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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 16663 del 19 giugno 2008
«La differenza ontologica esistente tra la figura dell'errore, in cui la falsa rappresentazione della realtà che inficia il processo di formazione della volontà è endogena alla volontà stessa, e quella del dolo, in cui essa è esogena, in quanto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5313 del 4 aprile 2003
«...in base al principio logico di non contraddizione. Ne consegue che la scelta tra l'azione di annullamento e quella di risoluzione di un contratto o anche del loro esercizio alternativo nel processo rientra nel potere discrezionale della parte.»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2104 del 12 febbraio 2003
«...una domanda nuova, preclusa in appello nel processo del lavoro, allorquando, domandato inizialmente l'annullamento di un contratto sulla base del dolo, si formuli domanda fondata sull'errore, introducendo un nuovo tema di indagine e di decisione.»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16679 del 24 agosto 2004
«L'errore, quale vizio della volontà, assume rilevanza quando incida sul processo formativo del consenso, dando origine ad una falsa o distorta rappresentazione della realtà, a cagione della quale la parte si sia indotta a manifestare la propria...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6490 del 27 luglio 1987
«Se la minaccia, invece, non è più attuale, nel senso che sia già interamente esaurita la condotta collocabile come antecedente causale, o almeno concausale, del male temuto dal soggetto passivo, la rappresentazione, da parte di quest'ultimo, di un...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6733 del 30 marzo 2005
«Ne consegue che, in tema di azione costitutiva non necessaria (quale deve ritenersi quella avanzata ai sensi dell'art. 1453 c.c., in relazione alla quale l'effetto giuridico della risoluzione del rapporto negoziale non necessariamente deve...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6630 del 6 dicembre 1988
«...apposta a margine o in calce dell'atto medesimo. (Fattispecie in cui il giudice del merito aveva ritenuto inefficace l'offerta contenuta nell'atto di riassunzione del processo, sottoscritto dal procuratore in base a procura rilasciata a margine.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2976 del 22 giugno 1989
«In tema di simulazione il giudice può negare l'ammissione di una prova testimoniale diretta ad accertare un fatto al quale la parte richiedente attribuisce valore presuntivo solo se ritenga che tale valore difetti, nel senso che dal fatto oggetto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8192 del 22 luglio 1993
«La disposizione dell'art. 1453, secondo comma, c.c. secondo cui nei contratti con prestazioni corrispettive la risoluzione può essere domandata anche quando inizialmente sia stato chiesto l'adempimento, fissa un principio di contenuto processuale...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 962 del 18 febbraio 1989
«...per ottenere l'adempimento della controparte, introduce una deroga al divieto della mutatio libelli nel corso del processo e, quindi, anche al divieto di domanda nuova in appello, limitatamente al petitum , non anche alla causa petendi .»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6121 del 1 giugno 1993
«Dal momento in cui è proposta la domanda giudiziale di risoluzione del contratto per inadempimento dell'altra parte, e fino a quando non si sia formato il giudicato su questa domanda, il convenuto, sia nel caso che la predetta domanda debba...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4805 del 3 settembre 1982
«Nel caso in cui il venditore sia convenuto in giudizio dal compratore unitamente ad un terzo che pretende di avere diritti sulla cosa venduta, la partecipazione del primo al processo, qualora contro di lui non sia proposta azione di rivalsa, non...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3137 del 12 maggio 1981
«La disposizione contenuta nell'art. 1492, comma terzo c.c., la quale preclude al compratore l'azione di risoluzione del contratto se la cosa affetta da vizi sia stata da lui trasformata, è espressione di un principio generale secondo cui non può...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3907 del 16 giugno 1981
«Seppure la denuncia dei vizi della cosa acquistata deve essere comunicata al venditore da parte dell'acquirente o da un suo incaricato, essa non deve rivestire forma o contenuto particolari, con la conseguenza che realizza tale finalità...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 244 del 13 gennaio 1997
«In tema di compravendita, il vizio redibitorio (art. 1490 c.c.) e la mancanza di qualità promesse o essenziali (art. 1497 c.c.), pur presupponendo entrambi l'appartenenza della cosa al genere pattuito, si differenziano in quanto il primo riguarda...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1261 del 4 marzo 1981
«Sussiste il vizio redibitorio — di cui all'art. 1490 cod. civ. — qualora esso concerna il processo di produzione, fabbricazione o formazione della cosa venduta e comporti l'inidoneità della stessa per l'uso al quale era destinata ovvero...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 5125 del 12 marzo 2004
«Nel contratto di locazione finanziaria («leasing») il concedente è litisconsorte necessario nel processo promosso dall'utilizzatore nei confronti del fornitore per ottenere la risoluzione del contratto per vizi della cosa, ovvero per far valere il...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 19652 del 1 ottobre 2004
«...della stessa parte; né dette difese ed eccezioni, precluse in primo grado, possono essere riproposte nel giudizio di appello, ove il processo deve essere accettato nello stato in cui si trova, con tutte le preclusioni e decadenze già verificatesi.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13635 del 5 novembre 2001
«La valutazione, ai sensi dell'art. 232 c.p.c., della mancata risposta all'interrogatorio formale rientra nell'ampia facoltà del giudice del merito di desumere argomenti di prova dal comportamento delle parti nel processo, ai sensi dell'art. 116,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9264 del 19 aprile 2010
«L'istituto del rendiconto, previsto dall'art. 1713, comma primo, c.c. (che trova il suo riferimento in sede processuale nell'art. 263 c.p.c.) è incompatibile con il mandato "ad litem" di cui all'art. 84, comma primo, c.p.c., che abilita il...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 89 del 11 gennaio 1978
«Il promuovimento di azione diretta a far valere nel processo, in nome proprio, un diritto altrui, fuori dei casi espressamente previsti dalla legge (art. 81 c.p.c.), si traduce in un difetto di legitimatio ad causam, rilevabile anche d'ufficio. Il...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2866 del 26 aprile 1983
«La morte del mandatario ad negotia, costituitosi in giudizio per il mandante tramite procuratore legale, e la morte del mandante che sta in giudizio a mezzo di mandatario, in tanto hanno rilevanza processuale ed importano l'interruzione del...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17762 del 22 novembre 2003
«Il difensore munito di mandato alle liti senza limitazione alcuna ha, tra i suoi poteri, quello di proporre istanza di sequestro conservativo per conto e nell'interesse della parte, in quanto l'art. 84 c.p.c. consente al difensore di compiere...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10606 del 2 agosto 2001
«Il diritto del mediatore alla provvigione sorge quando la conclusione dell'affare sia in rapporto causale con l'opera dello stesso volta, e, pur non essendo richiesto che tra l'attività del mediatore e la conclusione dell'affare sussista un nesso...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17679 del 29 luglio 2009
«In tema di interruzione del processo, una volta eseguito tempestivamente il deposito del ricorso in cancelleria con la richiesta di fissazione di una udienza, il rapporto processuale, quiescente, è ripristinato con integrale perfezionamento della...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9640 del 10 settembre 1999
«In tema di responsabilità della banca per furto del contenuto di una cassetta di sicurezza, deve ritenersi articolata in modo da rendere possibile la verifica del relativo processo logico e come tale non affetta da contraddittorietà ed...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15066 del 22 novembre 2000
«Tale principio trova applicazione non solo nella ipotesi — specificamente prevista dall'art. 278 c.p.c. — in cui, risultando accertata la sussistenza di un diritto, ma essendo controversa la quantità della prestazione dovuta, il giudice, su...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 9053 del 16 aprile 2007
«In tema di assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta, l'art. 1891, secondo comma, c.c., nel prescrivere che ai fini dell'esercizio dei diritti derivanti da detto contratto da parte del contraente è richiesto che l'assicurato abbia...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 16394 del 14 luglio 2009
«...comporta la sospensione della garanzia assicurativa, ai sensi dell'art. 1901 c.c., a meno che tale effetto non sia espressamente previsto nel contratto, e la relativa clausola non sia debitamente approvata per iscritto ai sensi dell'art. 1341 c.c.»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 29209 del 12 dicembre 2008
«Qualora l'azione generatrice del danno si protragga nel tempo, stante il disposto dell'art. 1914 cod. civ., secondo cui l'assicurato deve fare quanto gli è possibile "per evitare il danno", l'obbligo di avviso e di salvataggio, per l'assicurato,...»