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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2940 del 17 dicembre 1993
«Il provvedimento di reintegrazione del possesso pronunciato dal pretore a norma degli artt. 703 ss. c.p.c. costituisce misura cautelare a difesa del possesso, diretta, non soltanto a ripristinare il possesso a favore del soggetto che ne sia stato...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16229 del 20 aprile 2001
«Non realizza la fattispecie di cui all'art. 388, comma 5, c.p. il debitore-custode di bene pignorato che, dichiarato fallito, abbia provveduto a far inserire la res pignorata nell'inventario del fallimento e, restando custode della stessa, abbia...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 692 del 19 gennaio 2000
«Il comportamento del proprietario custode dei beni pignorati che non si renda reperibile il giorno dell'accesso fissato dall'ufficiale giudiziario per la sostituzione del custode dei beni pignorati e l'asporto di essi, non integra gli estremi del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8852 del 1 ottobre 1997
«La omessa consegna all'ufficiale giudiziario per la vendita di alcuni dei beni sottoposti a pignoramento dei quali l'imputato sia stato nominato custode integra il reato previsto dal quinto comma dell'art. 388 c.p. e non quello più grave previsto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1512 del 14 febbraio 1995
«Poiché lo scopo della norma di cui al comma 3 dell'art. 388 c.p. consiste nella conservazione della situazione determinatasi nel processo esecutivo o cautelare a favore di uno o più soggetti in seguito al pignoramento o all'adozione di un...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 32832 del 12 agosto 2009
«Il reato di sottrazione, soppressione, distruzione, dispersione o deterioramento di una cosa pignorata da parte del proprietario che ne sia anche custode rientra nella previsione dell'art. 388, comma quarto, c.p., e non già dell'art. 334 dello...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 15245 del 14 aprile 2015
«L'esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose o alle persone, commesso con minaccia dell'esercizio di un diritto, in sé non ingiusta, può integrare il reato di rapina se si estrinseca con modalità violente che denotano la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10032 del 11 marzo 2010
«È configurabile l'esistenza, tra corrotto e corruttore, del vincolo associativo necessario per la sussistenza del delitto di cui all'art. 416 c.p. (Fattispecie relativa alla riconosciuta esistenza di un sodalizio criminale gestito da operatori...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13382 del 12 aprile 2005
«La sopravvenuta depenalizzazione dei reati-fine di un'associazione per delinquere fa venire meno ex tunc la rilevanza penale dello stesso fatto associativo, perché, ferma restando l'autonomia del reato di associazione, è necessario che il relativo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7437 del 9 giugno 1999
«In tema di associazione per delinquere, il numero minimo degli associati previsto dalla legge per la configurabilità del reato deve essere valutato in senso oggettivo, ossia come componente umana effettiva ed esistente nel sodalizio e non con...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 31149 del 28 luglio 2009
«Ai fini della configurabilità di una associazione a delinquere, il cui programma criminoso preveda un numero indeterminato di delitti contro il patrimonio e la conseguente distrazione dei beni dell'impresa nel cui nome gli associati compiano...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 66 del 30 gennaio 1997
«In tema di associazione per delinquere, l'indeterminatezza del programma criminoso non costituisce un requisito indefettibile per la configurabilità del reato di cui all'art. 416 c.p.; la lettera della norma, infatti, postula solo una pluralità di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 130 del 12 gennaio 1990
«Invero, gli eventuali atti, diretti alla formazione di una associazione per delinquere, o sono meramente preparatori e non interessano la sfera giuridico-penale, ovvero hanno il carattere della idoneità ed inequivocità e determinano la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1799 del 27 maggio 1986
«L'arresto dell'associato non costituisce causa interruttiva della permanenza del delitto di partecipazione, semplice o qualificata, ad associazione per delinquere, ma può essere solo significativo dell'avvenuto suo recesso dal sodalizio e ciò va...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 49691 del 28 dicembre 2004
«In tema di associazione per delinquere, integra la condotta di partecipazione, specie in mancanza di un'affiliazione rituale, l'esplicazione di attività omogenee agli scopi del sodalizio, apprezzabili come concreto e causale contributo...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7162 del 15 giugno 1998
«In tema di connotati distintivi dell'associazione per delinquere rispetto al reato meramente concorsuale, il fatto che una pluralità di fatti delittuosi siano stati commessi da appartenenti allo stesso gruppo familiare non comporta di per sè...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2521 del 22 agosto 1994
«L'attività reiterata, consistente nel piazzare libretti di risparmio falsificati presso imprenditori bisognosi di finanziamenti e nel garantire l'autenticità dei titoli consegnati alle banche in deposito dagli imprenditori con comunicazioni via...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3602 del 23 marzo 1987
«L'una, l'associazione, è reato di mero pericolo a tutela dell'ordine pubblico e si consuma con il solo vincolo in un programma criminoso indipendentemente dall'esecuzione dei delitti esplicativi di esso; l'altro, il contrabbando, è reato di danno...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2350 del 26 gennaio 2005
«La condotta di partecipazione ad un'associazione per delinquere, per essere punibile, non può esaurirsi in una manifestazione positiva di volontà del singolo di aderire alla associazione che si sia già formata, occorrendo invece la prestazione, da...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1697 del 16 gennaio 2014
«Nell'ipotesi prevista dall'art. 423 c.p. esso consiste nel dolo generico, cioè nella volontà di cagionare un incendio, inteso come combustione di non lievi proporzioni, che tende ad espandersi e non può facilmente essere contenuta e spenta,...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5820 del 19 maggio 2000
«Il delitto di disastro colposo di cui all'art. 449 c.p. richiede un avvenimento grave e complesso con conseguente pericolo per la vita o l'incolumità delle persone indeterminatamente considerata al riguardo; è necessaria una concreta situazione di...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 40799 del 31 ottobre 2008
«In tema di disastro ferroviario colposo, sussiste il delitto di cui all'art. 449 c.p. solo quando effettivamente si verifichi un evento di gravità, complessità ed estensione straordinari, dal quale la legge penale presume il pericolo per la...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4300 del 10 maggio 1984
«...recepite nel nostro ordinamento giuridico. L'omissione eventuale del servizio predetto può essere pertanto valutata soltanto sotto il profilo della colpa generica, purché sia ravvisabile il nesso di causalità con l'evento integrante il reato.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 41010 del 2 ottobre 2014
«Integra il reato previsto dall'art. 459 cod. pen. la detenzione e la messa in circolazione di valori bollati "alterati" nel loro valore facciale, ma non contraffatti. (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto corretta la decisione...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 142 del 10 gennaio 2012
«L'affermazione di responsabilità per il caso di mera detenzione di prodotti con marchi contraffatti, implica che la finalità di vendita sia provata, sulla base dei più disparati indizi, purché essi siano univocamente conducenti alla conclusione...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 48648 del 19 dicembre 2003
«È ammissibile e rituale il sequestro probatorio (art. 253 c.p.p.) — avente per oggetto prodotti recanti marchi ritenuti contraffatti disposto in pendenza di giudizi civili, preordinati ad accertare la titolarità del marchio e la legittimità...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2119 del 23 febbraio 2000
«Un marchio contraffatto può trarre in inganno un compratore, così da integrare, in caso di vendita della merce, il reato ex art. 474 c.p., solo se la provenienza prestigiosa del prodotto costituisce l'unico elemento qualificatore o comunque quello...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3028 del 5 marzo 1999
«Il reato di cui all'art. 474 c.p. sussiste ogni volta che venga accertato che si è svolto il commercio di prodotti con marchio contraffatto, non essendo necessaria una situazione tale da indurre in inganno il cliente sulla genuinità della merce....»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2897 del 12 aprile 1986
«La configurazione giuridica del fatto commesso da commercianti consistente nel detenere per vendere e nel porre in vendita merce con marchi contraffatti di società o produttori, i cui prodotti sono protetti da brevetto, è quella del reato previsto...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10874 del 27 luglio 1990
«Acquistare oggetti con marchi contraffatti, avendo coscienza della contraffazione, integra gli estremi della ricettazione, in quanto oggetto e marchio non sono scindibili neppure concettualmente, sicché, essendo l'oggetto con marchio contraffatto...»