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Articolo 1009 Codice Civile

(R.D. 16 marzo 1942, n. 262)

[Aggiornato al 26/11/2024]

Imposte e altri pesi a carico del proprietario

Dispositivo dell'art. 1009 Codice Civile

Al pagamento dei carichi imposti sulla proprietà(1) durante l'usufrutto, salvo diverse disposizioni di legge, è tenuto il proprietario, ma l'usufruttuario gli deve corrispondere l'interesse della somma pagata [983 comma 2, 1005 comma 3](2).

Se l'usufruttuario ne anticipa il pagamento, ha diritto di essere rimborsato del capitale(3) alla fine dell'usufrutto [1011].

Note

(1) Nell'ambito dei carichi che gravano sulla proprietà si possono annoverare i contributi per miglioria relativamente ad interventi operati dallo Stato o con il concorso dello stesso, oppure discendenti dall'effettuazione di opere pubbliche che abbiano determinato un'oggettiva rivalutazione della proprietà; quelli versati per opere di bonifica o di difesa idraulica; gli oneri riferibili a rapporti di vicinato.
(2) I contributi consortili sono a carico dell'usufruttuario se i consorzi hanno come unica finalità l'agevolazione del maturare dei frutti. Se, invece, l'intervento del consorzio accresce il valore del fondo, il versamento del relativo contributo è a carico del nudo proprietario, e l'usufruttuario è tenuto soltanto al pagamento degli interessi.
(3) La disposizione si applica anche all'ipotesi in cui l'usufruttuario abbia pagato per evitare il rischio di un'espropriazione forzata del bene.

Relazione al Codice Civile

(Relazione del Ministro Guardasigilli Dino Grandi al Codice Civile del 4 aprile 1942)

482 Circa la ripartizione delle spese e degli oneri tra proprietario e usufruttuario, si è riveduta e completata negli artt. 1004-1009 la disciplina del codice del 1865 (artt. 501-508). Sono a carico dell'usufruttuario tutte le spese relative alla custodia, all'amministrazione e alla manutenzione ordinaria della cosa: così pure devono essere sostenute dall'usufruttuario le riparazioni straordinarie, rese necessarie dall'inadempimento degli obblighi di ordinaria manutenzione (art. 1004 del c.c.). Le riparazioni straordinarie, invece, sono a carico del proprietario. L'enumerazione che di queste fa il secondo comma dell'art. 1005 del c.c. è conforme a quella contenuta nell'art. 504 del codice del 1865. L'usufruttuario, peraltro, poiché ne trae profitto, deve corrispondere al proprietario per la durata dell'usufrutto l'interesse delle somme per esse erogate (art. 1005, terzo comma). Se il proprietario non esegue le riparazioni, può eseguirle l'usufruttuario, e in tal caso ha diritto al rimborso delle spese senza interesse alla fine dell'usufrutto (art. 1006 del c.c.). Le stesse disposizioni valgono nel caso di rovina parziale, per vetustà o caso fortuito, di un edificio che formava accessorio necessario del fondo soggetto a usufrutto (art. 1007 del c.c.. Per ciò che concerne i carichi annuali, i quali sono addossati all'usufruttuario, l'art. 1008 del c.c., primo comma, risolve affermativamente la questione, sorta a proposito dell'art. 506 del codice del 1865, se l'usufruttuario debba corrispondere anche le rendite fondiarie. Il secondo comma dell'articolo ripartisce poi, per l'anno in corso al principio e alla fine dell'usufrutto, tali carichi tra proprietario e usufruttuario in proporzione della durata del rispettivo diritto. Gravano sul proprietario, salvo diverse disposizioni di legge, i carichi imposti sulla proprietà, inerenti cioè al capitale e non al reddito, ma l'usufruttuario deve corrispondergli l'interesse e, se ne anticipa il pagamento, ha diritto al rimborso del capitale, senza interesse, alla fine dell'usufrutto (art. 1009 del c.c. corrispondente all'art. 507 del codice del 1865). Non ho riprodotto, perché mi sembrava superfluo, la disposizione dell'art. 508 del codice anteriore, con la quale si riconosceva all'usufruttuario di una o più cose particolari il diritto di regresso verso il proprietario per il pagamento dei debiti di questo per cui il bene fosse ipotecato, nonché per le rendite semplici (o censi), le quali sostanzialmente non divergono di un comune debito ipotecario (articoli 1782 del codice precedente e art. 1861 del c.c.). La disciplina delle passività gravanti su un'eredità in usufrutto (art. 1010 del c.c.) è conforme a quella dettata dall'art. 509 del codice del 1865, che, però, più genericamente parlava di usufrutto di un patrimonio: e la modifica rende chiaro che l'usufrutto di un patrimonio non può essere costituito che come usufrutto dei singoli beni di cui il patrimonio è composto, con l'osservanza delle forme prescritte secondo la natura di ciascuno di questi. Al menzionato art. 509 del codice precedente si è aggiunta una disposizione (art. 1010, ultimo comma), che prevede la necessità della vendita dei beni per il pagamento dei debiti. La vendita è fatta d'accordo tra proprietario e usufruttuario, salvo ricorso all'autorità giudiziaria in caso di dissenso. Si è stabilito, infine, che l'espropriazione forzata debba seguire contro entrambi.

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Giuseppe chiede
giovedģ 14/07/2011 - Puglia

Buongiorno. Mio padre mi ha donato una casa con usufrutto ed stata convocata una riunione condominiale per mandare via l'amministratore. Le unità immobiliari sono 4 di cui due sono mie. Serve la delega di mio padre per non mandare via l'amministratore. Grazie”

Consulenza legale i 22/07/2011

Dal tenore della domanda non si comprende se chi scrive è proprietario o se gode di un diritto di usufrutto sugli immobili. Comunque, l’art. 67 disp. att. c.c. prevede che l’usufruttuario di un piano o porzione di piano esercita il diritto di voto negli affari che attengono all’ordinaria amministrazione e al semplice godimento delle cose e dei servizi comuni, mentre nelle deliberazioni che riguardano innovazioni, ricostruzioni od opere di manutenzione straordinaria delle parti comuni dell’edificio il diritto di voto spetta invece al proprietario. Per la revoca dell’amministratore, tuttavia, non si trova alcuna disposizione espressa, per cui sembra che il diritto di voto vada esercitato dal proprietario.

E’ altresì possibile – secondo l’articolo citato – che ogni condomino intervenga in assemblea a mezzo di rappresentante, il quale, nel caso specifico, ben può essere chi scrive munito di apposita delega.