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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 420 del 19 gennaio 1982
«Il delitto di rivelazione dei segreti di ufficio si risolve in una fattispecie plurisoggettiva anomala, essendo la condotta incriminata legata a chi riceve la notizia e alla previsione della punizione nei confronti del solo autore della...»
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Corte costituzionale, sentenza n. 353 del 17 luglio 2002
«È costituzionalmente illegittimo, in riferimento agli artt. 3, 25, secondo comma, e 27, terzo comma, Cost. l'art. 688, secondo comma, c.p. nella parte in cui punisce con la pena dell'arresto da tre a sei mesi chiunque, in un luogo pubblico o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1462 del 5 gennaio 2002
«In tema di ubriachezza, l'intervenuta depenalizzazione, per effetto dell'art. 54 del D.L.vo 30 dicembre 1999 n. 507, della contravvenzione di cui all'art. 688, comma 1, c.p., non ha inciso sul secondo comma di tale articolo, per cui conserva...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2 del 4 gennaio 1995
«In tema di concorso di persone nel reato, si configura la partecipazione morale e non la mera presenza passiva allorquando la mancata assunzione di qualsiasi iniziativa e il mantenimento di un atteggiamento di «non intervenuto» esprime una...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 281 del 16 gennaio 1987
«Il reato di cui all'art. 707 c.p. prevede come suo presupposto - e non come elemento costitutivo o condizione di punibilità - che il reo abbia riportato anche e una sola precedente condanna per delitto motivato da lucro, a nulla rilevando che il...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7073 del 17 giugno 1988
«In tema di rapporti tra la contravvenzione di possesso ingiustificato di chiavi alterate o di grimaldelli e il reato di furto circostanziato, tentato o consumato, quando il soggetto attivo è sorpreso mentre si accinge, essendo in possesso di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10667 del 14 novembre 1985
«La contravvenzione di cui all'art. 707 c.p. è assorbita dal reato di furto aggravato solo se gli arnesi sono stati usati sicuramente per consumare il furto e soprattutto se il loro possesso è stato accertato nell'atto di commettere il furto...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1580 del 17 febbraio 1982
«Il possesso ingiustificato di arnesi atti allo scasso non è assorbito nel delitto di furto aggravato a norma dell'art. 625 n. 2 c.p., se si protragga oltre il tempo necessario alla perpetrazione del furto medesimo.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8007 del 16 luglio 1992
«Ai fini della sussistenza della contravvenzione di cui all'art. 712 c.p. (incauto acquisto), non è necessario che si dimostri la provenienza da reato delle cose acquistate, diversamente da quanto richiesto dall'art. 648 c.p. in tema di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9271 del 13 settembre 1991
«Il dolo eventuale non è compatibile con il delitto di ricettazione poiché la rappresentazione dell'eventualità che la cosa che si acquista, o comunque si riceve, provenga da delitto equivale al dubbio, mentre l'elemento psicologico della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 17237 del 7 dicembre 1989
«Il criterio distintivo tra il delitto di ricettazione e la contravvenzione prevista dall'art. 712 c.p. deve ricercarsi nell'elemento psicologico, che nel primo reato si concreta nella certezza, da parte dell'agente, della provenienza delittuosa...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2790 del 7 marzo 1987
«Per affermare la penale responsabilità in ordine al reato di incauto acquisto, ascrivibile a titolo di colpa — a differenza del delitto di ricettazione — è sufficiente che l'agente abbia omesso i necessari accertamenti anche in ordine ad una sola...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9417 del 31 agosto 1994
«In tema di oltraggio, la «presenza» del pubblico ufficiale, presupposto indefettibile del reato di cui all'art. 341 c.p., è concetto ben diverso dal «cospetto», richiesto dal reato di cui all'art. 342 c.p. La «presenza» richiesta dalla prima norma...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 16893 del 3 maggio 2007
«Integra la fattispecie contravvenzionale di cui all'art. 733 c.p., e non il delitto di danneggiamento aggravato, la condotta di danneggiamento di beni di valore archeologico che siano in proprietà del soggetto agente.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10431 del 17 novembre 1997
«In tema di elemento soggettivo del reato, il crescente livello della volontà dolosa va dal dolo eventuale, caratterizzato dalla sola accettazione del rischio dell'evento, al dolo diretto, che sussiste nel caso in cui l'evento è accettato perché...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4506 del 15 maggio 1997
«La detenzione abusiva di munizioni per arma comune da sparo (nella specie cal. 38 e cal. 38 S.W.) non integra gli estremi del delitto di cui agli artt. 10 e 14 della legge n. 497/1974, bensì la fattispecie contravvenzionale sanzionata dall'art....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2374 del 12 marzo 1997
«Il comma secondo dell'art. 1 della legge 18 aprile 1975, n. 110 qualifica come tipo guerra quelle armi che, pur non avendo le caratteristiche indicate nel primo comma, possono essere usate con lo stesso munizionamento delle armi da guerra. La...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11060 del 2 dicembre 1993
«Le munizioni per pistola calibro 9, mod. 34, alla stregua dell'aggiornamento del catalogo delle armi presso il Ministero dell'interno, vanno considerate munizioni per armi comuni da sparo e non da guerra, sicché la relativa detenzione integra la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7702 del 30 giugno 1988
«In materia di abusiva detenzione di armi e munizioni, la contravvenzione per illegale possesso di cartucce non resta assorbita nel delitto di detenzione di arma allorché la prima non attenga alla normale dotazione dell'arma stessa, ma riguardi un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4165 del 24 maggio 1986
«La detenzione di munizioni, senza averne fatto denuncia, costituisce di per sé reato, a prescindere dalla legittimità o meno della detenzione della relativa arma, e ciò perché non è possibile in tal caso procedere all'assorbimento della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 35412 del 24 settembre 2007
«Non viola il divieto di testimonianza indiretta degli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, previsto dall'art. 195, comma quarto, c.p.p., e non incorre in alcuna causa di inutilizzabilità, l'intercettazione ambientale, debitamente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3833 del 31 marzo 1994
«Colui che commette un reato per eseguirne un altro non deve necessariamente essere animato da un dolo di premeditazione perché la risoluzione di commettere un delitto per eseguirne un altro può essere presa con dolo di impeto, non occorrendo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 41467 del 7 ottobre 2013
«Ai fini della verifica della qualità di testimone o di indagato di reato connesso e della conseguente valutazione di utilizzabilità delle dichiarazioni rese, il giudice deve tenere conto di eventuali cause di giustificazione, ove queste siano di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7468 del 31 marzo 2011
«Il contratto concluso per effetto di truffa, penalmente accertata, di uno dei contraenti in danno dell'altro è non già radicalmente nullo (ex art. 1418 c.c., in correlazione all'art. 640 c.p.), sebbene annullabile ai sensi dell'art. 1439 c.c.,...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 21103 del 16 maggio 2013
«In tema di sequestro probatorio, il principio del "ne bis in idem" non preclude la possibilità di disporre nuovamente la misura quando l'autorità procedente sia chiamata a valutare elementi precedentemente non valutati. (Fattispecie relativa al...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1334 del 14 settembre 1998
«Nel provvedimento di sequestro probatorio del corpo di reato o di cose a esso pertinenti non è sufficiente la mera indicazione delle norme di legge violate, ma occorre anche che sia individuato il rapporto diretto o pertinenziale tra cosa...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 539 del 19 gennaio 1998
«Il delitto di favoreggiamento personale consiste nel turbamento della funzione giudiziaria e non richiede che le investigazioni dell'autorità siano effettivamente fuorviate, bastando che la condotta dell'agente abbia l'attitudine e possa...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2112 del 15 gennaio 2008
«È configurabile il delitto di omicidio volontario nella condotta di chi, prescrivendo a un paziente di attenersi esclusivamente alle sue cure, l'abbia indotto ad evitare quelle della medicina ufficiale, con la consapevolezza che ciò avrebbe...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2587 del 27 febbraio 1998
«Ai fini della ravvisabilità del tentativo, i requisiti della idoneità e della univocità degli atti devono potersi rilevare obiettivamente dalla condotta degli agenti e dalle modalità degli atti da loro posti in essere, senza che, a tal fine, possa...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9949 del 5 novembre 1997
«In tema di delitti omicidiali, deve qualificarsi come dolo “diretto”, e non meramente “eventuale”, quella particolare manifestazione di volontà dolosa definita “dolo alternativo” che sussiste allorquando l'agente si rappresenta e vuole...»