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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 551 del 19 gennaio 2000
«In tema di simulazione, i limiti stabiliti dall'art. 1417 c.c. (e, più in generale, dagli artt. 2721 e 2722 c.c.) all'ammissibilità della prova testimoniale sono diretti alla tutela esclusiva degli interessi privati, e non possono, pertanto,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11771 del 21 maggio 2007
«In materia di simulazione, i limiti all'ammissibilità della prova per presunzioni semplici stabiliti dall'art. 1417 c.c. (e, più in generale, dagli artt. 2721 e 2722 c.c.) sono diretti alla tutela esclusiva degli interessi privati e non della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5765 del 17 marzo 2005
«Le limitazioni alla facoltà di prova della simulazione, previste per i contraenti dall'art. 2722 c.c. — limitazioni che trovano fondamento nella riprovazione sociale della menzogna — non operano nei confronti dei terzi e dei creditori, i quali,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15160 del 28 ottobre 2002
«L'art. 2739 c.c. vieta la prova per giuramento sull'esistenza di un contratto per il quale sia richiesta la forma scritta ad substantiam, perché nessuna prova potrebbe supplire al documento mancante, mentre il giuramento decisorio può essere...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12980 del 6 settembre 2002
«La prova della simulazione è normalmente desumibile da presunzioni e la scelta di esse, la valutazione ed il giudizio di idoneità dei fatti posti a fondamento dell'argomentazione induttiva, traducendosi in un accertamento relativo a una mera...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2976 del 22 giugno 1989
«In tema di simulazione il giudice può negare l'ammissione di una prova testimoniale diretta ad accertare un fatto al quale la parte richiedente attribuisce valore presuntivo solo se ritenga che tale valore difetti, nel senso che dal fatto oggetto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4387 del 5 agosto 1985
«In tema di simulazione, il divieto generale, in presenza di contratto redatto per iscritto, del ricorso alla prova per testimoni (e quindi anche a quella per presunzioni in virtù del richiamo di cui all'art. 2729, secondo comma, c.c.), opera solo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2790 del 4 maggio 1985
«Nel giudizio di simulazione, il giudice può legittimamente far ricorso a presunzioni che possono essere tratte da qualsiasi fonte probatoria — non sussistendo alcun limite al potere d'indagine del giudice, il quale può trarre elementi di...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11017 del 25 maggio 2005
«In materia di scrittura privata, benché non sia di regola ammissibile la prova per testimoni o per presunzioni dell'esistenza di un accordo simulatorio concluso allo specifico fine di negare l'esistenza giuridica della quietanza, in virtù del...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12644 del 28 agosto 2003
«Ove il ricorrente proponga mia domanda di risarcimento del danno per inadempimento contrattuale e alleghi fatti rilevanti ai fini sia di una pronuncia dichiarativa dell'avvenuta risoluzione automatica ai sensi dell'art. 1454 c.c., sia di una...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4081 del 26 settembre 1977
«La circostanza che un contraente chieda solo la risoluzione di un contratto collegato non preclude al giudice di pronunciare la risoluzione di un più ampio rapporto, se ritiene che quello da risolvere secondo la domanda di parte costituisca...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13003 del 27 maggio 2010
«La facoltà, di cui all'art. 1453, secondo comma, c.c., di poter mutare nel corso del giudizio di primo grado, nonché in appello, e persino in sede di rinvio la domanda di adempimento in quella di risoluzione in deroga al divieto di "mutatio...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1698 del 11 febbraio 1993
«Il mutamento della domanda di adempimento in quella di risoluzione, costituendo esercizio di una facoltà riconosciuta dalla legge (art. 1453 comma secondo c.c.), non richiede l'accettazione del contraddittorio della controparte né, per altro...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1664 del 27 gennaio 2005
«Nel caso di proposizione congiunta della domanda di risoluzione del contratto per inadempimento e di risarcimento dei danni il giudice è tenuto, in ogni caso, a pronunciare sulla prima domanda e, solo se la rigetta, può ritenersi esonerato dal...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7829 del 19 maggio 2003
«In tema di risoluzione del contratto per inadempimento, qualora la parte adempiente abbia proposto domanda di risoluzione e di risarcimento dei danni da inadempimento, non limitandosi a chiedere la condanna generica, il danno può essere liquidato...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1595 del 9 febbraio 1993
«Nei contratti a prestazioni corrispettive (nella specie, vendita) l'adempimento tardivo di una parte può essere legittimamente rifiutato dall'altra parte adempiente anche nel caso in cui quest'ultima non abbia ancora proposto la domanda per...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6880 del 18 giugno 1991
«L'art. 1453 comma terzo non introduce per il convenuto un divieto assoluto di adempimento dopo la proposizione della domanda di risoluzione ma si limita a sancire l'inefficacia di un adempimento tardivo a sanare o a lenire le conseguenze del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6959 del 20 dicembre 1988
«Nei contratti a prestazioni corrispettive (nella specie: vendita) l'adempimento tardivo di una delle parti non pregiudica il diritto dell'altra parte non inadempiente di chiedere successivamente la risoluzione del contratto, salva in ogni caso la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 62 del 14 gennaio 1971
«Con la norma dell'art. 1453, ultimo comma c.c., la quale stabilisce che la proposizione della domanda di risoluzione del contratto preclude al debitore la facoltà di adempiere tardivamente la propria obbligazione, il legislatore ha inteso non...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1441 del 15 settembre 1970
«L'adempimento effettuato dopo la domanda di risoluzione del contratto non ha più efficacia al fine di impedire la risoluzione medesima. Ciò non toglie, peraltro, che l'inadempiente possa sempre eseguire la sua prestazione anche tardivamente, al...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 132 del 12 gennaio 1982
«Ai fini della risoluzione del contratto per inadempimento, la diffida ad adempiere costituisce soltanto una facoltà, non un obbligo per la parte adempiente, ed ha lo scopo di provocare lo scioglimento di diritto del rapporto. La parte adempiente,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3851 del 8 agosto 1978
«La diffida ad adempiere, nella sua struttura logica e sistematica, è uno strumento offerto ad un contraente nei confronti dell'altro inadempiente per una celere risoluzione del contratto, affinché il contraente adempiente non resti vincolato...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8910 del 9 settembre 1998
«In tema di diffida ad adempiere, l'unico onere che, ai sensi dell'art. 1454 c.c., grava sulla parte intimante è quello di fissare un termine entro il quale l'altra parte dovrà adempiere alla propria prestazione, pena la risoluzione ope legis del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9085 del 1 settembre 1990
«La regola secondo cui il termine concesso al debitore con la diffida ad adempiere, cui è strumentalmente collegata la risoluzione di diritto del contratto, non può essere inferiore a quindici giorni, non è assoluta, potendosi assegnare a norma...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 14034 del 1 luglio 2005
«Il principio sancito dall'art. 1455 c.c., secondo cui il contratto non può essere risolto se l'inadempimento ha scarsa importanza in relazione all'interesse dell'altra parte, va adeguato anche ad un criterio di proporzione fondato sulla buona fede...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 16579 del 25 novembre 2002
«In materia di responsabilità contrattuale, la valutazione della gravità dell'inadempimento ai fini della risoluzione di un contratto a prestazioni corrispettive ai sensi dell'art. 1455 c.c. costituisce questione di fatto, la cui valutazione è...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1773 del 7 febbraio 2001
«Lo scioglimento del contratto per inadempimento — salvo che la risoluzione operi di diritto — consegue ad una pronuncia costitutiva, che presuppone da parte del giudice la valutazione della non scarsa importanza dell'inadempimento stesso, avuto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3669 del 28 marzo 1995
«La non scarsa importanza dell'inadempimento, che, nel giudizio di risoluzione del contratto con prestazioni corrispettive, deve essere verificata anche di ufficio dal giudice, trattandosi di elemento che attiene al fondamento stesso della domanda,...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1046 del 13 febbraio 1990
«Con riguardo alla disciplina della risoluzione per inadempimento dei contratti a prestazioni corrispettive, il disposto dell'art. 1455 c.c. pone una regola di proporzionalità in virtù della quale la risoluzione del vincolo contrattuale è collegata...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1460 del 14 febbraio 1994
«La proposizione della domanda di risoluzione del contratto per inadempimento comporta, a termini dell'art. 1453 c.c., la cristallizzazione, fino alla pronuncia giudiziale definitiva, delle posizioni delle parti contraenti, nel senso che come è...»