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Diritto del lavoro e previdenza sociale -

L’articolo 36 della Costituzione e il salario minimo

TESI MOLTO VENDUTA
AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2021
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Università degli Studi di Torino
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente lavoro di ricerca si sofferma sull’analisi dell’art. 36 Cost. e sulla sua relazione con il concetto di salario minimo.
Si tratta, a tutti gli effetti, di un percorso argomentativo che parte dalla nascita dell’articolo stesso e dalle scelte operate dall’Assemblea Costituente, passa attraverso altre scelte, quelle concrete e contrattuali frutto delle relazioni tra i soggetti operanti nel sistema lavoro, per terminare nella situazione di dibattito odierna.
Si tratterà, altresì, della posizione del legislatore e della sua scelta di non intervenire sui minimi, nonché del ruolo della giurisprudenza che ha, di fatto, garantito l’applicazione dei principi di cui all’art. 36 Cost.
Il lavoro è riconosciuto quale valore fondante della Costituzione della Repubblica; tanto che la definizione stessa dell'Italia quale "Repubblica democratica fondata sul lavoro" nasce nella seduta dell'Assemblea Costituente del 22 marzo 1947, dall'approvazione di un emendamento a prima firma Fanfani. Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione, in sede di discussione dell'articolo 1, sottolineò la stretta relazione tra democrazia e lavoro, posta alla base del nostro ordinamento: “È necessario in una Carta costituzionale stabilire fin dal principio che, oltre alla democrazia puramente politica, base di un nostro periodo glorioso di civiltà costituzionale, si deve oggi realizzare una democrazia sociale ed economica”. Questo è il dato caratteristico che costituisce una nuova fase di storia. Alla base si trovano due concetti: la sovranità popolare, eredità del principio democratico come è giunto a noi e la nuova aggiunta dell'elemento "lavoro". A questo elemento "lavoro", però, non basta essere il primo valore fondante della Repubblica; per la sua concretizzazione, occorrono tutta una serie di specificazioni ed elementi aggiuntivi che si presentano in varie forme in diversi articoli della Carta, uno tra tutti l’articolo 36.
Attraverso una prima lettura analitica del primo comma si trovano, in ordine, il principio di proporzionalità tra retribuzione e qualità/quantità del lavoro e il “minimum” salariale, che deve essere in ogni caso garantito.
Se apparentemente questo concetto sembra di facile intuizione, quasi matematico, nelle pagine del presente elaborato verrà approfondito come arrivare al raggiungimento, non solo della proporzionalità tra lavoro e salario, ma anche di quel “minimo” al di sotto del quale per il lavoratore diventa impossibile vivere liberamente e dignitosamente, non sia una mera questione di numeri.
Si osserveranno il ruolo e le scelte dei sindacati, voce diretta dei lavoratori, che, attraverso i contratti collettivi, hanno, in concreto, attraverso la fissazione dei minimi tabellari, applicato l’articolo 36 Costituzione.
Verranno presentati gli accordi e le scelte sindacali e industriali.
Ma in che modo la contrattazione collettiva ha operato? Perché il legislatore si è astenuto? Soprattutto, chi garantisce al lavoratore il diritto ad una retribuzione che gli permetta di condurre una vita libera e dignitosa? Il giudice può intervenire?
Si tratta di domande alle quali questa trattazione vuole dare una risposta.
Attraverso un excursus storico-politico-legislativo della nozione di salario minimo, si evidenzia come il concetto stesso di minimo salariale si sia evoluto, in relazione ad interpretazioni dottrinali, giurisprudenziali e spesso politiche, differenti e specchio di una società in continuo cambiamento.
Vivere liberamente e dignitosamente non è certo riassumibile in una cifra oraria fissa; è un diritto i cui strumenti di garanzia sono mutevoli, poggiano su parametri diversi e sempre nuovi.
In conclusione, si arriva alla stagione attuale della politica dei redditi e del lavoro nel nostro Paese, con cenni al salario minimo legale e al reddito di cittadinanza.
Il tema non sarà solo storicizzato, ma osservato analiticamente, con riferimento sia alla politica che alla legislazione, tanto all’economia quanto alla società.
Un’osservazione multidisciplinare necessaria per meglio comprendere, con occhio critico, la nozione di salario minimo come “giusta” retribuzione.

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