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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4022 del 2 ottobre 1978
«Non esiste alcuna gerarchia tra le diverse prove di una situazione possessoria, sicché nessun addebito può muoversi al giudice di merito per aver affidato il proprio apprezzamento negativo del dedotto possesso alle risultanze di prove testimoniali...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 11351 del 3 settembre 2001
«Prima dell'entrata in vigore dell'art. 37 bis del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, introdotto dall'art. 7 del D.L.vo 8 ottobre 1997, n. 358 - che con disposizione, non avente efficacia retroattiva, ha attribuito all'Amministrazione finanziaria...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12120 del 9 giugno 2005
«I criteri legali di ermeneutica contrattuale sono governati da un principio di gerarchia interna in forza del quale i canoni strettamente interpretativi prevalgono su quelli interpretativi integrativi — quale va considerato anche il principio di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5146 del 25 novembre 1977
«In materia di interpretazione dei contratti il principio di gerarchia vige non solo tra le norme meramente interpretative e quelle integrative, nel senso che le prime hanno la precedenza sulle seconde, ma anche tra le stesse norme interpretative,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5287 del 8 marzo 2007
«Nell'ambito dei canoni di interpretazione delineati dagli artt. 1362 e segg. c.c. e, in particolar modo, nell'interpretazione delle norme dei contratti collettivi di lavoro di diritto comune, non esiste un principio di gerarchia tra i canoni...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 19351 del 18 settembre 2007
«Il contratto collettivo, senza predeterminazione di un termine di efficacia, non può vincolare per sempre tutte le parti contraenti, perché finirebbe in tal caso per vanificarsi la causa e la funzione sociale della contrattazione collettiva, la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13300 del 6 ottobre 2000
«Nell'ipotesi di successione di contratti collettivi di diverso livello (nazionale, provinciale, aziendale)l'eventuale contrasto tra le relative previsioni non va risolto secondo i principi di gerarchia e di specialità, propri delle fonti...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12098 del 18 maggio 2010
«Il contrasto fra contratti collettivi di diverso ambito territoriale (nella specie, nazionale e regionale) va risolto non in base a principi di gerarchia e di specialità proprie delle fonti legislative, ma sulla base della effettiva volontà delle...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13544 del 26 maggio 2008
«Anche nell'ambito del pubblico impiego privatizzato, il contrasto fra contratti collettivi di diverso ambito territoriale (nazionale, regionale, provinciale; aziendale) deve essere risolto non già in base al criterio della gerarchia (che...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1899 del 25 febbraio 1994
«Allorché l'appartenenza alla categoria dei dirigenti sia espressamente regolata dalla contrattazione collettiva, occorre far riferimento alle relative disposizioni per stabilire l'esatto inquadramento del dipendente ed il giudice ha l'obbligo di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 931 del 3 febbraio 1996
«L' art. 2 della legge 13 maggio 1985, n. 190, istitutiva della categoria dei quadri intermedi, nel demandare alla contrattazione collettiva nazionale o aziendale la determinazione dei requisiti di appartenenza alla suddetta categoria, non fissa...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10434 del 8 agosto 2000
«La determinazione da parte del giudice della retribuzione adeguata a norma dell'art. 36 Cost. — al quale scopo le tariffe retributive previste dai contratti collettivi post-corporativi offrono il primario criterio di riferimento non è preclusa ne...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14546 del 9 novembre 2000
«Ai fini dell'applicazione dell'art. 2103 c.c., spetta all'autonomia collettiva fissare la gerarchia delle mansioni e delle relative qualifiche allo scopo di stabilire la «categoria superiore» e le «mansioni superiori»; peraltro, per appurare...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4777 del 12 maggio 1998
«Al di fuori dei casi di prova legale, non esiste nel nostro ordinamento una gerarchia delle prove, per cui i risultati di talune di esse debbano necessariamente prevalere nei confronti di altri dati probatori, essendo la valutazione delle prove...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 13665 del 22 luglio 2004
«In tema di dichiarazione giudiziale di paternità naturale, il principio della libertà di prova sancito, in materia, dall'art. 269, comma 2 c.c. non è derogato dal limite imposto al giudice dalla disposizione di cui al successivo quarto comma della...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 14976 del 2 luglio 2007
«In tema di dichiarazione giudiziale di paternità naturale, deve escludersi qualsiasi subordinazione dell'ammissione degli accertamenti immuno-ematologici all'esito della prova storica sull'esistenza di un rapporto sessuale tra il presunto padre e...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 925 del 24 gennaio 2012
«Le regole legali di ermeneutica contrattuale sono governate da un principio di gerarchia, in forza del quale i criteri degli artt. 1362 e 1363 c.c. prevalgono su quelli integrativi degli artt. 1365-1371 c.c., posto che la determinazione oggettiva...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 19678 del 28 aprile 2003
«La richiesta di procedimento di cui agli artt. 9, terzo comma, c.p. e 342 c.p.p. - al pari del rifiuto di dar corso ad una rogatoria dall'estero o per l'estero e del decreto di estradizione - seppure connotata da una larga discrezionalità, riveste...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 295 del 26 luglio 1995
«È viziata da illogicità la motivazione che, pur riconoscendo la possibilità di acquisizione di una prova che dimostri in modo diretto la sussistenza o meno di un reato o anche solo di un elemento della fattispecie criminosa dedotta in...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 26239 del 14 giugno 2013
«In tema di colpa omissiva, l'obbligo giuridico di attivarsi gravante sull'agente può originare anche dall'esercizio di attività pericolose, dovendosi intendere per tali non solo quelle così identificate dalle leggi di pubblica sicurezza o da altre...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10841 del 14 ottobre 1986
«Il reato di cui all'art. 613 c.p., concernente lo stato di incapacità procurato mediante violenza, può essere accertato, anche esclusivamente, mediante prova per testi, in ossequio al principio del libero convincimento del giudice e...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 860 del 27 gennaio 2000
«Costituisce abuso di autorità, rilevante ai fini della commissione del reato di violenza sessuale punito dall'art. 609 bis c.p., la condotta dell'ufficiale comandante di un battaglione dell'esercito, il quale strumentalizzi la sua posizione di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14972 del 28 giugno 2006
«La valutazione delle prove, e con essa il controllo sulla loro attendibilità e concludenza, e la scelta, tra le varie risultanze istruttorie, di quelle ritenute idonee ad acclarare i fatti oggetto della controversia, sono rimesse al giudice del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9245 del 18 aprile 2007
«In tema di valutazione delle prove, nel nostro ordinamento, fondato sul principio del libero convincimento del giudice, non esiste una gerarchia di efficacia delle prove, per cui i risultati di talune di esse debbano necessariamente prevalere nei...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 38321 del 8 ottobre 2008
«In tema di chiamata di correo, non può definirsi de relato l'accusa proveniente da un correo di associazione mafiosa, il quale, proprio per la sua qualità di associato, ha precisa e sicura conoscenza degli altri partecipanti al sodalizio, anche se...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1717 del 14 febbraio 2000
«In caso di contrasto tra quanto riferito dai testi de relato e dalla fonte da essi indicata, è legittima l'attribuzione, in esito ad esauriente verifica, di maggiore veridicità alle dichiarazioni dei primi, in quanto l'art. 195 c.p.p. non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3744 del 27 marzo 1992
«Il reato di cui all'art. 306 c.p. si qualifica per il dolo specifico, costituito dallo scopo di commettere delitti contro la personalità interna o internazionale dello Stato, nonché per la organizzazione in banda e la disponibilità di armi; non è...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9695 del 29 luglio 1999
«In tema di provocazione, la previsione dell'articolo 62 n. 2 c.p. è correlata ad un fatto ingiusto altrui cui consegue uno stato d'ira che, quale incontestabile impulso reattivo-aggressivo, scateni l'azione criminosa; l'attenuante deve pertanto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6979 del 14 luglio 1997
«Ai fini della configurabilità dell'esimente della legittima difesa — ammessa nei confronti di tutti i diritti, personali e patrimoniali — l'apprezzamento della proporzione tra offesa e difesa, che postula un rapporto di corrispondenza valutativa...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 45407 del 23 novembre 2004
«In tema di legittima difesa, affinché sussista la proporzione fra offesa e difesa occorre effettuare un confronto valutativo, effettuato con giudizio ex ante sia fra i mezzi usati e quelli a disposizione dell'aggredito che fra i beni giuridici in...»