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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 344 del 15 gennaio 1991
«L'elemento soggettivo si atteggia in maniera profondamente diversa a secondo che si tratti di delitto consumato o di delitto tentato e mentre, nel primo, l'evento prevedibile verificatosi, di cui si accetta il rischio, va posto a carico...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12665 del 22 settembre 1990
«In tema di computabilità fra delitto tentato e dolo eventuale è erroneo il richiamo al principio dell'equiparazione, sul piano dell'imputazione alla volontà dell'agente, di tutte le possibili finalità che la condotta può realizzare, senza operare...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9844 del 7 luglio 1990
«Il delitto tentato non può prescindere dal dolo diretto, onde esso non è punibile a titolo di dolo eventuale. Infatti se può affermarsi che il requisito dell'idoneità degli atti è compatibile con il dolo eventuale, non può ravvisarsi tale...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4098 del 20 marzo 1989
«La norma dell'art. 56 c.p. non fa esclusivo riferimento alla figura tipica del reato, ma anche a quella del reato circostanziato, per cui l'estensione al tentativo delle circostanze previste per il corrispondente reato consumato comporta un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11592 del 12 marzo 2013
«In tema di concorso di persone nel reato, a fronte ad un quadro che si profila certo sul coinvolgimento dell'indagato ma equivoco sul reale contributo causale da questi offerto, in caso di non univocità degli indizi raccolti a suo carico, qualora...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13048 del 21 marzo 2013
«Il delitto di corruzione può ritenersi consumato quando fra le parti sia stato raggiunto anche solo un accordo di massima sulla ricompensa da versare in cambio dell'atto o del comportamento del pubblico agente, anche se restino da definire ancora...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12409 del 24 marzo 2007
«L'ipotesi di tentativo è configurabile nel delitto di corruzione in atti giudiziari previsto dall'art. 319 ter c.p., attesa la natura di questo quale figura autonoma di reato, allorchè sia posta in essere la condotta tipica con atti idonei e non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6574 del 2 giugno 2000
«Per la configurabilità del reato di calunnia non è indispensabile un'espressa attribuzione di fatti costituenti reato a carico di una persona attraverso una formale denuncia, essendo sufficiente che l'agente porti a conoscenza dell'autorità...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8827 del 9 luglio 1999
«In tema di calunnia, la falsa attribuzione di un fatto costituente reato è un elemento materiale della fattispecie e come tale va apprezzato al momento consumativo, senza che sulla configurabilità del reato possano influire modifiche legislative...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7932 del 18 luglio 1995
«Il delitto di calunnia si può commettere anche riferendo ciò che si è appreso da altri ovvero voci o maldicenze correnti, qualora il denunciante abbia la coscienza che l'incolpato non ha commesso il fatto: in tale ipotesi l'elemento psicologico...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6990 del 17 giugno 1995
«Nel delitto di calunnia il dolo non è integrato dalla coscienza e volontà della denuncia, ma richiede l'immanente consapevolezza da parte dell'agente dell'innocenza dell'incolpato, consapevolezza non ravvisabile nei casi di dubbio o di errore...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 130 del 12 gennaio 1990
«L'associazione per delinquere è un reato di pericolo, che è già perfetto non appena si è creato il vincolo associativo e si è concordato il piano organizzativo per l'attuazione del programma delinquenziale, del tutto indipendentemente dalla...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 8875 del 28 settembre 1993
«Il datore di lavoro, destinatario principale delle norme antinfortunistiche, qualora impartisca un preciso ordine al preposto affinché non vengano effettuate determinate operazioni, dalle quali potrebbero conseguire pericoli per l'incolumità dei...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7839 del 31 maggio 1990
«Nel reato di diffamazione a mezzo stampa l'individuazione del soggetto passivo del reato — in mancanza di una indicazione specifica ovvero di riferimenti inequivoci a circostanze e fatti di notoria conoscenza attribuibili ad un determinato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1618 del 17 febbraio 1995
«Nel delitto di diffamazione a mezzo stampa, realizzato con la pubblicazione di un'intervista, è configurabile l'esimente putativa dell'esercizio del diritto di cronaca nei confronti del giornalista tutte le volte in cui la notizia è costituita non...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 22950 del 29 ottobre 2014
«Le opinioni sociologiche meramente soggettive e regole di parziale valutazione della realtà costituiscono fatti a valenza solo suggestiva, sicché non posseggono un grado di univocità e sicura percezione da parte della collettività da risultare...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 28669 del 27 dicembre 2013
«In tema di azioni di responsabilità nei confronti degli organi sociali, l'atto di citazione deve essere caratterizzato da adeguata determinazione dell'oggetto del giudizio, dovendo esso indicare espressamente tutti gli elementi costitutivi della...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 23868 del 10 giugno 2009
«In tema di ricorso per cassazione, è onere della parte che eccepisce l'inutilizzabilità di atti processuali indicare, pena l'inammissibilità del ricorso per genericità del motivo, gli atti specificamente affetti dal vizio e chiarirne altresì la...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 20044 del 14 maggio 2015
«In tema di patrocinio dei non abbienti, affinché la Corte di cassazione possa procede alla liquidazione delle spese che l'imputato ricorrente è condannato a rifondere alla parte civile ammessa al beneficio del patrocinio a spese dello Stato,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 34986 del 17 settembre 2007
«Dato il carattere unitario della sentenza, il contrasto tra dispositivo e motivazione non può essere sempre risolto con il criterio della prevalenza del primo sulla seconda. Infatti, pur assolvendo il dispositivo alla funzione di immediata...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 27702 del 1 aprile 2014
«Il mutamento di giurisprudenza intervenuto con decisione delle Sezioni Unite o anche di una delle Sezioni della Corte di cassazione, purché connotato da caratteristiche di stabilità e univocità, integra un "nuovo elemento" di diritto, che rende...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 42860 del 11 novembre 2009
«Non è sindacabile in sede di legittimità l'utilizzo, da parte del giudice di merito, a sostegno del suo convincimento, di massime di esperienza, a condizione che esse siano realmente tali, in quanto fondate sul richiamo all'«id quod plerumque...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3882 del 31 gennaio 2012
«Gli indizi raccolti nel corso delle intercettazioni telefoniche possono costituire fonte diretta di prova della colpevolezza dell'imputato e non devono necessariamente trovare riscontro in altri elementi esterni, qualora siano: a) gravi, cioè...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 736 del 6 aprile 1995
«La regola enunciata dall'art. 192, comma secondo, c.p.p., in base al quale «l'esistenza di un fatto non può essere desunta da indizi» — ancorata, sul piano razionale, all'equivocità ontologicamente propria degli indizi, che, secondo la logica...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1639 del 15 gennaio 2003
«In tema di valutazione della prova, le dichiarazioni de relato rese dal coimputato del medesimo reato o da persona imputata in un procedimento connesso a norma dell'art. 12 c.p.p. e non confermate dal soggetto indicato come fonte di informazione,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16939 del 7 maggio 2012
«Ai fini della valutazione della chiamata in correità, le dichiarazioni "de relato" rese dal coimputato del medesimo reato o da persona imputata in un procedimento connesso a norma dell'art. 12 c.p.p. e non confermate dal soggetto indicato come...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11601 del 31 maggio 2005
«L'art. 22 della legge n. 990 del 1969 subordina la proponibilità della domanda risarcitoria alla (esclusiva) condizione del decorso del termine di sessanta giorni dal ricevimento, da parte dell'assicuratore, della lettera raccomandata contenente...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4827 del 11 marzo 2016
«La sdemanializzazione di una strada può avvenire anche tacitamente, indipendentemente da un formale atto di sclassificazione, quale conseguenza della cessazione della destinazione del bene al passaggio pubblico, in virtù di atti univoci ed...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 20565 del 12 ottobre 2016
«L'atto interruttivo del possesso "ad usucapionem" posto in essere dall'unico possessore dell'immobile nei confronti di uno o più dei suoi comproprietari, ha effetto anche verso gli altri, ed altrettanto dicasi per la rinuncia del primo a far...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2327 del 5 febbraio 2016
«In sede di accertamento sull'affidamento incolpevole, da parte del contraente, sulla validità ed efficacia del rapporto assicurativo con la P.A., il giudice di merito, al fine di escludere o affermare la responsabilità della stessa a norma...»