Brocardi.it - L'avvocato in un click! CHI SIAMO   CONSULENZA LEGALE
Diritto del lavoro e previdenza sociale -

Le soluzioni per una "giusta retribuzione" tra salario minimo legale e contrattazione collettiva

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2023
TIPOLOGIA: Laurea liv. I
ATENEO: Universitą degli Studi di Sassari
FACOLTÀ: Scienze Politiche
ABSTRACT
Il tema dell’adeguatezza salariale è sempre stato centrale in ambito sindacale, politico e accademico. Ma in un mondo contraddistinto dal progresso tecnologico, in cui sono cambiati i processi produttivi con un inevitabile impatto sul mercato del lavoro, il tema è oggi tornato nel dibattito pubblico generando particolare interesse. L’esigenza di garantire salari adeguati e contrastare la povertà è infatti avvertita non solo in Italia, ma in tutta l’Europa, in particolare dopo la crisi pandemica e lo scoppio della guerra in Ucraina.
Il punto di partenza dell’argomento è rappresentato dall’articolo 36 della nostra Costituzione che riconosce la “giusta retribuzione” come diritto fondamentale di ogni lavoratore. In particolare, definisce “giusta” la retribuzione che sia proporzionata alla quantità ed alla qualità del lavoro prestato e che sia in ogni caso sufficiente ad assicurare al lavoratore ed alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Questa disposizione costituzionale è particolarmente notevole poiché, non solo mira a garantire il sostentamento materiale dei lavoratori, ma anche a preservare la loro dignità e il loro benessere; ed estende tutto questo alle esigenze dell’intero nucleo familiare. Tuttavia, l'interpretazione e l'attuazione di tale principio possono risultare estremamente complesse, soprattutto in un contesto caratterizzato da dinamiche economiche mutevoli e da crescenti disuguaglianze sociali.
Una delle sfide principali, quindi, consiste nell’individuazione di meccanismi e strumenti in grado di applicare concretamente il diritto alla giusta retribuzione costituzionale, adattandolo alle dinamiche del mercato del lavoro. Ed è così che due strumenti fondamentali assumono un ruolo cruciale: il salario minimo legale e la contrattazione collettiva. Entrambi gli strumenti tendono ad un obbiettivo comune: garantire un valore numerico minimo al di sotto del quale non può essere corrisposta la retribuzione, allo scopo principale di evitare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo ed assicurare un tenore di vita dignitoso a ciascun lavoratore. A distinguere i due strumenti è dunque il metodo utilizzato. Da un lato si trova il salario minimo legale che vede nella legge il metodo per determinare la soglia minima inderogabile della retribuzione. Dall’altro lato si trova la contrattazione collettiva che, basata sulla negoziazione delle condizioni di lavoro tra associazioni datoriali e sindacati dei lavoratori, determina il salario minimo per via contrattuale, attraverso la stipulazione del contratto collettivo di categoria. Tuttavia, la coesistenza di questi due approcci alla determinazione della retribuzione solleva una serie di interrogativi e dibattiti riguardanti la loro efficacia, la loro compatibilità e il loro impatto sulle condizioni di lavoro e sulla distribuzione del reddito. Quale dei due strumenti è più opportuno per garantire la giusta retribuzione costituzionale? Il contratto collettivo, che fino ad ora ha rappresentato in Italia la massima autorità salariale, è ancora efficace di fronte ai nuovi problemi? La sola fissazione per legge di un minimo salariale è sufficiente a contrastare il fenomeno della povertà lavorativa? Questi sono solo alcuni dei principali interrogativi che emergono in merito.
La presente tesi, dedicando particolare attenzione alla dimensione giuridica, si propone di ricostruire ed analizzare l’esperienza italiana e l’attuale contesto, in modo da poter mettere a fuoco le principali prospettive ed offrire un contributo al dibattito sull’argomento.

Indice (COMPLETO)Apri

Tesi (ESTRATTO)Apri

Norme di riferimento

Acquista questa tesi
Inserisci il tuo indirizzo email: