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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 16056 del 11 maggio 2006
«In tema di cause di giustificazione, lo stato di bisogno economico non è idoneo ad integrare la scriminante dello stato di necessità in relazione al reato di detenzione e vendita di prodotti audiovisivi privi del contrassegno della SIAE, atteso...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 23286 del 19 maggio 2004
«Non può essere invocata l'esimente dello stato di necessità per il reato di favoreggiamento della prostituzione da parte di colui il quale abbia posto in essere la condotta criminosa adducendo di esservi stato costretto dalla mancanza di lavoro e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 33076 del 5 agosto 2003
«Non configura l'esimente dello stato di necessità, idonea ad escludere la sussistenza del reato di evasione, la deduzione di uno stato di bisogno, quale un mal di denti, in quanto non configura l'imminenza di una situazione di grave pericolo alla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 37088 del 15 ottobre 2002
«In tema di operatività dello stato di necessità (art. 54 c.p.) con riferimento al reato di costruzione abusiva — premesso che per danno grave alla persona deve intendersi ogni danno grave ai suoi diritti fondamentali, ivi compreso quello...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 29126 del 18 luglio 2001
«Non è configurabile, per difetto del necessario requisito di attualità del pericolo, la scriminante dello stato di necessità in relazione al reato di falsa testimonianza addebitato a soggetto il quale abbia negato, contrariamente al vero, di aver...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11030 del 2 dicembre 1997
«In tema di operatività dello stato di necessità (art. 54 c.p.) con riferimento al reato di costruzione abusiva — premesso che per danno grave alla persona deve intendersi ogni danno grave ai suoi diritti fondamentali, ivi compreso quello...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4903 del 23 maggio 1997
«Deve essere esclusa la sussistenza della causa di giustificazione dello stato di necessità quando il soggetto possa sottrarsi alla costrizione a violare la legge facendo ricorso all'autorità, cui va chiesta tutela. (Nell'affermare il principio di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4323 del 10 maggio 1997
«La causa di giustificazione dello stato di necessità — di cui all'art. 54 c.p. — presuppone l'esistenza di una situazione oggettiva di pericolo in base alla quale un soggetto per salvare un proprio bene si trova costretto a sacrificare il bene di...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9986 del 26 settembre 1991
«Non può invocare lo stato di necessità quale scriminante del reato di inquinamento il gestore di un pubblico impianto di depurazione che non possa esser chiuso senza pregiudicare gravemente la vita della collettività, ove l'irregolare...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5504 del 4 febbraio 2014
«L'autonomia del delitto tentato comporta che gli effetti giuridici sfavorevoli previsti con specifico richiamo di determinate norme incriminatrici vanno riferiti alle sole ipotesi di reato consumato e ciò in quanto le norme sfavorevoli sono di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 24643 del 21 giugno 2012
«In virtù dell'autonomia del delitto tentato, gli effetti giuridici sfavorevoli previsti con specifico richiamo di determinate norme incriminatrici vanno riferiti alle sole ipotesi di reato consumato, poiché le norme sfavorevoli sono di stretta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37562 del 17 ottobre 2001
«Il delitto tentato costituisce figura autonoma di reato, qualificato da una propria oggettività giuridica e da una propria struttura, delineate dalla combinazione della norma incriminatrice specifica e dalla disposizione contenuta nell'art. 56...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 36726 del 10 settembre 2015
«In tema di tentativo, l'idoneità degli atti non va valutata con riferimento ad un criterio probabilistico di realizzazione dell'intento delittuoso, bensì in relazione alla possibilità che alla condotta consegua lo scopo che l'agente si propone,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 36283 del 22 settembre 2003
«In tema di delitto tentato, i requisiti della univocità e idoneità degli atti non possono essere verificati prendendo in esame l'intenzione eventualmente formulata dall'agente, poichè gli stessi, che attengono alla dimensione materiale del reato,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 40058 del 28 ottobre 2008
«Nel delitto tentato gli atti diretti in modo non equivoco a commettere un reato possono essere esclusivamente gli atti esecutivi, ossia gli atti tipici, corrispondenti, anche solo in minima parte, alla descrizione legale di una fattispecie...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9273 del 30 agosto 1995
«Il concorso anomalo previsto dall'art. 116 c.p. ricorre nel caso in cui l'evento diverso sia rimasto nella sfera della prevedibilità, mentre ricorre la fattispecie di cui all'art. 110 stesso codice allorché detto evento sia stato in concreto...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5849 del 15 febbraio 2006
«In tema di elemento soggettivo del reato, il dolo eventuale non è configurabile nel caso di delitto tentato, poiché, quando l'evento voluto non sia comunque realizzato — e quindi manchi la possibilità del collegamento ad un atteggiamento volitivo...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2631 del 25 gennaio 2007
«La disciplina del reato tentato coinvolge tutti gli aspetti della tipicità compresi quelli inerenti alle circostanze: ne consegue che è configurabile, in materia di delitti concernenti gli stupefacenti, l'aggravante di cui all'art. 80 D.P.R. 309...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3692 del 16 marzo 1990
«Il tentativo è reato autonomo rispetto a quello consumato, ma è pur sempre ad esso collegato strutturalmente e ideologicamente, sicché vanno applicate le aggravanti che trovano ragione attraverso la valutazione dell'idoneità degli atti e dei...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 4098 del 20 marzo 1989
«La norma dell'art. 56 c.p. non fa esclusivo riferimento alla figura tipica del reato, ma anche a quella del reato circostanziato, per cui l'estensione al tentativo delle circostanze previste per il corrispondente reato consumato comporta un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5717 del 18 gennaio 1988
«La possibilità che nel delitto tentato siano applicabili circostanze non compiutamente realizzate trova limite e condizione nella certezza che l'iter consumativo del reato avrebbe realizzato gli elementi integrativi delle circostanze. Nel caso di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3526 del 23 gennaio 2014
«La determinazione della pena nel caso di delitto tentato può essere indifferentemente effettuata con il cosiddetto metodo diretto o sintetico, cioè senza operare la diminuzione sulla pena fissata per la corrispondente ipotesi di delitto consumato,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4892 del 10 febbraio 2011
«Ai fini della determinazione della pena massima per il delitto tentato - per il quale l'art. 56, comma secondo, c.p. stabilisce soltanto la sanzione minima di dodici anni di reclusione qualora per il reato consumato sia prevista la pena...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 21396 del 31 maggio 2007
«Ai fini dell'individuazione delle fattispecie di reato escluse dall'applicabilità dell'indulto per la presenza della circostanza aggravante ad effetto speciale di cui all'art. 7 D.L. n. 152 del 1991, convertito in L. n. 203 del 1991, il...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 44148 del 23 ottobre 2014
«L'idoneità degli atti, richiesta per la configurabilità del reato tentato, deve essere valutata con giudizio "ex ante", tenendo conto delle circostanze in cui opera l'agente e delle modalità dell'azione, mentre la desistenza volontaria presuppone...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 32742 del 3 giugno 2010
«Ai fini della sussistenza degli estremi della desistenza volontaria di cui all'art. 56, comma terzo, c.p., nella specie con riguardo al reato di tentata estorsione, non è sufficiente, quando l'azione intimidatoria non si realizza in modo...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2772 del 21 gennaio 2010
«In tema di truffa, integra recesso attivo, e non desistenza, l'adoperarsi fattivamente dell'autore degli artifici e raggiri affinché il destinatario degli stessi non cada in errore. (Nella fattispecie, relativa al reato commesso da un dipendente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 39293 del 21 ottobre 2008
«In tema di reati di danno a forma libera la desistenza può aver luogo solo nella fase del tentativo incompiuto e non è configurabile una volta che siano posti in essere gli atti da cui origina il meccanismo causale capace di produrre l'evento,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25917 del 9 giugno 2004
«Nel reato di danno a forma libera (nella specie, omicidio) il tentativo si perfeziona con l'attivazione del meccanismo causale capace di produrre salvo l'intervento di fattori esterni — l'evento (cosiddetto tentativo compiuto); sicché, una volta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10795 del 16 ottobre 1998
«In tema di concorso di persone nel reato, qualora uno dei concorrenti desista dall'azione e gli altri, a loro volta, non compiano alcuna ulteriore attività diretta alla realizzazione dell'evento, deve ritenersi configurabile anche nei loro...»