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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 25033 del 24 novembre 2006
«Ai fini della verifica del legittimo esercizio dello ius variandi da parte del datore di lavoro, deve essere valutata, dal giudice di merito - con giudizio di fatto incensurabile in cassazione ove adeguatamente motivato - la omogeneità tra le...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6763 del 10 maggio 2002
«L'esercizio dello ius variandi rientra nella discrezionalità del datore di lavoro, che non è di per sé sottratta — in linea generale — all'osservanza dei doveri di correttezza e buona fede e, per il caso di violazione, al rimedio del...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2428 del 17 marzo 1999
«L'art. 2103 c.c., pur nel nuovo testo, non ha eliminato lo ius variandi del datore di lavoro, ove giustificato da esigenze organizzative e direzionali ovvero da radicale e profonda ristrutturazione dell'azienda, ma ne ha limitato rigorosamente...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16106 del 27 ottobre 2003
«Il principio dell'irriducibilità della retribuzione, dettato dall'art. 2103 c.c., implica che la retribuzione concordata al momento dell'assunzione non è riducibile neppure a seguito di accordo tra il datore e il prestatore di lavoro ed ogni patto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1175 del 15 febbraio 1996
«Il principio dell'irriducibilità della retribuzione in relazione al mutamento di mansioni, posto dall'art. 2103 c.c. nel testo vigente, si riferisce all'aspetto qualitativo delle mansioni e non a quello quantitativo. Conseguentemente, se il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 28276 del 26 novembre 2008
«In tema di reggenza, allorché il dirigente dell'ufficio sia provvisoriamente sostituito da personale in possesso, a sua volta, di qualifica dirigenziale, non sorge il diritto alla tutela prevista dall'art. 2103 cod. civ. - espressamente esclusa...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6687 del 19 marzo 2009
«Il diritto del pubblico dipendente, avuto riguardo all'ipotesi del trasferimento, in mancanza di specifiche discipline recate dai contratti collettivi, non può che rapportarsi alla garanzia apprestata dall'art. 2103, primo comma, ultimo periodo,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 26920 del 10 novembre 2008
«Il provvedimento del datore di lavoro avente ad oggetto il trasferimento di sede di un lavoratore, non adeguatamente giustificato a norma dell'art. 2103 c.c., determina la nullità dello stesso ed integra un inadempimento parziale del contratto di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 7440 del 3 giugno 2000
«La collocazione e il successivo spostamento del personale nei vari reparti dell'azienda è un momento essenziale del potere autorganizzativo del datore di lavoro, di per sé sottratto ai limiti relativi ai trasferimenti, e quindi non sindacabile in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 15889 del 14 agosto 2004
«L'istituto della trasferta presuppone che lo spostamento del lavoratore sia determinato da fatti occasionali e contingenti, implicanti di volta in volta singole decisioni del datore di lavoro, mentre la prolungata permanenza in varie sedi di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3097 del 17 febbraio 2004
«Nell'ambito del rapporto di lavoro subordinato, il «comando» del dipendente pubblico si differenzia dal «distacco» del dipendente privato per la natura provvedimentale dell'atto che dispone il comando, adottato dal soggetto nella cui...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 23493 del 19 novembre 2010
«La violazione della norma imperativa contenuta nell'art. 2103 c.c. e la nullità del provvedimento datoriale di trasferimento del lavoratore ad un'altra unità produttiva implicano che la conseguente condanna all'adempimento dell' obbligazione in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16689 del 19 giugno 2008
«La violazione della norma imperativa contenuta nell'art. 2103 c.c. implica la nullità del provvedimento datoriale di trasferimento del lavoratore dalla originaria sede produttiva ad altre unità produttive e la condanna del datore di lavoro ad...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1365 del 2 febbraio 2002
«Nel contratto di lavoro subordinato il lavoratore non è obbligato al raggiungimento di un risultato ma all'esplicazione delle proprie energie nei modi e nei tempi stabiliti; ne consegue che il datore di lavoro che intenda far valere...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5643 del 8 giugno 1999
«Gli artt. 2086 e 2104 c.c. che prevedono il potere gerarchico del datore di lavoro sul lavoratore vanno interpretati alla luce del generale principio secondo cui ciascuna parte contrattuale può pretendere e deve fornire soltanto le prestazioni...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 519 del 16 gennaio 2001
«L'obbligo di fedeltà di cui all'art. 2105 c.c. e quelli, ad esso collegati, di correttezza e buona fede, cui è tenuto il dipendente nell'esecuzione del contratto di lavoro devono essere riferiti esclusivamente ad attività «lecite»...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11432 del 16 maggio 2006
«In mancanza di una previsione contrattuale che obblighi il lavoratore alla prestazione lavorativa di sabato, il comportamento, anche se protratto per lungo tempo, di mancata opposizione alla prestazione dell'attività lavorativa nella giornata di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9134 del 7 luglio 2000
«Poiché la legge definisce soltanto la durata massima della prestazione lavorativa, le parti del contratto di lavoro possono prevedere una convenzione caratterizzate da elasticità dell'orario, in ragione delle mutevoli esigenze del datore di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2340 del 17 marzo 1997
«Le cosiddette clausole elastiche, che consentono al datore di lavoro di richiedere «a comando» la prestazione lavorativa dedotta in un contratto di part-time (nella specie concluso prima dell'entrata in vigore del D.L. 30 ottobre 1984, n. 726,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5380 del 15 aprile 2002
«Deve qualificarsi lavoro straordinario ad ogni effetto legale e contrattuale, in forza dei principi desumibili dagli am. 2107 e 2108 c.c., ogni prestazione eccedente l'orario ordinario fissato dalla legge, dal contratto collettivo o da un...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5227 del 5 giugno 1996
«Al fine di stabilire se vi sia stato prolungamento dell'orario normale di lavoro, ai sensi dell'art. 2108 c.c., come fissato dalla legge o eventualmente dal contratto collettivo, non è consentito operare una media fra le prestazioni effettuate in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11677 del 9 novembre 1995
«La pluralità di mansioni diverse non incide di norma sull'unicità del rapporto di lavoro sia che il dipendente le esegua nell'ambito dell'orario normale, sia che l'esecuzione di prestazioni di natura eterogenea rispetto a quelle fornite in detto...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12683 del 17 ottobre 2001
«In materia di base di calcolo della retribuzione dovuta al lavoratore durante le ferie annuali, la mancanza di precise indicazioni nelle disposizioni dell'art. 2109 c.c. e della Convenzione OIL 24 giugno 1970, n. 157, ratificata con legge 10...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11071 del 13 agosto 2001
«Ai fini della corresponsione al dipendente della maggiore retribuzione per lavoro notturno, la prestazione di attività in turni non avvicendati, cui la contrattazione collettiva ricolleghi una percentuale di maggiorazione più elevata rispetto a...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13443 del 9 ottobre 2000
«La maggiorazione corrisposta a titolo di compenso per lavoro notturno prestato secondo turni ricorrenti e con cadenza programmata va computata nella base di calcolo degli istituti per i quali la legge o il contratto preveda come base la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 30 del 3 gennaio 2011
«In tema di compenso per le festività infrasettimanali, il compenso aggiuntivo, previsto dall'art. 5, terzo comma (ultima parte), della legge 27 maggio 1949, n. 260, come modificato dalla legge 31 marzo 1954, n. 90 (corrispondente all'aliquota...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12318 del 7 giugno 2011
«La prestazione effettuata nel settimo giorno consecutivo di lavoro esige, per la sua particolare onerosità, uno specifico compenso, che, trovando causa nello stesso rapporto di lavoro, ha natura retributiva e non risarcitoria o di indennizzo; alla...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 13674 del 7 giugno 2010
«Il diritto dei lavoratori turnisti ad essere compensati per la particolare penosità del lavoro svolto in relazione a prestazioni lavorative comportanti turni di sette giorni consecutivi può essere soddisfatto, oltre che con supplementi di paga o...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 8820 del 28 giugno 2001
«In relazione a prestazioni lavorative comportanti turni di lavoro di sette o — entro limiti di ragionevolezza — più giorni consecutivi con riposo compensativo, ove il lavoratore chieda maggiori compensi di quelli già corrisposti in conformità al...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9992 del 29 luglio 2000
«Al fine di liquidare al lavoratore il danno presunto da usura per il mancato recupero delle energie psico-fisiche mediante riposo usufruito dopo sei giorni consecutivi di lavoro, il giudice di merito — mediante una valutazione incensurabile in...»