capacità o la tendenza a delinquere e...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 341 del 17 gennaio 1992
«In tema di circostanze attenuanti, il danno o il pericolo di danno che deriva al consumatore di sostanza stupefacente dalla azione criminale dello spacciatore non può mai ritenersi di speciale tenuità, sia perché inerente alla salute di una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4686 del 15 aprile 1992
«Il giudizio prognostico di cui all'art. 164, primo comma, c.p. può essere fondato unicamente sulle circostanze di cui all'art. 133 dello stesso codice, tra le quali non può farsi rientrare quella costituita dai convincimenti religiosi del...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5808 del 15 maggio 1992
«...oggettiva e soggettiva, del reato e, quindi, tali da giustificare l'attribuzione ad essi della potenzialità di concorrere, quali circostanze attenuanti generiche, alla determinazione della pena nella misura meglio adeguata ai parametri di legge.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7818 del 8 luglio 1992
«La circostanza della particolare tenuità del fatto nel delitto di ricettazione, di cui all'art. 648, comma secondo, c.p., si distingue da quella della speciale tenuità del danno di cui all'art. 62, n. 4, c.p., perché in quest'ultima ha rilievo il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8169 del 22 luglio 1992
«Qualora due o più reati debbano unificarsi con il vincolo della continuazione, il giudice è tenuto ad esaminare se e quali circostanze (aggravanti o attenuanti) ricorrano in relazione ad ogni singolo reato, non solo per stabilire quale sia in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10971 del 29 novembre 1993
«Poiché il bene giuridico tutelato dall'art. 326 c.p. è il buon funzionamento della pubblica amministrazione, non occorre per l'integrazione del reato di rivelazione di segreto di ufficio che, in concreto, vale a dire, in relazione alle specifiche...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11401 del 14 dicembre 1993
«Tale preventiva valutazione è necessaria non solo perché le circostanze che attengono ai singoli reati devono essere valutate in relazione ai reati stessi, ma anche perché ove sia configurabile l'unicità del disegno criminoso, il giudice deve...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1153 del 11 maggio 1993
«In tema di reato continuato, per l'individuazione della violazione più grave, il giudice deve tener conto anche di tutte le circostanze, aggravanti e attenuanti, ravvisabili nel caso concreto, e operare gli aumenti o le diminuzioni di pena che,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3476 del 16 ottobre 1993
«In tema di continuazione, l'identità del disegno criminoso viene meno quando tra l'uno e l'altro fatto-reato intervengano circostanze — quali il processo, la custodia cautelare, la sentenza di condanna — tali da modificare l'originario progetto.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 404 del 4 marzo 1993
«L'accertamento dell'unicità del disegno criminoso così individuata è rimesso all'apprezzamento del giudice di merito, che deve valutare il tempo intercorso tra i vari episodi criminosi, il titolo del reato, le modalità di esecuzione ed ogni altro...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9498 del 20 ottobre 1993
«La circostanza aggravante prevista dall'art. 628, terzo comma, n. 3, c.p. (richiamata dall'art. 629 cpv. c.p.) si concreta nel solo fatto dell'appartenenza del rapinatore o dell'estorsore ad un sodalizio criminoso del tipo descritto dall'art. 416...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1730 del 10 febbraio 1994
«Ai fini dell'elemento psicologico del reato di cui all'art. 659 c.p. (disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone), non occorre l'intenzione dell'agente di arrecare disturbo alla quiete pubblica, essendo sufficiente la volontarietà della...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2282 del 24 febbraio 1994
«L'attenuante prevista dall'art. 62 n. 6, prima parte, c.p. va intesa in funzione dell'art. 185 stesso codice e di conseguenza, essa è applicabile a qualsiasi reato ogni qualvolta ne sia derivato un danno patrimoniale o non patrimoniale...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3127 del 10 settembre 1994
«Il giudice dell'esecuzione, cui sia richiesta la revoca della sentenza per dedotta sopravvenuta abolizione del reato è tenuto ad interpretare il giudicato e a renderne espliciti il contenuto ed i limiti ricavando dalla decisione irrevocabile tutti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 415 del 6 maggio 1994
«In tema di applicazione alla disciplina del reato continuato in sede di esecuzione, l'unicità del disegno criminoso, costituente l'indispensabile condizione per la configurabilità della continuazione, non può identificarsi con la generale...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5033 del 2 maggio 1994
«Qualora, nel corso di una perquisizione domiciliare, venga rinvenuta dalla polizia giudiziaria sostanza stupefacente e un quantitativo di questa sia trovato su indicazione di uno degli occupanti dell'immobile, chiamato poi a rispondere del reato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6202 del 27 maggio 1994
«Ai fini della realizzazione del reato contravvenzionale di cui all'art. 659, primo comma, c.p. (disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone) sono sufficienti emissioni sonore riferibili al comportamento di un soggetto, identificabili in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10075 del 3 ottobre 1995
«Nell'ipotesi di reato continuato, il giudice ha l'obbligo di stabilire se e quali circostanze ricorrono in relazione a ciascuna delle violazioni da unificare ai sensi dell'art. 81, c.p., e ciò non solo al fine di dosare l'aumento di pena da...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7962 del 18 luglio 1995
«La fattispecie penale prevista dall'art. 630, comma 2, c.p. nel testo modificato dall'art. 5 della L. 14 ottobre 1974, n. 497, delinea un reato complesso, integrato dal delitto di sequestro di persona, quale elemento costitutivo, e dal delitto di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 44 del 4 gennaio 1996
«Quando la concessione delle attenuanti generiche non rappresenti la risultante di una pronuncia formulata all'esito di un giudizio di cognizione, ma si ponga quale semplice elemento dell'accordo delle parti, non può valere la regola secondo cui i...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5291 del 24 gennaio 1996
«È abnorme il provvedimento con il quale il Gip, richiesto dal pubblico ministero di archiviazione del procedimento in ordine a una determinata figura di reato (nella specie calunnia), trasmette de plano gli atti al pubblico ministero (nella specie...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8788 del 30 settembre 1996
«Il giudizio di comparazione tra circostanze di diverso segno regolato all'art. 69 c.p. è imposto dalla necessità di una valutazione complessiva del fatto delittuoso, tale che, fermo il principio di proporzione tra pena e reato, consenta nel...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1121 del 9 aprile 1997
«E invero, la presenza di una delle attenuanti suindicate, previste dall'art. 62 nn. 4 e 6, vale da elidere ogni aggravante diversa da quelle di cui all'art. 625 n. 1 e n. 4, seconda parte, c.p.; onde, ai fini della determinazione della pena...»