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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6410 del 17 febbraio 2010
«In tema di diffamazione a mezzo stampa ricorre la scriminante dell'esercizio del diritto di cronaca qualora eventi storicamente veri siano stati rappresentati in forma giuridicamente non corretta. (Fattispecie relativa ad articolo di stampa che...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5551 del 11 maggio 2000
«In tema di mancata esecuzione di un provvedimento del giudice civile che prescrive misure cautelari a difesa della proprietà, del possesso o del credito, prevista dall'art. 388, comma secondo, c.p., presupposto del reato è l'esistenza di un...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3020 del 26 marzo 1993
«La sottrazione di cose sottoposte a pignoramento nell'ambito della procedura per il recupero di spese giudiziarie, promossa dall'autorità amministrativa (intendenza di finanza) costituisce un'ipotesi di reato punita dall'art. 334 c.p. e non dal...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4682 del 29 ottobre 1998
«Il custode di cosa pignorata, pur quando il pignoramento sia stato effettuato ad istanza di un organo della pubblica amministrazione, non risponde di alcuna delle ipotesi di reato previste dall'art. 334 c.p. (riguardando questo, nella sua attuale...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1512 del 14 febbraio 1995
«Poiché lo scopo della norma di cui al comma 3 dell'art. 388 c.p. consiste nella conservazione della situazione determinatasi nel processo esecutivo o cautelare a favore di uno o più soggetti in seguito al pignoramento o all'adozione di un...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 849 del 5 gennaio 1985
«La particolare natura degli interessi protetti dagli artt. 388 comma secondo e 574 c.p., i quali vanno oltre la sfera privata del genitore, mal si concilia con il principio della alternatività della querela e impone invece che al genitore sia...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2122 del 4 marzo 1985
«L'atto di deposito di una sentenza, compiuto dal cancelliere nell'ambito della sua competenza funzionale, non può definirsi certificativo, bensì di natura originaria, perché non ha riferimento a situazioni già preesistenti e costituite: esso è...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9955 del 4 marzo 2003
«L'attestazione del pubblico ufficiale sulle schede catastali presentate dal privato in relazione alla data dell'avvenuto deposito e al loro contenuto costituisce atto pubblico facente fede fino a querela di falso, per cui integra gli estremi del...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11366 del 4 settembre 1989
«Agli effetti della tutela apprestata dall'art. 476 cpv. c.p., il registro tenuto presso il reparto di pronto soccorso dei pubblici ospedali rientra fra gli atti che fanno prova fino a querela di falso.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15953 del 26 aprile 2012
«Agli effetti della tutela apprestata dall'art. 476 cpv. c.p., il registro tenuto presso il reparto di pronto soccorso dei pubblici ospedali rientra fra gli atti che fanno prova fino a querela di falso.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12065 del 29 novembre 1991
«Le «relazioni di servizio» degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria sono atti pubblici e, come tali, fanno fede, fino a querela di falso, dei fatti che siano caduti sotto la percezione diretta degli autori di esse e vengono nelle...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4694 del 3 febbraio 2009
«Integra il reato di falsità ideologica in atto pubblico la condotta del notaio che, nell'atto di ricevere un testamento in forma pubblica - atto solenne, caratterizzato da massimo rigore pubblicistico, che postula la piena capacità del testatore...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 33648 del 14 settembre 2005
«Integra il reato di falsità materiale commessa dal privato (artt. 477 e 482 c.p.), la condotta di colui che sia trovato in possesso di una ricetta, apparentemente rilasciata da un medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2114 del 6 marzo 1997
«In materia di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, deve affermarsi che il verbale di denuncia di smarrimento di assegni attesta sino a querela di falso che essa è stata ricevuta dall'ufficiale di P.G. che lo redige, e attesta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 34685 del 28 settembre 2005
«Il reato di falsità in titolo di credito come quello di falsità di qualsiasi altra scrittura privata, è divenuto, per effetto dell'art. 493 bis c.p., punibile a querela della persona offesa, come si evince dal capoverso della citata disposizione,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 477 del 16 gennaio 1988
«Non è configurabile il delitto di ricettazione nel caso in cui il reato presupposto, nella specie di falso in assegno, non sia punibile per mancanza di querela. Ciò anche, per la operatività dell'art. 2, terzo comma, c.p. (successione di legge più...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7868 del 30 giugno 1987
«In tema di falsità in titoli di credito, agli effetti dell'art. 493 bis c.p. (casi di perseguibilità a querela) per persona offesa deve intendersi il soggetto al quale avrebbe potuto essere attribuita la paternità dell'atto falsificato ovvero il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7758 del 17 agosto 1982
«Il reato di falso in assegni è diventato perseguibile a querela della persona offesa, a seguito dell'entrata in vigore della L. 24 novembre 1981, n. 689. L'art. 493 bis c.p. infatti, nel prevedere la perseguibilità a querela per le ipotesi...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2668 del 10 marzo 1982
«Il delitto di falsità in cambiale (o altro titolo di credito trasmissibile per girata o al portatore) è punibile, in base all'art. 493 bis c.p., a querela della persona offesa. La procedibilità d'ufficio per i delitti di falsità in scrittura...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10258 del 19 ottobre 1988
«Nei reati la cui procedibilità a querela di parte dipende dal mancato raggiungimento di determinati limiti nella progressione dell'evento e/o dell'assenza di particolari circostanze, il tentativo — in mancanza di specifica normativa — non può che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13076 del 22 dicembre 1987
«La responsabilità prevista dall'art. 586 c.p. per l'evento non voluto costituisce responsabilità a titolo di colpa, conformemente alla lettera e al sistema del codice. Ne deriva che, qualora l'evento non voluto si concreti nella lesione in danno...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 14199 del 26 ottobre 1990
«Il delitto di lesioni colpose, per effetto dell'art. 92 della L. 4 novembre 1981, n. 689, è punibile a querela della persona offesa, salvo nei casi previsti nel primo e secondo cpv., limitatamente ai fatti commessi con violazione delle norme per...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 847 del 11 febbraio 1981
«Se è vero che nei delitti contro l'onore non si richiede il dolo specifico, nel senso che non occorre l'animus nocendi, è pur vero però che si richiede la prova della consapevolezza e della volontà di arrecare offesa all'altrui patrimonio morale,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 30255 del 9 agosto 2005
«In tema di diffamazione attribuita ad un parlamentare, non sussistono i presupposti di fatto per sollevare, da parte dell'A.G., conflitto di attribuzione a fronte di una delibera di insindacabilità emessa, ai sensi dell'art. 68 comma primo della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8742 del 8 luglio 1999
«In tema di condotta diffamatoria attribuibile ad un parlamentare, il giudice, in presenza della dichiarazione di insindacabilità delle opinioni espressa da parte del ramo parlamentare di appartenenza, deve applicare la causa di non punibilità,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3121 del 2 aprile 1997
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, il significato delle parole dipende dall'uso che se ne fa e dal contesto comunicativo in cui si inseriscono — e ciò soprattutto se esse vanno a comporre espressioni, come «fedina penale», che, pur alludendo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4000 del 12 aprile 1995
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, quando il comportamento di una persona, essendo contrassegnato da ambiguità, sia suscettibile di più interpretazioni, tutte connotate in negativo sotto il profilo etico-sociale e giuridico, è scriminato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3236 del 24 marzo 1995
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, ogni accostamento di notizie vere è lecito quando non produce un ulteriore significato che le trascenda e che abbia autonoma attitudine lesiva. Quando l'accorpamento determina un'espansione dei significati,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1478 del 12 febbraio 1992
«In tema di diffamazione a mezzo stampa, nel caso in cui l'articolo pubblicato non abbia di per sé un contenuto diffamatorio, ma sia il complesso dell'informazione, per le modalità di presentazione e, soprattutto, per i titoli che l'accompagnano,...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4384 del 17 aprile 1991
«L'intento diffamatorio può essere raggiunto anche con mezzi indiretti e mediante subdole allusioni e pure in questa forma deve essere penalmente represso. (Nella specie — relativa a rigetto di ricorso delle parti civili, le quali avevano...»