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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3179 del 23 marzo 1991
«Per il perfezionamento della delegazione di pagamento è richiesta la sola partecipazione del delegante (debitore) e del delegato (terzo), esaurendosi tale negozio nella indicazione al creditore della persona alla quale il debitore ordina di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 724 del 15 marzo 1971
«La delegazione di pagamento (art. 1269 c.c.) si concreta in un rapporto con pluralità di soggetti (cosiddetto «trilatero», cioè con partecipazione, fin dall'origine, del delegante (debitore), del delegato (nuovo debitore) e del delegatario...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1698 del 11 aprile 1978
«Il secondo comma dell'art. 1269 c.c., il quale stabilisce che il terzo delegato per eseguire il pagamento non è tenuto ad accettare l'incarico, ancorché sia debitore del delegante, comporta che la delegazione può aver luogo anche fuori della...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11296 del 28 agosto 2000
«Il secondo comma dell'art. 1269 c.c., il quale stabilisce che il terzo delegato per eseguire il pagamento non è tenuto ad accettare l'incarico, ancorché sia debitore del delegante, comporta che la delegazione può aver luogo anche fuori della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 535 del 19 gennaio 2000
«Il pagamento di un assegno bancario da parte della banca trattaria sull'erroneo presupposto dell'esistenza di sufficiente provvista non può considerarsi indebito e non è, quindi, suscettibile di ripetizione, perché la banca solvente, che riveste...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 2943 del 4 aprile 1997
«In caso di delegazione di pagamento titolata rispetto al rapporto di valuta, il delegato che per errore esegua una seconda volta il pagamento in favore del terzo ha il diritto di ripetere tale ultimo pagamento, costituente un indebito oggettivo,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 305 del 3 febbraio 1969
«La delegazione di pagamento è un rapporto con pluralità di soggetti (c.d. trilatero, cioè con partecipazione fin dall'origine del debitore delegante, del nuovo debitore delegato, e del creditore delegatario) nel quale il delegante impartisce ad un...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4558 del 17 aprile 1993
«Le obbligazioni contratte verso i terzi dall'amministratore del condominio (o da chi altri sia stato delegato dai condomini a contrarle) per conto del condominio e nei limiti delle sue attribuzioni o eseguendo deliberazioni dell'assemblea, sono...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11039 del 12 maggio 2006
«Il danno biologico - inteso come lesione dell'integrità psico-fisica, suscettibile di valutazione medico-legale, della persona - consiste nelle ripercussioni negative, di carattere non patrimoniale e diverse dalla mera sofferenza psichica, della...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9424 del 12 luglio 2001
«In ipotesi di responsabilità solidale, il fatto che il creditore accetti puramente e semplicemente da uno dei debitori il pagamento di una parte del debito complessivo, ancorché corrispondente alle quote interne gravanti sul debitore medesimo, non...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 12567 del 8 luglio 2004
«Affinché possa configurarsi un collegamento negoziale in senso tecnico non è sufficiente un nesso occasionale tra i negozi, ma è necessario che il collegamento dipenda dalla genesi stessa del rapporto, dalla circostanza cioè che uno dei due negozi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8844 del 28 giugno 2001
«Il collegamento contrattuale, che può risultare legislativamente fissato ed è quindi tipico, come accade nella disciplina della sublocazione contenuta nell'art. 1595 c.c., ma può essere anche atipico in quanto espressione dell'autonomia...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3083 del 24 marzo 1998
«La «presupposizione» ricorre quando una determinata situazione, di fatto o di diritto, posata, presente o futura, di carattere obiettivo - la cui esistenza, cessazione e verificazione sia del tutto indipendente dall'attività o dalla volontà dei...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9670 del 26 settembre 1998
«Nelle procedure concorsuali sottoposte a regime privatistico, in cui il bando di concorso costituisce un'offerta al pubblico, l'interesse dei concorrenti idonei non utilmente collocati in grad uatoria all'assunzione è di mero fatto — salvo il...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 18593 del 21 agosto 2009
«In presenza di un uso aziendale legato alle modalità di espletamento della prestazione lavorativa, deve escludersi che il datore di lavoro possa incidere unilateralmente sui diritti acquisiti dal lavoratore per effetto dello stesso, a meno che non...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 501 del 13 gennaio 2006
«In tema di compravendita immobiliare, qualora le parti abbiano fatto riferimento ad ulteriore e conclusiva precisazione rispetto alle altre indicazioni, al tipo di frazionamento allegato all'atto di vendita, detto frazionamento, quale elemento...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3088 del 13 febbraio 2007
«Ai fini della sussistenza del requisito della forma scritta nei contratti non occorre che la volontà negoziale sia manifestata dai contraenti contestualmente e in un unico documento, dovendosi ritenere il contratto perfezionato anche qualora le...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12411 del 19 novembre 1991
«Nei contratti a forma vincolata non occorre che la volontà negoziale sia manifestata da entrambi i contraenti contestualmente e contemporaneamente, per modo che il requisito della forma scritta ad substantiam , in caso di sottoscrizioni contenute...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8390 del 20 giugno 2000
«La condizione meramente potestativa e la conseguente sanzione di nullità di cui all'art. 1355 c.c. non sussistono quando l'impegno che la parte si assume, non è rimesso al suo mero arbitrio ma è collegato ad un gioco di interessi e di convenienza...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8411 del 27 maggio 2003
«In tema di interpretazione del contratto, qualora, dopo aver fatto uso dei canoni ermeneutici principali della letteralità e sistematicità, rimanga dubbio il significato delle clausole, può farsi ricorso al criterio dettato dall'art. 1370 c.c....»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6582 del 15 dicembre 1984
«Il principio che il diritto della parte di recedere dal contratto, anche se collegato alla prestazione di una caparra penitenziale, non si sottrae alla regola generale, stabilita dall'art. 1373, primo comma c.c., secondo cui il recesso non può...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 15110 del 30 giugno 2006
«In tema di riscossione delle imposte sui redditi, l'istituto di credito che non versi alla tesoreria provinciale dello Stato, nel termine previsto, le somme al cui pagamento sia stato delegato dal contribuente è soggetto alla penale, nella misura...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5424 del 15 aprile 2002
«La caparra confirmatoria costituisce un contratto che si perfeziona con la consegna che una parte fa all'altra di una somma di danaro o di una determinata quantità di cose fungibili per il caso d'inadempimento delle obbligazioni nascenti da un...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2435 del 14 marzo 1988
«Il potere attribuito al giudice del merito, ai sensi degli artt. 118, 210 e 213 c.p.c., di ordinare, su istanza di parte o d'ufficio, l'acquisizione di prove nel processo, configurando un'eccezione al principio generale dell'incidenza sulle parti...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4630 del 22 maggio 1990
«Ai fini dell'azione di rescissione per lesione, lo stato di bisogno, di cui all'art. 1448 c.c., pur potendo consistere anche in una situazione di difficoltà economica, tuttavia non può prescindere da un nesso di strumentalità tale da incidere...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3869 del 26 febbraio 2004
«Il documento che può costituire principio di prova per iscritto (art. 2724, n. 1 c.c.), sì da consentire l'ammissione della prova testimoniale per accertare, tra le parti, la simulazione assoluta (art. 1417 c.c.) di un contratto con forma scritta...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4081 del 26 settembre 1977
«La circostanza che un contraente chieda solo la risoluzione di un contratto collegato non preclude al giudice di pronunciare la risoluzione di un più ampio rapporto, se ritiene che quello da risolvere secondo la domanda di parte costituisca...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 19556 del 19 dicembre 2003
«Il principio di autotutela sancito dall'art. 1460 c.c. (in forza del quale, nei contratti a prestazioni corrispettive, ciascun contraente può rifiutare la propria prestazione in costanza di inadempimento della controparte) deve ritenersi...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1332 del 22 febbraio 1983
«In tema di vendita con patto di riscatto, il venditore, che esercita il diritto di riscatto, è tenuto, ai sensi dell'art. 1502 c.c., a rimborsare al compratore le spese che hanno aumentato il valore della cosa riscattata nei limiti dell'aumento,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1895 del 16 maggio 1975
«Il patto di riscatto introduce nella vendita una condizione risolutiva potestativa, il cui avveramento è rimesso alla libera determinazione del venditore e produce l'immediato ritorno della proprietà della cosa al medesimo, senza bisogno di...»