-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 41136 del 19 novembre 2001
«È manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 593 comma terzo c.p.p., come modificato dall'art. 18 della legge 24 novembre 1999 n. 468 (il quale ha previsto, tra l'altro, la inappellabilità delle sentenze di...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 17960 del 24 agosto 2007
«L'indicazione dei motivi di appello richiesta dall'art. 342 c.p.c. non deve necessariamente consistere in una rigorosa e formalistica enunciazione delle ragioni invocate a sostegno dell'appello, richiedendosi invece soltanto una esposizione chiara...»
-
Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11600 del 8 novembre 1995
«In tema di crediti pecuniari, la svalutazione monetaria verificatasi durante la mora del debitore non giustifica in sé alcun risarcimento automatico che possa essere attuato con la rivalutazione della somma dovuta, con la conseguenza che il...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9763 del 18 novembre 1994
«Essa, però, non esonera la parte dal provare la fondatezza della propria domanda ed, in particolare, che, nel periodo successivo alla sentenza di primo grado, si sia verificato il danno o l'aggravamento del danno, quando, vertendosi in tema di...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6350 del 16 marzo 2010
«La formula "somma maggiore o minore ritenuta dovuta" o altra equivalente, che accompagna le conclusioni con cui una parte chiede la condanna al pagamento di un certo importo, non può essere considerata, di per sé, come una clausola meramente di...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10759 del 7 giugno 2004
«Nel giudizio del lavoro, l'adempimento da parte del ricorrente — lavoratore dell'onere di individuare con precisione nel ricorso i fatti allegati, necessario al fine di consentire un'efficace contestazione di essi da parte del convenuto — datore...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16484 del 15 luglio 2009
«Ne consegue che la pronuncia con la quale il giudice, sia pure implicitamente (liquidando i soli interessi), neghi la rivalutazione, presuppone un accertamento negativo circa la sussistenza del maggior danno, sicché, in difetto di impugnazione sul...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4775 del 6 marzo 2006
«La restituzione dei contributi assicurativi versati dal datore di lavoro in misura maggiore di quella dovuta (anche in dipendenza dal suo diritto al beneficio dello sgravio o della fiscalizzazione) costituisce l'oggetto di una obbligazione...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10841 del 8 giugno 2004
«Ai crediti previdenziali e assistenziali maturati anteriormente al 1 gennaio 1992 non si applica la norma di cui all'art. 16, comma sesto, della legge n. 412 del 1991, secondo la quale l'importo dovuto a titolo di interessi va portato in...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1496 del 10 febbraio 2000
«Ne consegue, anche in tale situazione, che la pronuncia, con la quale il giudice, sia pure implicitamente (liquidando i soli interessi), neghi la rivalutazione, presuppone un accertamento negativo circa la sussistenza del maggior danno e passa in...»
-
Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 5895 del 26 giugno 1996
«Dal rapporto assistenziale e da quello previdenziale non scaturisce una singola e complessiva obbligazione avente ad oggetto una prestazione unitaria da assolvere ratealmente, ma deriva una serie di obbligazioni a cadenza periodica, ciascuna delle...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 16532 del 22 novembre 2002
«L'importo dovuto per interessi sulle somme dovute a titolo di assegno mensile di assistenza per gli invalidi civili deve essere portato in detrazione dalle somme eventualmente liquidate a titolo di maggior danno subito dal titolare della prestazione.»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 4943 del 6 maggio 1995
«.... Parallelamente la pronuncia con cui il giudice, sia pure implicitamente (per esempio liquidando i soli interessi), neghi la rivalutazione, presuppone un accertamento negativo circa la sussistenza del maggior danno. Ne deriva che, in difetto...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1267 del 3 febbraio 1995
«La rivalutazione monetaria costituisce, a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 156 del 1991 - la quale, con l'effetto retroattivo proprio di tali decisioni, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 442 c.p.c. nella...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3116 del 17 febbraio 2004
«...degli accessori previsti dalla normativa suddetta) l'importo degli interessi deve essere portato in detrazione dalle somme eventualmente spettanti al beneficiario della prestazione per il maggior danno dalla diminuzione del valore del credito.»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9888 del 19 settembre 1995
«Ne deriva che la mancata presentazione del terzo all'udienza pretorile o la sua mancata dichiarazione, oppure la sua omessa costituzione nel giudizio per l'accertamento del credito non costituiscono — diversamente dal caso in cui egli renda una...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11449 del 23 luglio 2003
«Ove nel giudizio di opposizione all'esecuzione il debitore opponente, minacciato col precetto, deduca un suo credito, di entità superiore a quella del debito opposto, non soltanto al fine di impedire e paralizzare l'esecuzione in suo danno, ma...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17396 del 17 novembre 2003
«Con l'ingiunzione di pagamento non è possibile richiedere il risarcimento, ai sensi dell'art. 1224, secondo comma, c.c., del maggior danno derivato dal ritardo nell'adempimento, ma qualora si tratti di crediti di lavoro il creditore può domandare...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4286 del 4 maggio 1994
«...suo credito e l'eventuale maggior danno, senza che al debitore, che abbia contestato in toto la pretesa attrice, incomba l'onere di impugnare specificamente la condanna al risarcimento del maggior danno che sia contenuta nel decreto ingiuntivo.»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 16155 del 8 luglio 2010
«Nel giudizio di opposizione a ingiunzione, mentre integra una consentita "emendatio libelli" la richiesta degli interessi (legali o convenzionali) dovuti per l'inadempimento dell'obbligazione o il maggior danno di cui all'art. 1224, secondo comma,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3405 del 24 marzo 1992
«L'art. 49 c.p. prevede la non punibilità dell'agente quando per l'inidoneità dell'azione o per la inesistenza dell'oggetto di essa, è impossibile che si verifichi l'evento dannoso o pericoloso, che costituisce la conseguenza del reato....»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 104 del 10 marzo 1992
«In tema di rinvio dell'esecuzione della pena, ai sensi dell'art. 147 n. 2 c.p., poiché la ratio ispiratrice della norma, in relazione ai referenti di rango costituzionale, è costituita dal divieto di trattamento disumano del condannato (art. 27...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 12559 del 29 marzo 2001
«Qualora il danno produttivo del diritto al risarcimento derivi dalla commissione di un fatto costituente reato ed il termine prescrizionale del suddetto diritto venga quindi a coincidere, ai sensi dell'art. 2947, comma III, c.c., con quello...»
-
Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 22703 del 6 novembre 2015
«Ai fini della distinzione tra gli interventi a carico dell'usufruttuario e quelli a carico del nudo proprietario, non rileva la maggiore o minore attualità del danno da riparare, bensì il carattere ordinario o straordinario dell'opera, poiché, in...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2328 del 23 febbraio 1998
«In tema di abuso di ufficio, a seguito della nuova formulazione dell'art. 323 c.p. ad opera della legge 16 luglio 1997, n. 234, occorre verificare, in base all'art. 2 c.p., riguardante la successione delle leggi penali nel tempo, se le condotte...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9277 del 5 marzo 2001
«...314 comma 1 c.p.), giacché le energie utilizzate non sono «immediatamente restituibili dopo l'uso» (e lo stesso eventuale rimborso delle somme corrispondenti all'entità dell'utilizzo non potrebbe valere che come mero ristoro del danno arrecato).»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31688 del 29 luglio 2008
«Integra il delitto di abuso d'ufficio la condotta del pubblico dipendente di indebito uso del bene che non comporti la perdita dello stesso e la conseguente lesione patrimoniale a danno dell'avente diritto. (Nella fattispecie, la Corte ha escluso...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2986 del 8 gennaio 1994
«Nel primo caso, il metus consiste nel timore di un danno minacciato dal pubblico ufficiale, nel secondo si risolve nella soggezione alla posizione di preminenza del pubblico ufficiale medesimo, il quale, abusando della propria qualità o funzione,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8651 del 23 settembre 1993
«...né vale ad escludere la concussione il fatto che l'iniziativa sia stata presa dal privato e non dal pubblico ufficiale, allorché il primo abbia agito nel timore del danno minacciatogli dal secondo o per evitare maggiori danni e molestie.»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6587 del 13 giugno 1991
«Infatti, da una parte, il relativo contratto d'opera è nullo perché contrario all'ordine pubblico, e, dall'altra, il pubblico ufficiale si procura il beneficio, rilevante sul piano economico, di essere preferito ad altri, con il corrispondente...»