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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 41114 del 19 novembre 2001
«Integra il delitto di peculato, previsto dall'art. 314 c.p., la condotta dell'addetto all'ufficio matricola di un istituto penitenziario il quale consegna a persona non legittimata un bene (orologio) depositato da un detenuto, in quanto, nel...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2020 del 11 febbraio 1989
«Ad integrare l'elemento oggettivo del delitto di resistenza a pubblico ufficiale è sufficiente la violenza cosiddetta impropria, che può essere esercitata anche su persona diversa dal soggetto passivo o sulle cose e che comprende nella sua lata...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6235 del 29 maggio 2000
«Ai fini della configurabilità del reato di favoreggiamento personale, è sufficiente che sia stata posta in essere un'azione diretta ad aiutare taluno ad eludere le investigazioni o a sottrarsi alle ricerche dell'autorità, mentre non è necessario...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 13344 del 11 ottobre 1990
«La trasmissione di un messaggio di univoco significato ad un detenuto, imputato con altri di un delitto, che intende collaborare con la giustizia, consistente nell'invito a comportarsi in modo da evitare, nell'interesse di altre persone, che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 511 del 19 gennaio 1994
«La detenzione illegale di arma tutela l'ordine pubblico, a fini di prevenzione dei delitti contro la vita e l'incolumità pubblica, mentre il favoreggiamento personale è delitto contro l'amministrazione della giustizia. Il primo reato si concreta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9353 del 19 ottobre 1985
«Commette il reato di favoreggiamento personale, di cui all'art. 378 c.p., il tossicodipendente dichiarato non punibile ex art. 80 L. 22 dicembre 1975, n. 685, il quale aiuti lo spacciatore ad eludere le investigazioni dell'autorità con...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7597 del 30 giugno 1988
«Il concetto di evasione non postula necessariamente la fuga o l'allontanamento definitivo, essendo sufficiente ad integrarlo anche la sottrazione temporanea del detenuto allo stato di costrizione personale cui è sottoposto. (Nella specie...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 12763 del 22 dicembre 1988
«Al fine della sussistenza del dolo nel delitto di evasione commesso dal detenuto inottemperante all'obbligo di rientro dal permesso concessogli ai sensi dell'art. 30, L. 26 luglio 1975, n. 354 (cosiddetto ordinamento penitenziario), è sufficiente...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3948 del 25 marzo 1999
«Il reato di cui all'art. 385 c.p. si consuma con il semplice volontario allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari, indipendentemente dall'asserita intenzione di farvi ritorno. (Nella specie, peraltro, l'intenzione di rientrare nel luogo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3504 del 17 aprile 1981
«Il reato di evasione si consuma con la completa sottrazione alla vigilanza degli agenti, senza che sia necessaria la fuoriuscita del detenuto dal recinto dello stabilimento penitenziario.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10082 del 15 marzo 2005
«Integra gli estremi del reato di evasione (art. 385 c.p.) la condotta del detenuto agli arresti domiciliari che si allontani dal luogo in cui è autorizzato a svolgere l'attività lavorativa, considerato che detta autorizzazione non sospende il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 44504 del 17 dicembre 2010
«Integra il delitto di evasione dagli arresti domiciliari il trasferimento di residenza effettuato dal detenuto senza darne comunicazione e senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione da parte degli organi di vigilanza. (Fattispecie relativa...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11041 del 20 novembre 1982
«Risponde di evasione semplice e non aggravata il detenuto il quale evada profittando dell'apertura dei cancelli o della rottura delle sbarre dei locali di detenzione ad opera di altri detenuti.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3378 del 30 marzo 1982
«Per realizzarsi l'ipotesi di effrazione nel delitto di evasione, non è necessaria la trasformazione o il mutamento di destinazione della cosa, ma è sufficiente un'alterazione violenta su qualsiasi cosa che serva alla ritenzione e custodia del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7345 del 20 febbraio 2004
«In materia di evasione, il detenuto che non rientri in istituto senza giustificato motivo allo scadere del permesso premio concesso ai sensi dell'art. 30 ter O.P., qualora la sua assenza si protragga per oltre dodici ore, è punibile a norma...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11940 del 21 novembre 2000
«L'allontanamento del detenuto, agli arresti domiciliari e autorizzato al lavoro esterno, dal luogo in cui è previsto che egli svolga la propria attività costituisce reato di evasione, (senza che sia invocabile l'inevitabilità dell'ignoranza della...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1799 del 27 maggio 1986
«L'arresto dell'associato non costituisce causa interruttiva della permanenza del delitto di partecipazione, semplice o qualificata, ad associazione per delinquere, ma può essere solo significativo dell'avvenuto suo recesso dal sodalizio e ciò va...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5660 del 16 maggio 1994
«Ai fini del delitto di falso sono atti pubblici quelli c.d. interni della pubblica amministrazione. Risponde del delitto di cui agli artt. 490 e 476 c.p. l'agente di custodia che sopprima una «nota riservata» redatta al direttore della Casa...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2216 del 3 marzo 1995
«L'art. 18 della L. 26 luglio 1975, n. 354, nel disporre che i detenuti sono ammessi ad avere colloqui con i congiunti (comma 1) e che particolare favore è accordato al colloquio con i familiari (comma 3), autorizza un'interpretazione non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8893 del 3 ottobre 1996
«Risponde di falso per soppressione il direttore di un istituto penitenziario che induce un detenuto a distruggere il registro dei colloqui dei detenuti, la cui tenuta obbligatoria è prescritta dall'art. 35, quattordicesimo comma, del Decreto del...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6784 del 16 febbraio 2015
«Non è configurabile il concorso apparente di norme tra la fattispecie prevista dall'art. 497 ter, comma primo, n. 1, cod. pen. e quella disciplinata dall'art. 177 D.L.vo n. 285 del 1992, atteso che mentre la prima punisce la detenzione di oggetti...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13077 del 30 dicembre 1994
«Poiché, a norma dell'art. 11 della L. 26 luglio 1975, n. 354, l'assistenza sanitaria è prestata nel corso della permanenza del detenuto nell'istituto penitenziario con periodici e frequenti riscontri, indipendentemente dalle richieste degli...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8742 del 8 luglio 1999
«In tema di condotta diffamatoria attribuibile ad un parlamentare, il giudice, in presenza della dichiarazione di insindacabilità delle opinioni espressa da parte del ramo parlamentare di appartenenza, deve applicare la causa di non punibilità,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11950 del 25 marzo 2005
«In materia di diffamazione, il requisito della continenza delle espressioni utilizzate, necessario per la ravvisabilità della esimente di cui all'art. 51 c.p. nella specie del diritto di critica, presenta una sua necessaria elasticità e non è...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 45183 del 31 ottobre 2014
«In tema di ricusazione, qualora l'istante, detenuto fuori dalla circoscrizione del giudice competente a provvedere, è sentito, a seguito di sua richiesta, dal Magistrato di Sorveglianza, l'omessa notifica dell'avviso al difensore di fiducia della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 41118 del 4 ottobre 2013
«Le dichiarazioni rese da persona indagata sono validamente assunte senza il rispetto delle garanzie difensive quando riguardano fatti di reato attinenti a terzi, in relazione ai quali non sussiste alcuna connessione o collegamento probatorio con...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 23611 del 5 giugno 2014
«La dichiarazione di avvenuta nomina del difensore di fiducia, effettuata dal soggetto in stato detentivo nelle forme previste dall'art. 123 c.p.p., deve essere comunicata dal direttore dell'Istituto penitenziario soltanto all'Autorità giudiziaria...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 914 del 12 gennaio 2015
«Gli effetti della rinuncia a comparire in udienza, resa palese dall'imputato detenuto, permangono fino al momento della revoca espressa di tale rinuncia, ossia fino a quando l'interessato non manifesti, nelle forme e termini di legge, la sua...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 53530 del 23 dicembre 2014
«La richiesta del detenuto di essere sentito dall'autorità giudiziaria in relazione ad un procedimento pendente nei suoi confronti, iscritta presso l'Ufficio matricola del luogo di detenzione, deve considerarsi presentata al magistrato competente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 32904 del 23 luglio 2014
«Nessuna norma fissa i termini perentori entro i quali deve essere notificato il provvedimento del Tribunale di sorveglianza, non potendo tale natura perentoria essere desunta dal disposto dell'art. 127, comma settimo, c.p.p. che impone la...»