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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8473 del 2 agosto 1995
«L'intervento in causa per ordine del giudice, ex art. 107 c.p.c., ha lo scopo di estendere gli effetti sostanziali del giudicato al terzo, cui il rapporto sostanziale controverso sia comune, ovvero sia connesso per il titolo o per l'oggetto con...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7083 del 22 giugno 1995
«L'intervento in causa iussu iudicis, ex art. 107 c.p.c., può essere disposto dal giudice in qualsiasi momento, ma solo nel giudizio di primo grado e non anche nel giudizio di appello. Detto intervento — che va disposto quando il giudice ritiene...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 5082 del 10 maggio 1995
«L'intervento iussu iudicis, rispondendo ad un interesse di ordine pubblico che trascende quello delle stesse parti originarie o dei terzi, e cioè all'interesse superiore della giustizia ad attuare l'economia dei giudizi e ad evitare i rischi di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 459 del 23 gennaio 1982
«Il terzo chiamato in causa iussu iudicis — sia quando l'ordine del giudice si ricollega a ragioni di semplice opportunità, sia, ed a maggior ragione, quando esso è dettato dall'esigenza di assicurare l'integrità del contraddittorio — assume nel...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3502 del 11 luglio 1978
«Allorché in sede di opposizione all'esecuzione sia chiamata in giudizio l'amministrazione dello Stato per comunanza di causa, il giudice superiore, cui l'intera causa sia stata trasferita secondo le regole del Foro dello Stato, ove si verta in...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3771 del 17 agosto 1977
«All'ipotesi di rimessione della causa dal giudice d'appello al primo giudice, che si realizza per essere stata illegittimamente estromessa dal giudizio di primo grado una parte necessaria del processo, è assimilabile l'ipotesi in cui il primo...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4762 del 14 maggio 1999
«In caso di morte di una parte nel corso del giudizio tutti gli eredi assumono, a norma dell'art. 110 c.p.c., la veste di litisconsorti necessari, sicché in caso di impugnazione proposta nei confronti di alcuni soltanto, il giudice, anche...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8452 del 2 agosto 1995
«Per il disposto dell'art. 110 c.p.c. gli eredi della parte deceduta nel corso del processo debbono tutti partecipare al giudizio, quali litisconsorti necessari, essendo irrilevante la trasmissione all'uno o all'altro di essi per effetto di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 28409 del 28 novembre 2008
«In tema di integrazione del contraddittorio nei confronti di un litisconsorte necessario, a seguito della dichiarazione di interruzione del processo nella specie, per fallimento dell'opponente agli atti esecutivi la mancata riassunzione nei...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4208 del 16 marzo 2012
«La successione nel diritto controverso non determina una questione di legittimazione attiva o di "legitimatio ad processum", ma una questione di merito, attinente alla titolarità del diritto, da esaminare con la decisione sulla fondatezza della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12126 del 19 agosto 2003
«In virtù del D.L.vo n. 502 del 1992 e della legge n. 724 del 1994, è stata realizzata una sorta di successione ex lege delle Regioni nei rapporti obbligatori già di pertinenza delle soppresse USL, le quali proseguono le loro attività attraverso le...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6945 del 22 marzo 2007
«Il principio della corrispondenza fra il chiesto ed il pronunciato, la cui violazione determina il vizio di ultrapetizione, implica unicamente il divieto, per il giudice, di attribuire alla parte un bene non richiesto o, comunque, di emettere una...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13021 del 2 ottobre 2000
«Il successore a titolo particolare per atto tra vivi di una delle parti del processo può intervenire volontariamente nel processo o esservi chiamato, senza che ciò comporti automaticamente l'estromissione dell'alienante o del dante causa, potendo...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3012 del 10 febbraio 2010
«Il giudice di merito, nell'indagine diretta all'individuazione del contenuto e della portata delle domande sottoposte alla sua cognizione, non è tenuto ad uniformarsi al tenore meramente letterale degli atti nei quali le domande medesime risultino...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 14751 del 26 giugno 2007
«L'interpretazione della domanda giudiziale costituisce operazione riservata al giudice del merito, il cui giudizio, risolvendosi in un accertamento di fatto, non è censurabile in sede di legittimità quando sia motivato in maniera congrua ed...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12402 del 28 maggio 2007
«Al giudice compete soltanto il potere-dovere di qualificare giuridicamente l'azione e di attribuire, anche in difformità rispetto alla qualificazione della fattispecie operata dalle parti, il nomen iuris al rapporto dedotto in giudizio, con la...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 24495 del 17 novembre 2006
«La interpretazione della domanda, in base alla quale il giudice del merito ritenga in essa compresi o meno alcuni aspetti della controversia, spetta allo stesso giudice, ed attiene al momento logico relativo all'accertamento in concreto della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8953 del 18 aprile 2006
«L'interpretazione della domanda spetta al giudice del merito, per cui, ove questi abbia espressamente ritenuto che una certa domanda era stata avanzata — ed era compresa nel thema decidendum tale statuizione, ancorchè erronea, non può essere...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15907 del 18 dicembre 2000
«La domanda giudiziale, per essere correttamente interpretata, deve esser considerata non solo nella sua formulazione letterale, ma anche nel suo contenuto sostanziale, avendo riguardo alle finalità perseguite dalla parte, sì che un'istanza non...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9875 del 10 ottobre 1997
«La domanda giudiziale non è passibile di interpretazione in termini di dichiarazione di volontà diretta alla produzione di determinati effetti giuridici, risultando essa mera espressione di una richiesta di tutela ordinamentale in ordine alla...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13945 del 3 agosto 2012
«Il giudice ha il potere-dovere di qualificare giuridicamente l'azione e di attribuire al rapporto dedotto in giudizio un "nomen juris" diverso da quello indicato dalle parti, purché non sostituisca la domanda proposta con una diversa,...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 27648 del 20 dicembre 2011
«Non viola il disposto dell'art. 112 c.p.c. la qualificazione, da parte del giudice di merito, della domanda proposta dall'attore come di responsabilità precontrattuale, ancorché nella citazione il medesimo abbia chiesto il pagamento del compenso...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22529 del 28 ottobre 2011
«Non incorre in violazione del principio della domanda, di cui all'art. 112 c.p.c., il giudice che, a fronte di una richiesta di condanna degli enti convenuti "ciascuno per quanto di sua spettanza", affermi la responsabilità diretta del Comune...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 25140 del 13 dicembre 2010
«In materia di procedimento civile, sussiste vizio di "ultra" o "extra" petizione ex art. 112 c.p.c. quando il giudice pronunzia oltre i limiti della domanda e delle eccezioni proposte dalle parti, ovvero su questioni non formanti oggetto del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 23490 del 5 novembre 2009
«Non sussiste violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato allorché il giudice, qualificando giuridicamente in modo diverso rispetto alla prospettazione della parte i fatti da questa posti a fondamento della domanda, le...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 21484 del 12 ottobre 2007
«In riferimento al principio di necessaria corrispondenza tra chiesto e pronunciato, pur dovendosi affermare che al giudice spetta il potere di dare qualificazione giuridica alle eccezioni proposte, tuttavia tale potere trova un limite in relazione...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 17610 del 1 settembre 2004
«Al giudice compete soltanto il potere-dovere di qualificare giuridicamente l'azione e di attribuire, anche in difformità rispetto alla qualificazione della fattispecie operata dalle parti, il nomen iuris al rapporto dedotto in giudizio, con la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16765 del 7 novembre 2003
«Il giudice ha il dovere di controllare la rilevanza giuridica dei fatti indicati dal ricorrente, relativi all'esistenza del diritto vantato, ancorché il convenuto non li abbia contestati, giacché la non contestazione dei “fatti” allegati da...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 14734 del 17 ottobre 2002
«Il principio della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato fissato dall'art. 112 c.p.c. non osta a che il giudice renda la pronuncia richiesta in base ad una ricostruzione dei fatti autonoma rispetto a quella prospettata dalle parti nonché...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1461 del 10 febbraio 2000
«Il giudice non è vincolato alla qualificazione prospettata dalla parte ed è libero di discostarsene nell'esercizio del potere-dovere di autonoma qualificazione discendente dal principio iura novit curia, purché la qualificazione da lui adottata...»