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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8017 del 16 luglio 1992
«Di fronte ad un comportamento meramente omissivo o alla presenza dell'imputato alla ideazione, preparazione o esecuzione del delitto, il giudice deve valutare con rigore logico il comportamento dell'imputato onde cogliere gli aspetti sintomatici...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7845 del 20 febbraio 2015
«In tema di concorso di persone nel reato, nel caso in cui all'imputato sia stata contestata sia la partecipazione materiale al fatto delittuoso che quella morale, la condanna solo per quest'ultima non comporta una pronunzia assolutoria parziale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3791 del 31 marzo 1994
«Allorquando all'imputato sia stato contestato di essere stato l'autore materiale del fatto, non v'è mutamento della contestazione se il giudice, poi, lo ritenga responsabile a titolo di concorso morale. Tale modifica, infatti, non comporta una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2148 del 18 febbraio 1988
«In tema di concorso morale la partecipazione psichica consiste nell'aver provocato o rafforzato l'altrui proposito criminoso e cioè l'attività del partecipe deve influenzare la commissione del reato o perché provoca o rafforza il proposito...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2805 del 21 gennaio 2014
«In tema di concorso di persone, la distinzione tra connivenza non punibile e concorso nel reato commesso da altro soggetto va individuata nel fatto che la prima postula che l'agente mantenga un comportamento meramente passivo, inidoneo ad...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8193 del 19 luglio 1988
«Il concorso di persone nel medesimo reato, secondo il combinato disposto degli artt. 110, 114 e 115 c.p., si configura ogni qualvolta l'imputato con un comportamento materiale, commissivo od omissivo e/o anche soltanto psichico contribuisce alla...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2775 del 8 aprile 1986
«In tema di concorso di persone nel reato, perché si abbia mera connivenza occorre che la persona non compia alcun atto di partecipazione materiale o psichica, mentre sussiste compartecipazione punibile allorquando, consapevolmente, si pone in...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 949 del 1 aprile 1999
«Il criterio distintivo del delitto di associazione per delinquere rispetto al concorso di persone nel reato (e in specie nel reato continuato) consiste essenzialmente nel carattere dello stesso accordo criminoso; infatti, nel concorso, esso si...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 35884 del 16 settembre 2009
«L'assoluzione per difetto dell'elemento soggettivo in capo al concorrente "intraneo" nel reato proprio non esclude di per sé la responsabilità del concorrente "estraneo", che resta punibile nei casi di autorità mediata di cui all'art. 48 c.p. e in...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 14053 del 7 aprile 2015
«La cooperazione nel delitto colposo si distingue dal concorso di cause colpose indipendenti per la necessaria reciproca consapevolezza dei cooperanti della convergenza dei rispettivi contributi all'incedere di una comune procedura in corso, senza...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 784 del 26 gennaio 1996
«Per integrare la circostanza attenuante della minima importanza nella partecipazione al reato (art. 114 c.p.) non basta una minore efficacia causale dell'attività prestata da un correo rispetto a quella realizzata dagli altri, ma è necessario che...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 46301 del 20 novembre 2013
«Il giudice può legittimamente negare le circostanze attenuanti generiche all'imputato al quale abbia invece riconosciuto l'attenuante del contributo di minima importanza al reato commesso in concorso, atteso che le due circostanze hanno...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10642 del 18 marzo 2010
«La circostanza attenuante della partecipazione di minima importanza non può essere riconosciuta al correo che, imputato di acquisto o di codetenzione di sostanza stupefacente, sia stato presente alla cessione e abbia fornito il proprio contributo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 22456 del 5 giugno 2008
«In tema di concorso di persone nel reato, allorchè l'imputato abbia richiesto l'applicazione della circostanza attenuante prevista dall'art. 114 c.p., non sussiste il dovere di una motivazione esplicita in ordine alla sua mancata concessione, nel...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10098 del 6 marzo 2009
«In tema di concorso anomalo, la prognosi postuma sulla prevedibilità del diverso reato commesso dal concorrente va effettuata in concreto, con riferimento alla personalità dell'imputato e alle circostanze ambientali nelle quali si è svolta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1948 del 9 marzo 1981
«In base ai principi della teoria monistica, accolti nel nostro ordinamento giuridico, nel caso di concorso di più persone in una impresa criminosa, tutti i compartecipi debbono rispondere dei reati che obiettivamente dipendono dalla concordata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4399 del 2 febbraio 2001
«In tema di concorso di persone nel reato, l'attribuzione della responsabilità per il reato più grave rispetto a quello deliberato deve essere risolta caso per caso accertando se l'evento ulteriore e più grave sia stato previsto e voluto, anche...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3167 del 23 gennaio 2014
«Agli effetti della circostanza attenuante prevista dall'art. 62 n. 4 c.p. la durata del danno nel reato di furto assume rilevanza solo come elemento complementare - e non alternativo - di quello del valore della cosa sottratta. Ne consegue che, se...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 37867 del 18 settembre 2015
«In tema di irrogazione del trattamento sanzionatorio, quando per la violazione ascritta all'imputato sia prevista alternativamente la pena dell'arresto e quella dell'ammenda, il giudice non è tenuto ad esporre diffusamente le ragioni in base alle...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 24476 del 30 giugno 2010
«La sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria è consentita anche in relazione a condanna inflitta a persona in condizioni economiche disagiate, in quanto la prognosi di inadempimento, ostativa alla sostituzione in forza dell'art. 58,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 707 del 21 febbraio 1998
«Ai fini dell'applicabilità delle circostanze attenuanti generiche di cui all'art. 62 bis c.p., il giudice deve riferirsi ai parametri di cui all'art. 133 c.p., ma non è necessario, a tale fine, che li esamini tutti, essendo sufficiente che...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 978 del 5 febbraio 1997
«La determinazione della pena non va rapportata, in relazione al criterio indicato nell'art. 133 c.p., alla quantità del contributo causale della condotta dell'imputato nella produzione dell'evento, bensì al grado della colpa. Infatti, l'entità...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6034 del 25 maggio 1995
«Il giudice di merito — per adempiere all'obbligo della motivazione nel determinare la misura della diminuzione della pena in conseguenza dell'applicazione di circostanze attenuanti — esercita una tipica facoltà discrezionale e perciò non è tenuto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, ordinanza n. 549 del 23 marzo 1994
«In mancanza di elementi macroscopicamente rivelatori di incongruità, per eccesso o per difetto, il giudizio in ordine alla ritenuta congruità della pena patteggiata nei limiti di cui all'art. 27 terzo comma della Costituzione può dirsi...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2501 del 9 marzo 1992
«Qualora il giudice, esercitando il potere discrezionale riconosciutogli dalla legge, ritenga di dover apportare alla pena fissata per il reato più grave un notevole aumento a titolo di continuazione, nel caso in cui all'imputato siano state...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2240 del 18 febbraio 1991
«Il principio costituzionale delle finalità rieducative della pena (art. 27, terzo comma Cost.), che informa tutto il sistema penale e non soltanto la fase dell'esecuzione, si riflette sul meccanismo delineato nell'art. 133 c.p., orientando il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14414 del 2 novembre 1990
«La regola per cui non può tenersi conto due volte dello stesso elemento a favore o contro il colpevole non si applica quando tale elemento non è l'unico rilevabile dagli atti oppure non sia ritenuto dal giudice il solo prevalente e lecito e venga...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11920 del 26 marzo 2010
«Nel giudizio volto alla commisurazione della pena e all'applicazione delle circostanze attenuanti generiche può assumere rilievo, in riferimento al parametro della capacità a delinquere, il fatto che l'imputato abbia violato una misura cautelare.»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4606 del 4 maggio 1996
«La concessione della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale è subordinata unicamente alla valutazione positiva delle circostanze indicate nell'art. 133 c.p., restando precluso ogni altro diverso criterio di giudizio....»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11355 del 10 novembre 1994
«Ai sensi del comma 2 dell'art. 133 c.p. i precedenti penali e giudiziari del reo rilevano ai fini della determinazione della capacità a delinquere del colpevole e possono essere presi in considerazione per la commisurazione della pena, nel senso...»