-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12953 del 17 marzo 2004
«Poiché nell'ordinamento italiano non vige il principio del ne bis in idem internazionale, la sentenza penale emessa in un Paese extra-europeo nei confronti di un cittadino italiano non impedisce la rinnovazione del giudizio in Italia per lo stesso...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 621 del 8 maggio 1993
«Nell'ordinamento giuridico italiano non esiste il principio del ne bis in idem rispetto a sentenze straniere, in quanto l'art. 11 c.p. impone espressamente di giudicare nello Stato il cittadino o lo straniero che ivi abbia commesso reato, anche se...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 32609 del 2 ottobre 2006
«Non è ostativa alla celebrazione del giudizio, in base all'art. 54 della Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schengen, la precedente condanna riportata per lo stesso fatto in uno Stato aderente alla suddetta Convenzione, quando la relativa...»
-
Cassazione penale, Sez. V, ordinanza n. 3362 del 5 ottobre 1998
«Il processo celebrato all'estero nei confronti del cittadino italiano non preclude la rinnovazione del giudizio in Italia per lo stesso fatto, in quanto nell'ordinamento giuridico italiano non vige il principio del ne bis in idem internazionale....»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4625 del 10 settembre 1997
«Il principio del ne bis in idem stabilito, con riguardo a sentenze penali pronunciate in Europa, dall'art. 53 della Convenzione europea sulla validità internazionale dei giudizi repressivi, resa esecutiva in Italia con legge 16 maggio 1977 n. 305,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4150 del 12 aprile 1991
«L'art. 11, comma secondo, c.p., nel condizionare alla richiesta del ministro della giustizia la rinnovazione del giudizio nel territorio dello Stato per i delitti commessi dal cittadino all'estero, richiede un plus rispetto alle altre condizioni...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2449 del 23 febbraio 1991
«La richiesta del Ministro di grazia e giustizia di rinnovamento del giudizio ex art. 11, comma secondo, c.p., a differenza delle richieste dello stesso ministro previste dagli artt. 8, 9 e 10 stesso codice, ha una funzione precipuamente...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 46323 del 3 dicembre 2003
«Non è applicabile in executivis la continuazione tra reato giudicato in Italia e reato giudicato all'estero, previo riconoscimento della relativa sentenza penale straniera, producendo quest'ultimo nell'ordinamento nazionale i soli effetti indicati...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1056 del 17 aprile 1996
«Il riconoscimento di una sentenza straniera non può essere richiesto al fine di eventualmente ottenere l'applicazione dell'istituto della continuazione; invero quest'ultimo, che implica un giudizio di merito bilaterale tra la pronuncia all'estero...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3538 del 29 gennaio 2004
«Ai fini dell'applicazione di una sanzione accessoria, si deve avere riguardo alla pena principale irrogata in concreto, come risultante a seguito della diminuzione effettuata sia per l'applicazione delle circostanze attenuanti che per la scelta...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16244 del 7 aprile 2003
«L'applicazione della causa di non punibilità della ritrattazione, in un procedimento per falsa testimonianza a carico di un avvocato, non impedisce al giudice di appello di comunicare al consiglio dell'ordine di appartenenza dell'imputato l'esito...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 536 del 16 gennaio 1993
«Ai fini della riattivazione del giudizio di cassazione sospeso in pendenza di quello di revocazione avverso la medesima sentenza, non è necessaria l'istanza di riassunzione di cui all'art. 297 c.p.c., in quanto il giudizio di cassazione è dominato...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 43604 del 13 novembre 2003
«Ai fini dell'irrogazione della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici il giudice deve tenere conto dell'entità della pena quale risulta dalla condanna, senza poter distinguere tra attenuanti di merito, che incidono sulla effettiva...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12741 del 29 dicembre 1995
«L'interdizione temporanea dai pubblici uffici, ai sensi dell'art. 29 c.p., consegue a condanna alla reclusione per tempo non inferiore a tre anni di reclusione. Detta pena, in caso di reati unificati per continuazione, è quella irrogata per quello...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5567 del 13 maggio 1998
«Ai fini dell'applicazione dell'interdizione dai pubblici uffici, nel caso di condanna conseguente a giudizio abbreviato, poiché le pene accessorie assumono carattere di automatismo in rapporto all'entità del trattamento sanzionatorio, il limite di...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8605 del 5 settembre 1997
«In caso di omessa pronuncia su una delle domande introdotte in causa, la parte ha il diritto di denunciare l'omissione in sede di gravame, ovvero di coltivare la domanda in separato giudizio, posto che la rinuncia implicita alla pretesa,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8263 del 11 settembre 1997
«Ai fini dell'applicazione della pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici, occorre far riferimento alla pena alla quale l'imputato è stato condannato e cioè a quella in concreto comminata dopo il computo di tutte le attenuanti...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4951 del 28 maggio 1997
«Ai fini della applicazione della interdizione dai pubblici uffici, nel caso di condanna conseguente a giudizio abbreviato, il limite di pena di cui all'art. 29 c.p. va individuato non con riguardo alla pena irrogata in concreto, dopo la riduzione...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4914 del 31 gennaio 1995
«Ai fini dell'irrogazione della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici il giudice deve tenere conto dell'entità della pena quale risulta dalla condanna, senza poter distinguere tra attenuanti di merito, che incidono sulla effettiva...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 17680 del 20 luglio 1995
«Al cosiddetto «patteggiamento in appello», previsto dall'art. 599, comma 4, c.p.p. non sono applicabili le norme che regolano l'applicazione della pena su richiesta prevista dall'art. 444 c.p.p. (Affermando siffatto principio la Cassazione ha...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2097 del 29 settembre 1989
«Fuori del caso di violazione di una medesima disposizione di legge, per il giudizio sulla identità dell'indole di due reati, ai sensi dell'art. 101 cod. pen., riguardo alla natura dei motivi, è sufficiente anche la sola affinità di questi, quando...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2698 del 26 gennaio 2011
«La dichiarazione di delinquenza abituale, a cui segue l'applicazione di misure di sicurezza, può intervenire anche in riferimento ad un soggetto che si trovi in stato di espiazione della pena detentiva, dovendo distinguersi tra il momento...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1917 del 7 luglio 1992
«Poiché, nel regime introdotto dagli artt. 21 e 31 della L. 10 ottobre 1986 n. 663, recante modifiche all'ordinamento penitenziario, la dichiarazione di abitualità nel delitto presunta dalla legge richiede la contemporanea sussistenza tanto dei...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 9170 del 26 febbraio 2013
«Il rapporto di causalità tra omissione ed evento deve essere verificato alla stregua di un giudizio di alta probabilità logica, sicché esso è configurabile solo se si accerti che, ipotizzandosi come avvenuta l'azione che sarebbe stata doverosa ed...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 25233 del 12 luglio 2005
«In tema di responsabilità professionale del sanitario, in linea con quanto puntualizzato dalle Sezioni unite (sentenza 10 luglio 2002, Franzese), nella ricostruzione del nesso eziologico tra la condotta omissiva del sanitario e l'evento lesivo non...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 988 del 14 gennaio 2003
«Il rapporto di causalità tra una condotta (commissiva ed omissiva) ed un determinato evento è configurabile non solo quando, secondo un giudizio di altra probabilità logica, l'evento stesso non avrebbe avuto luogo se il comportamento considerato...»
-
Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 30328 del 11 settembre 2002
«L'insufficienza, la contraddittorietà e l'incertezza del riscontro probatorio sulla ricostruzione del nesso causale, quindi il ragionevole dubbio, in base all'evidenza disponibile, sulla reale efficacia condizionante della condotta omissiva del...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 9780 del 9 marzo 2001
«In tema di causalità omissiva, è possibile ravvisare il nesso causale se l'azione doverosa omessa avrebbe impedito l'evento con alto grado di probabilità logica ovvero con elevata credibilità razionale, cioè con una probabilità vicina alla...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5037 del 6 febbraio 2001
«In tema di responsabilità per omissione di cautele doverose, l'esistenza del nesso di causalità e l'esigibilità della condotta non possono essere contestate sotto il profilo della differenza tra le conoscenze tecnico-scientifiche esistenti al...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5919 del 19 maggio 1992
«Ai fini del giudizio di prevedibilità dell'evento deve aversi riguardo alla potenziale idoneità della condotta a dar vita ad una situazione di danno e non anche alla specifica rappresentazione ex ante dell'evento dannoso, quale si è concretamente...»