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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6401 del 27 maggio 1988
«L'elemento psicologico del reato di cui all'art. 614 c.p. consiste nel dolo generico, cioè nella coscienza e volontà dell'agente di introdursi nell'altrui abitazione contro la volontà di colui che è titolare del diritto di esclusione restandone...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7864 del 30 giugno 1987
«Per effetto del nuovo principio della parità dei coniugi, la titolarità del domicilio e dello ius prohibendi appartiene indivisibilmente ad entrambi i coniugi e, conseguentemente, perché tale diritto sia legittimamente esercitato, occorre il...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1309 del 5 febbraio 1986
«L'elemento psicologico del reato di violazione di domicilio si concreta nella coscienza e volontà dell'agente di introdursi e trattenersi nell'altrui abitazione contro la volontà del titolare del diritto di esclusione, a nulla rilevando il motivo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11229 del 25 novembre 1982
«Ricorre l'ipotesi dell'introduzione nel domicilio altrui contro la volontà tacita del titolare dello ius prohibendi nel caso di chi si introduca nell'abitazione per un fine illecito, a nulla rilevando la mancanza di clandestinità nell'agente, che...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8574 del 5 ottobre 1982
«Quando il domicilio è comune a più persone (ad es. membri di una comunità familiare) all'inviolabilità del domicilio hanno diritto tutti i conviventi; perciò il dissenso, espresso o tacito, di uno solo di essi è sufficiente ad integrare la volontà...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 27542 del 15 luglio 2010
«Ai fini della configurabilità dell'aggravante prevista dall'ultimo comma dell'art. 614 c.p. (fatto commesso con violenza su persone o cose o da soggetto armato) non è sufficiente un rapporto occasionale tra gli atti di violenza e la violazione di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9483 del 18 ottobre 1982
«Ai fini dell'aggravante prevista dall'art. 614 ultimo comma c.p. non è sufficiente un rapporto occasionale tra gli atti di violenza e la violazione di domicilio, ma occorre un nesso teleologico fra le due azioni. Pertanto, se la violenza è usata...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 11780 del 26 marzo 2010
«La condotta di colui che penetra nell'abitazione altrui dopo aver infranto il vetro della finestra di un balcone integra il delitto di violazione di domicilio aggravato dalla violenza sulle cose, nel quale rimane assorbito quello di danneggiamento.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8996 del 10 agosto 2000
«L'assorbimento del reato di violazione di domicilio in quello di ragion fattasi si verifica solo quando l'esercizio del preteso diritto si concreta nel semplice ingresso e nella sola permanenza invito domino nella altrui abitazione (o negli altri...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 16303 del 27 novembre 1989
«L'assorbimento del reato di violazione di domicilio in quello di ragion fattasi si verifica soltanto quando l'esercizio del preteso diritto si concreta o consiste nel solo ingresso e nella sola permanenza nell'altrui casa, invito domino. Quando...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9235 del 8 marzo 2012
«Il riferimento contenuto nel primo comma dell'art. 615 bis c.p. ai luoghi indicati nell'art. 614 dello stesso codice ha la funzione di delimitare gli ambienti nei quali l'interferenza nella altrui vita privata assume penale rilevanza, ma non anche...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 25453 del 24 giugno 2011
«Non integra il reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.), la condotta di colui che faccia riprese fotografiche e videofilmate dell'attività edificatoria in corso nella contigua proprietà della persona offesa e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25666 del 12 giugno 2003
«Il reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.) richiede il dolo generico, consistente nella volontà cosciente dell'agente di procurarsi indebitamente immagini inerenti la “privacy” altrui. (Applicando tale principio, la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 19463 del 21 maggio 2010
«Integra il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art. 615 ter c.p.) il pubblico ufficiale che, pur avendo titolo e formale legittimazione per accedere al sistema, vi si introduca su altrui istigazione criminosa nel...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3065 del 14 dicembre 1999
«Il reato di frode informatica (art. 640 ter c.p.) ha la medesima struttura e quindi i medesimi elementi costitutivi della truffa dalla quale si differenzia solamente perché l'attività fraudolenta dell'agente investe non la persona (soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 122 del 10 gennaio 1995
«È configurabile il concorso formale del delitto di furto con quello di sottrazione di corrispondenza, dato che le relative norme sanzionatorie tutelano diversi beni giuridici: il patrimonio nel primo caso, la segretezza e l'inviolabilità della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3061 del 27 gennaio 2011
«Integra il reato di installazione di apparecchiature atte a intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche (art. 617 bis e 623 bis c.p.), la condotta di colui che installi una telecamera - occultandola...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 48285 del 15 dicembre 2004
«Il reato previsto dall'art. 617 bis c.p. anticipa la tutela della riservatezza e della libertà delle comunicazioni mediante l'incriminazione di fatti prodromici all'effettiva lesione del bene, punendo l'installazione di apparati o di strumenti,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7861 del 4 settembre 1985
«Commette il reato di cui all'art. 622 c.p., per il quale l'azione costitutiva consiste nel rivelare il segreto o nell'impiegarlo a proprio o altrui profitto, l'impiegato di una società, che trasmetta — nel caso di una gara di appalto — notizie...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 14258 del 11 novembre 1977
«Ai fini della sussistenza del delitto di rivelazione di segreti scientifici o industriali (art. 623 c.p.), non è requisito necessario della fattispecie legale quello della novità delle applicazioni industriali rivelate o impiegate a profitto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 36373 del 5 settembre 2013
«La fattispecie di furto punibile a querela dell'offeso, prevista dall'art. 626, comma primo, n. 3, c.p. - che consiste nel fatto di spigolare, rastrellare o raspollare nei fondi altrui, non ancora spogliati interamente del raccolto - è...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9980 del 22 novembre 1983
«Il bene giuridico tutelato dall'art. 632 c.p. è l'integrità dell'altrui proprietà immobiliare e del possesso contro ogni arbitraria modificazione dello stato dei luoghi che possa renderne incerta la posizione giuridica o alterarne le condizioni di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 25274 del 4 giugno 2004
«Il reato di deviazione di acque consiste, quanto alla sua obiettiva materialità, in una immutazione dello stato dei luoghi che comporti l'alterazione fisica del corso — naturale o artificiale, fluente o stagnante, perenne o periodico — di acque...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 12684 del 19 ottobre 1978
«Ai fini della sussistenza del reato di cui all'art. 632 c.p., costituisce modificazione dello stato dei luoghi la trasformazione di un terreno di natura boschiva altrui in terreno seminativo, eseguita al fine di lucro.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 43396 del 12 novembre 2003
«L'elemento psicologico del delitto previsto dall'art. 632 c.p. consiste sia nella volontarietà del fatto in sè, ossia nell'intenzione di cagionare una deviazione di acque pubbliche o private, o un'immutazione dello stato dei luoghi nella proprietà...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 44937 del 22 dicembre 2010
«Il delitto di introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui per farli pascolare è integrato anche qualora la condotta riguardi un singolo capo di bestiame, purché lo stesso appartenga a quella specie di animali che, se riuniti, formano un...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 17509 del 23 aprile 2009
«Il delitto d'introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo può essere commesso dal proprietario del fondo in danno del possessore dello stesso.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 35746 del 24 ottobre 2006
«Ad integrare l'elemento soggettivo del delitto previsto dall'art. 636 c.p. (introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo) è sufficiente il dolo generico nell'ipotesi prevista dal primo comma, è necessario quello specifico...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2721 del 13 marzo 1982
«L'introduzione dei propri animali al pascolo nel fondo altrui più volte in giorni diversi costituisce reato continuato e non permanente.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1173 del 6 febbraio 1982
«Poiché il «disprezzo per il diritto altrui» è intrinseco ad ogni violazione di norme che tutelano diritti e interessi singoli o collettivi, e quindi anche alla norma che punisce il pascolo abusivo, è illegittima la rivalutazione di tale...»