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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6669 del 22 dicembre 1984
«Al fine della sussistenza dell'indegnità a succedere di cui all'art. 463, n. 1, c.c., l'attentato alla vita del de cuius deve essere commesso volontariamente con la conseguenza che tale ipotesi di indegnità non è ravvisabile quando venga esclusa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6412 del 6 dicembre 1984
«L'art. 527 c.c., secondo cui i chiamati all'eredità che hanno sottratto o nascosto i beni a questa spettanti, decadono dalla facoltà di rinunziarvi e si considerano eredi puri e semplici, nonostante la loro rinunzia, è applicabile non soltanto nei...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2809 del 5 aprile 1990
«L'attribuzione di un legato in sostituzione di legittima è un modo concesso al testatore di soddisfare le ragioni del legittimario senza chiamarlo all'eredità, essendo poi commesso all'onorato scegliere tra il conseguimento del legato, con la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 389 del 19 febbraio 1970
«L'art. 590 c.c. non può trovare applicazione quando la nullità della disposizione testamentaria dipenda dalla contrarietà della disposizione stessa all'ordine pubblico, essendo la detta norma operante solo in quelle ipotesi in cui il testatore,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 150 del 19 gennaio 1985
«Per il combinato disposto degli artt. 636 e 785 c.c. non incorre nell'illiceità della condizione, che impedisce le prime nozze o le ulteriori, la condizione di contrarre matrimonio apposta dal testatore alle attribuzioni fatte all'erede e neppure...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 243 del 10 gennaio 1995
«Integra fedecommesso, vietato dall'art. 899 del c.c. del 1865, quella disposizione testamentaria, comunque articolata, che conferisca secondo un ordine successivo determinati beni ad un istituto per la durata della sua vita ed i medesimi beni ad...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 25473 del 16 dicembre 2010
«La collazione per imputazione dell'immobile donato in nuda proprietà con riserva di usufrutto va effettuata con riferimento al valore corrispondente alla piena proprietà come acquisita dal donatario all'epoca di apertura della successione, sia...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5410 del 7 dicembre 1989
«Ai fini della decorrenza del termine per proporre domanda di revocazione della donazione per ingratitudine, allorquando il donatario si è reso colpevole di ingiuria grave (nella specie, adulterio commesso dal coniuge del donante), non è...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5813 del 3 luglio 1987
«L'accertamento del verificarsi di una situazione d'intollerabilità della convivenza, a causa d'incompatibilità di carattere fra coniugi, non rende di per sé irrilevante, al fine della pronuncia di addebitabilità della separazione, ogni successiva...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8013 del 8 agosto 1990
«Al fine dell'addebitabilità della separazione, il comportamento di un coniuge, rivolto ad imporre i propri particolari principi o la propria particolare mentalità, può assumere rilevanza solo se si traduca in violazione dei doveri discendenti dal...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6477 del 23 aprile 2003
«Anche in relazione all'ipotesi dell'azione di disconoscimento di paternità di figlio «reputato legittimo» nato prima che siano decorsi 180 giorni dalle nozze, la «scoperta» dell'adulterio commesso all'epoca del concepimento — alla quale si collega...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1513 del 23 febbraio 1999
«La realizzazione di opere (nella specie, garage con parete appoggiata al muro di cinta appartenente al proprietario del fondo confinante) in violazione di norme di tutela ambientale, recepite negli strumenti urbanistici, anche se non contrastanti...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4108 del 10 luglio 1985
«Nel caso di violazione di norme urbanistiche sull'altezza degli edifici, la sussistenza del danno in re ipsa — la quale, peraltro rileva unicamente ai fini di una condanna generica in quanto la determinazione del quantum risarcibile presuppone...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12740 del 29 maggio 2006
«In tema di possesso, il requisito della clandestinità dello spoglio, che va riferito allo stato di ignoranza di chi lo subisce, postula che quest'ultimo si sia trovato nell'impossibilità di averne conoscenza nel momento in cui lo stesso viene...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11453 del 30 agosto 2000
«La violenza, quale presupposto dell'azione di spoglio ex art. 1168 c.c., implica che lo spoglio venga commesso con atti arbitrari, i quali contro la volontà espressa o tacita del possessore tolgano a questo il possesso o gliene impediscano...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8784 del 26 novembre 1987
«Il concetto di clandestinità di cui all'art. 1168 c.c., che deve essere stabilito esclusivamente in rapporto al soggetto passivo dello spoglio, ha un valore diverso da quello che assume quando costituisce un vizio del possesso in genere, poiché,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 511 del 26 gennaio 1982
«Poiché lo spoglio è clandestino quando sia commesso all'insaputa del possessore o detentore qualificato senza che al riguardo rilevi la conoscenza dell'intenzione dello spogliatore, il precarista può essere considerato spogliatore dal momento in...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7994 del 25 agosto 1997
«Anche in tema di «spoglio» commesso dal compossessore, la ricorrenza dell' animus spoliandi è insita nel fatto stesso di privare l'altro del possesso, in modo violento e clandestino, ciò implicando la consapevolezza dell'autore dello «spoglio»,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 15718 del 2 luglio 2010
«Posto che, in generale, la circostanza che l'errore commesso dall'avvocato nel giudizio di primo grado possa essere rimediato attraverso la proposizione dell'appello contro la sentenza sfavorevole non è sufficiente, di per sé, ad escludere che la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5938 del 17 marzo 2006
«L'eccezione di inadempimento prevista dall'art. 1460 c.c., attenendo al momento funzionale di ogni contratto a prestazioni corrispettive, trae fondamento dal nesso di interdipendenza che lega tra loro le opposte prestazioni, cioè dall'esigenza di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5609 del 17 aprile 2001
«La distinzione tra appalto d'opera e appalto di servizi riguarda l'oggetto del contratto che può consistere sia in opere che in servizi, intendendosi per opera qualsiasi modificazione dello stato materiale di cose preesistenti e per servizio...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5177 del 10 giugno 1997
«Nel contratto di trasporto di persone, in relazione al principio fissato dall'art. 1681, primo comma, c.c., secondo il quale il vettore risponde dei danni che colpiscono la persona del viaggiatore, se non prova di aver adottato tutte le misure...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2979 del 15 giugno 1978
«La norma dell'art 1917 c.c., che regola in via generale l'assicurazione della responsabilità civile, non permette di stabilire nei singoli casi la portata dell'esclusione del rischio pattuita in relazione a determinati terzi, trattandosi di un...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4710 del 29 aprile 1991
«La presunzione di responsabilità contemplata dalla norma dell'art. 2050 c.c. per le attività pericolose può essere vinta solo con una prova particolarmente rigorosa, essendo posto a carico dell'esercente l'attività pericolosa l'onere di dimostrare...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10571 del 19 luglio 2002
«L'art. 2045 c.c., il quale prevede che l'autore del fatto dannoso commesso in stato di necessità è tenuto a corrispondere una indennità al danneggiato, è applicabile anche nel caso di danno cagionato da incidente stradale, purché l'autore del...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4029 del 6 aprile 1995
«L'art. 2045 c.c. (il quale prevede che l'autore del fatto dannoso commesso in stato di necessità è tenuto a corrispondere una indennità al
danneggiato) è applicabile, per analogia, nel caso di danno cagionato da persona non punibile per aver...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7247 del 30 marzo 2011
«Ai fini del riconoscimento della responsabilità del sorvegliante, a norma dell'art. 2047 c.c., è necessario che il fatto commesso dall'incapace presenti tutte le caratteristiche oggettive dell'antigiuridicità e cioè che sia tale che, se fosse...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6528 del 22 marzo 2011
«In tema di responsabilità civile derivante da fatto illecito, la norma dell'art. 2049 c.c. - che pone a carico dei padroni e committenti la responsabilità per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi, nell'esercizio delle...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 17836 del 22 agosto 2007
«La responsabilità indiretta ex art. 2049 c.c. del datore di lavoro per il fatto dannoso commesso dal dipendente non richiede che tra le mansioni affidate all'autore dell'illecito e l'evento sussista un nesso di causalità, essendo sufficiente che...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14096 del 13 novembre 2001
«Per l'affermazione della responsabilità indiretta del committente per il danno arrecato dal fatto illecito del commesso ai sensi dell'art. 2049 c.c. è sufficiente che sussista un nesso di occasionalità necessaria tra l'illecito stesso ed il...»