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Diritto processuale civile -

Arbitrato e potere cautelare degli arbitri

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2024
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Milano - Bicocca
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
L’elaborato di tesi dal titolo "Arbitrato e potere cautelare degli arbitri" tratta l'evoluzione normativa dell'assunzione di misure cautelari nel corso di un procedimento arbitrale. Anzitutto, l’arbitrato è un istituto giuridico appartenente alla categoria dei cc.dd. strumenti ADR (alternative dispute resolution), cioè strumenti alternativi al processo ma, comunque, funzionali alla risoluzione di una controversia. La disciplina del procedimento cautelare nell’arbitrato è stata oggetto di diverse modifiche, culminate nella riforma Cartabia. Originariamente, il Codice di procedura civile del 1940 non permetteva agli arbitri di adottare provvedimenti cautelari. Il divieto fu giustificato, in primo luogo, in considerazione del fatto che gli arbitri non sono dotati di poteri coercitivi e, in secondo luogo, a causa di presunti impedimenti di natura formale-processuale. La necessità di rafforzare lo strumento arbitrale, in un’ottica di riduzione del carico giudiziario e quindi, di conseguenza, di velocizzazione dei giudizi, ha indotto il legislatore a considerare l’idea di riconoscere in capo agli arbitri il potere cautelare. Questa scelta legislativa si è tradotta, in un primo momento, nel D. Lgs. n. 40/2006, che ha aggiunto all’art. 818 del c.p.c., dopo il primo periodo “gli arbitri non possono concedere sequestri, né altri provvedimenti cautelari”, l’espressione “salvo diversa disposizione di legge”. Tuttavia, in questi termini, la novella ha avuto conseguenze pratiche limitate, in quanto circoscritte al solo caso previsto dall’art. 35 D. Lgs. n. 5/2003 (riforma del diritto societario), cioè alla sospensione delle delibere assembleari nel corso di un arbitrato societario. La svolta, nella disciplina della tutela cautelare nei procedimenti arbitrali, si è avuta con la riforma Cartabia (D. Lgs. n. 149/2022), la quale ha generalizzato il potere degli arbitri di adottare provvedimenti cautelari, modificando interamente l’art. 818 c.p.c. nei seguenti termini: “Le parti […] possono attribuire agli arbitri il potere di concedere misure cautelari […]. La competenza cautelare attribuita agli arbitri è esclusiva […]”. Proprio l’assenza del potere cautelare degli arbitri è stata, a lungo, uno degli ostacoli maggiori nell’utilizzo dello strumento arbitrale. Viceversa, le recenti modifiche in tema di provvedimenti cautelari hanno contribuito, negli ultimi anni, ad un maggior utilizzo di questo strumento. Ecco perché il tema è di estrema attualità. Tanto si evince, per esempio, dalle relazioni annuali pubblicate dalla Camera arbitrale di Milano, dalle quali emerge una tendenza, costantemente in crescita, delle nuove domande (120 nel 2020, 123 nel 2021, 131 nel 2022 e 138 nel 2023). In conclusione, in funzione dell’implementazione dello strumento arbitrale, il legislatore ha scelto una parziale assimilazione dello stesso al processo e dell’arbitro al giudice, a partire dall’efficacia del lodo fino, appunto, al potere cautelare.

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