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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 18450 del 19 settembre 2005
«Il contratto sottoposto a condizione potestativa mista è soggetto alla disciplina di cui all'art. 1358 c.c., che impone alle parti l'obbligo giuridico di comportarsi secondo buona fede durante lo stato di pendenza della condizione, e la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12297 del 7 giugno 2011
«Nei contratti soggetti alla forma scritta "ad substantiam", il criterio ermeneutico della valutazione del comportamento complessivo delle parti, anche posteriore alla stipulazione del contratto stesso, non può evidenziare una formazione del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5409 del 7 novembre 1985
«Qualora, nel sottoscrivere il documento negoziale, la parte inserisca in esso una dichiarazione aggiuntiva (nella specie, riserva di interessi di mora e danni sollevata dall'appaltatore di opera pubblica in sede di regolarizzazione per iscritto di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11295 del 23 maggio 2011
«Il comportamento delle parti contrario a buona fede oggettiva e posteriore alla conclusione del contratto non può essere valutato come canone interpretativo dello stesso ai sensi dell'art. 1362, secondo comma, c.c., al fine di escludere la...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6366 del 10 marzo 2008
«Nell'interpretare la norma collettiva, il giudice del merito può limitarsi a ricercare la comune intenzione delle parti sulla base del tenore letterale della sola clausola da interpretare soltanto se questo riveli l'intenzione delle parti con...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 19928 del 25 settembre 2007
«In tema di interpretazione del contratto ex art. 1362 c.c., il comportamento delle parti posteriore alla conclusione dello stesso che può assumere rilievo ai fini della sua interpretazione, è solo quello posto in essere in esecuzione ed in...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10484 del 1 giugno 2004
«A norma dell'art. 1362 c.c. l'interpretazione del contratto richiede la determinazione della comune intenzione delle parti, da accertare sulla base del senso letterale delle parole adoperate e del loro comportamento complessivo, anche posteriore...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 6053 del 26 marzo 2004
«In tema di interpretazione del contratto, i comportamenti complessivi delle parti, anche posteriori alla conclusione del contratto, hanno funzione ermeneutica e non già integrativa del patto, in quanto per il loro tramite l'interprete, senza...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4129 del 21 marzo 2003
«A norma dell'art. 1362 c.c., l'interpretazione del contratto richiede la determinazione della comune intenzione delle parti, da accertare sulla base del senso letterale delle parole adoperate e del loro comportamento complessivo, anche posteriore...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11089 del 13 agosto 2001
«Nell'interpretazione del contratto l'elemento letterale assume funzione fondamentale, ma la valutazione del complessivo comportamento delle parti non costituisce un canone sussidiario bensì un parametro necessario e indefettibile in quanto le...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10250 del 4 agosto 2000
«Nella ricerca della comune intenzione delle parti contraenti ex art. 1362 c.c., il primo e principale strumento dell'operazione interpretativa è costituito dal senso letterale delle parole ed espressioni del contratto, coordinato con l'elemento...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2225 del 1 giugno 1977
«Il comportamento delle parti posteriore alla conclusione del contratto ed idoneo ad interpretarlo può consistere anche nella loro attività processuale, purché rappresenti espressione di volontà comuni e coincidenti.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15921 del 17 luglio 2007
«In tema di accertamento del diritto di servitù, è legittimo il richiamo operato dal giudice del merito alle espletate prove per testimoni sul concreto esercizio del diritto, a conferma del risultato interpretativo conseguito sulla base del...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 12409 del 23 agosto 2003
«In ragione del limite del sindacato della Corte di Cassazione — cui non è consentita l'interpretazione diretta di disposizioni di natura contrattuale, ancorché interessanti, come quelle collettive, un notevole numero di destinatari, — è...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2415 del 12 marzo 1994
«In tema d'interpretazione del contratto, la parte che denunci in cassazione l'erronea determinazione, in sede di merito, della volontà negoziale è tenuta ad indicare quali canoni o criteri interpretativi siano stati violati; in mancanza,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11487 del 21 giugno 2004
«Anche in relazione ai contratti assicurativi stipulati precedentemente alla entrata in vigore del nuovo regime delle clausole vessatorie nei contratti dei consumatori, a cui tale disciplina non si applica in ragione della sua irretroattività della...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2130 del 27 maggio 1975
«Ai fini dell'interpretazione di una dichiarazione unilaterale di volontà oscura ed ambigua, rispetto alla quale sia dubbio se la parte abbia inteso porre in essere una rinunzia abdicativa ovvero una mera proposta contrattuale, il principio della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8411 del 27 maggio 2003
«In tema di interpretazione del contratto, qualora, dopo aver fatto uso dei canoni ermeneutici principali della letteralità e sistematicità, rimanga dubbio il significato delle clausole, può farsi ricorso al criterio dettato dall'art. 1370 c.c....»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1142 del 30 marzo 1976
«L'erede, subentrando nella posizione giuridica del de cuius soltanto a partire dalla morte di questi, non può essere considerato parte dei contratti conclusi dal defunto per il periodo anteriore al suddetto evento, ma, al contrario, conserva la...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2615 del 27 aprile 1982
«Il «principio di esecuzione» del contratto — che l'art. 1373, primo comma, c.c. considera ostativo all'esercizio della facoltà di recesso attribuita ad uno dei contraenti — deve ravvisarsi nella consegna della cosa promessa in vendita in tempo...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10127 del 2 maggio 2006
«Il semplice fatto di ritardare l'esercizio di un proprio diritto (nel caso di specie, di agire in giudizio per far valere l'inadempimento contrattuale), se non finalizzato a produrre un danno alla controparte e senza un apprezzabile interesse per...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5724 del 23 marzo 2004
«Gli atti contrattuali con i quali una società cooperativa trasferisca ad alcuni soci la proprietà di alloggi, da essa costruiti, a condizioni più favorevoli rispetto a quelle praticate (o che in futuro è prevedibile possano essere praticate) ad...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 108 del 9 gennaio 1997
«L'ordine di borsa in forza del quale una banca si sia impegnata ad acquistare e a trasferire al cliente la proprietà di un certo numero di azioni di una società cooperativa a responsabilità limitata, ha ad oggetto il trasferimento di cose...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8857 del 10 ottobre 1996
«L'espressa previsione, da parte dell'art. 96 c.p.c., del potere del giudice di liquidare il danno da responsabilità processuale aggravata si basa sulla considerazione che tale danno non può di norma essere provato nel suo esatto ammontare e quindi...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 16305 del 10 luglio 2009
«La promessa, da parte del venditore di quote sociali, delle dimissioni volontarie di un dipendente della società, qualora comporti le dimissioni nel periodo compreso tra la richiesta delle pubblicazioni di matrimonio e il decorso di un anno dalla...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 590 del 30 gennaio 1982
«La diffida ad adempiere, che non prefigga il preciso termine entro cui il contraente inadempiente deve adempiere sotto pena di risoluzione del contratto, è in contrasto con il precetto dell'art. 1454 c.c., in quanto determina nel diffidato una...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 15110 del 30 giugno 2006
«In tema di riscossione delle imposte sui redditi, l'istituto di credito che non versi alla tesoreria provinciale dello Stato, nel termine previsto, le somme al cui pagamento sia stato delegato dal contribuente è soggetto alla penale, nella misura...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 21838 del 25 ottobre 2010
«La risoluzione del contratto di diritto per inosservanza del termine essenziale (art. 1457 c.c.) non preclude alla parte adempiente, nel caso in cui sia stata contrattualmente prevista una caparra confirmatoria, l'esercizio della facoltà di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2435 del 14 marzo 1988
«Il potere attribuito al giudice del merito, ai sensi degli artt. 118, 210 e 213 c.p.c., di ordinare, su istanza di parte o d'ufficio, l'acquisizione di prove nel processo, configurando un'eccezione al principio generale dell'incidenza sulle parti...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8204 del 29 aprile 2004
«Il bilancio redatto dal commissario nominato in sostituzione degli organi ordinari di una società di assicurazioni a norma dell'art. 7 della legge 12 agosto 1982, n. 576 (Riforma della vigilanza sulle assicurazioni), come sostituito dall'art. 2...»